cina-ecommerce
visionchina
Economia

Cina, una nuova app per rilanciare i consumi interni

"Crediti di sesamo" per ottenere prestiti, sconti e visti per l'Europa

E' ormai evidente un po' per tutti che qualcosa in Cina non sta funzionando. E' quasi un anno che le importazioni non crescono più, e i dati pubblicati questa settimana hanno registrato un pericolosissimo crollo che ha addirittura superato il tetto del 20 per cento. Le giustificazioni per questa performance particolarmente negativa di certo non mancano. Il paese fatica a mantenere il tasso di crescita ai suoi "soliti" livelli; anche le esportazioni stanno rallentando (ma, per fortuna, non hanno subito una frenata simile a quella delle importazioni); e la leadership di Xi Jinping ha talmente tanti problemi urgenti da affrontare, dalla corruzione all'inquinamento, dall'affermazione degli interessi cinesi in Asia alle provocazioni americane che, forse, non ha più il tempo di dare alle problematiche economiche l'attenzione che meriterebbero.

Perché le importazioni sono crollate

Eppure, il -20 per cento sulle importazioni dovrebbe farci pensare a qualcosa che va oltre la semplice frenata di un mercato abituato a crescere in maniera forsennata. Sono anni che il Partito comunista cinese cerca di convincerci che la Cina non avrà mai problemi economici, perché anche se dopo la crisi finanziaria internazionale le economie occidentali con le loro importazioni hanno smesso di contribuire in maniera quasi esclusiva al benessere della nazione, la Repubblica popolare può oggi contare su un motore molto più forte e molto più stabile: quello dei consumi di una popolazione di quasi un miliardo e mezzo di persone.

I consumi interni in Cina

Ma se il paese consuma di più, perché le importazioni crollano? Pensare che le industrie locali siano riuscite a ridurre in maniera così drastica la quota di beni da comperare all'estero necessaria per soddisfare le esigenze del paese è irrealistico. Perché per dovere di precisione dovremmo ricordare che non è calata solo la quota di beni finiti, ma anche quella di materie prime e semilavorati. Il che vuol dire che anche in Cina si produce di meno. E se l'output industriale interno è stato ridimensionato la spiegazione può essere una sola: i cinesi comprano di meno, o non comprano così tanto da giustificare gli investimenti fatti fino ad oggi. 

Basta risparmiare!

Il problema da affrontare, quindi, è sempre lo stesso: come convincere un paese cresciuto con l'idea che risparmiare è virtuoso a spendere di più. Molto di più. Il governo ci ha provato in tutti i modi. Promuovendo l'e-commerce e sostenendo le consegne a domicilio con i droni per raggiungere i luoghi più isolati; organizzando campagne acquisti convenienti e mirate; e creando nuovi bisogni promuovendo stili di vita fino a qualche anno fa inimmaginabili nella maggior parte del paese.

Una nuova App per stimolare i consumi

Purtroppo nessuno di questi metodi si è rivelato particolarmente efficace, e il Governo sta tentando di correre ai ripari con un gioco, quello dei "crediti di sesamo". Da qualche giorno infatti chi usa regolarmente piattaforme come WeChat e Weibo avrà certamente notato una nuova icona, quella che, appunto, indica i crediti accumulati. Chi conosce la Cina sa non solo che l'intera popolazione, a prescindere dal sesso e dall'età, è letteralmente malata di internet, ma anche che tutto quello che permette di accumulare crediti giocando o navigando fa impazzire gli internauti orientali.

Come funzionano i crediti di sesamo

Nel tentativo di stimolare i consumi, il Governo ha deciso di sfruttare tutto quello che le nuove tecnologie possono offrire creando un gioco che permette di monitorare in tempo reale i consumi e le abitudini di spesa dei singoli utenti premiando chi dimostra di avere le mani bucate con crediti da mettere in banca o da utilizzare per acquistare oggetti, per viaggiare –addirittura esistono crediti che si possono spendere per ottenere visti per l'Europa, o per utilizzare applicazioni a pagamento.

Per guadagnare punti bisogna comprare, non importa cosa, basta che si tratti di oggetti costosi. O di tanti oggetti economici. Insomma, ciò che fa la differenza è l'ammontare complessivo delle transazioni, la velocità con cui queste vengono saldate, e naturalmente punti bonus sono sempre disponibili per chi convince amici e parenti a "giocare".

Al momento sono "solo" 36 milioni i cinesi che hanno deciso di utilizzare questa applicazione, ma è evidente che se, come il governo spera, il sistema riuscirà a decollare, la competizione che si creerà tra gli utenti per emergere, tra gli amici, come i più spendaccioni, è evidente, o almeno questo pensa il Partito, che il gioco finirà con l'avere effetti particolarmente stimolanti sull'andamento dei consumi interni. Basterà a risollevare l'economia? Difficile rispondere, ma alla luce degli ultimi dati, tentare non costa nulla, anzi!

I più letti

avatar-icon

Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

Read More