Comunicazione e aziende, le sei regole per migliorare l'immagine
Economia

Comunicazione e aziende, le sei regole per migliorare l'immagine

Ecco come usare i social network per interagire con i dipendenti

Comunicare è sempre stato un imperativo per i dirigenti d'azienda e i capitani d'industria. Serve alla compagnia che guidano e serve anche alla loro personale carriera: del resto se si opera bene e nessuno viene a saperlo, è difficile che i meriti vengano premiati. Oggi, comunicare significa anche (o, forse, soprattutto) utilizzare i social media.

Ecco le sei regole d'oro da seguire per chi vuole migliorare l'immagine della propria azienda (o la propria) attraverso un profilo Facebook o Twitter dedicato.

1. Affidatevi a un professionista del settore. Farcela da soli è possibile, ma i risultati possono essere deludenti o addirittura negativi: meglio chiedere a chi conosce i trucchi del mestiere, soprattutto se non si ha grande familiarità con le nuove tecnologie.

2. Se si sceglie di assumere un tecnico, non badare all’età del consulente. Eh sì: questo è un settore in cui giovani e giovanissimi eccellono e spesso avere una lunga esperienza non conta. Pensate che il CEO di General Electric si affida a un ventisettenne.

3. Fare attenzione alle regole. Postare informazioni anche importanti online è un bene ed è un esempio di grande trasparenza, ma anche la trasparenza ha le sue regole. Consideriamo, ad esempio, che attraverso un uso spregiudicato dei social media le imprese quotate in borsa potrebbero addirittura incorrere in una turbativa del mercato.

4. Avere una strategia a tutto campo. Per raggiungere l’obiettivo, YouTube, Twitter o Facebook da soli non bastano. Non si possono dedicare tutte le energie ai social network generalisti: una casa editrice potrebbe ottenere risultati migliori lavorando su Goodreads e una catena alberghiera su TripAdvisor.

5. Non esagerare. Inondare la rete di informazioni può essere controproducente. Innanzitutto, si rischia di far perdere di vista i messaggi più importanti; in secondo luogo, si potrebbero annoiare i propri follower e indurli a smettere di seguirci. Allo stesso tempo, le informazioni non devono essere troppo poche e possono anche essere ripetute più di una volta al giorno. Chi si è perso la comunicazione la prima volta, può vederla le volte successive.

6. Non mischiare pubblico e privato. Meglio tenere separata la comunicazione "istituzionale" dai fatti propri. Chi vi segue perché siete il rappresentante di una multinazionale, potrebbe non essere interessato alle vostre vacanze. E se lo è, potrebbe avere secondi fini: i numerosi scandali originati da post maldestri su Facebook lo provano.

Gli amministratori delegati, quindi, farebbero bene a crearsi un account su Facebook e Twitter oppure no? Sicuramente sì, a patto che siano in grado di gestirlo in maniera virtuosa. Dandosi un obiettivo ben preciso da raggiungere e impegnandosi poi per riuscirci. Utilizzando frasi semplici e chiare, che possano essere comprensibili a tutti i dipendenti. Perché la disponibilità ad interagire con il resto dell'azienda attraverso un social network crea un'aspettataiva di dialogo che non può poi essere disattesa. E a cui bisogna allinearsi anche con i comportamenti "reali". Perché sarebbe assurdo che un amministratore delegato abituato a scherzare con i dipendenti via Facebook si mostrasse rigido, distaccato e impassibile nella realtà.  

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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