Apple, Tim Cook esce dall'ombra di Steve Jobs (e comincia a fare il capo)
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Economia

Apple, Tim Cook esce dall'ombra di Steve Jobs (e comincia a fare il capo)

Liquidando Scott Forstall, Tim Cook si è liberato di una potenziale serpe in seno, ma anche di uno degli ultimi guardiani del lascito intellettuale di Steve Jobs. L’impero è salvo, ma non sarà più lo stesso

Sebbene molti l’abbiano descritto come un secchione fortunello che si è ritrovato da un giorno all’altro a stringere le redini dell’azienda più profittevole del mondo, Tim Cook è in realtà un uomo che ha ricevuto in eredità un fardello pesante, a tratti ingrato: il compito di impedire la dissoluzione dell’impero Apple dopo la morte del suo imperatore. Sulla cartina geopolitica dell’impero di Cupertino, ci sono infatti sempre più settori da tenere d’occhio, e di conseguenza, sempre più falle da sigillare. Tra tutte, una in particolare sembra essersi rivelata determinante: il lancio delle nuove insoddisfacenti mappe.

Lo scorso 12 settembre, mentre sullo schermo dello Yerba Buena Center apparivano le prime immagini delle mappe di Apple, Tim Cook descrisse Apple Maps come “Il servizio di mapping più bello e potente di sempre.” Come abbiamo visto, la promessa non è stata esattamente mantenuta. Le mappe si sono rivelate un fiasco, Tim Cook ha scritto una lettera di scuse agli utenti e Apple ha registrato una perdita di 30 milioni di dollari sul mercato finanziario. Elementi a sufficienza per giustificare un solenne taglio di teste ai piani alti di Cupertino.

Oggi, la prima testa a rotolare sul pavimento più alto di Infinite Loop è stata quella di Scott Forstall, una delle personalità più importanti fra i veterani Apple, ma purtroppo anche il responsabile di un paio di scivoloni difficilmente perdonabili come la prima versione di Siri e l’intero comparto Maps. A questo punto verrebbe facile dipingere Tim Cook come un glaciale tecnocrate senza cuore. In realtà, è molto più probabile che Forstall se la sia andata a cercare.

Nel tentare di spiegare quella che è senza dubbio la liquidazione più importante della reggenza Cook, in molti non hanno esitato a descrivere Forstall come una personalità problematica, per dirla con le parole di alcuni, un vero e proprio "piantagrane”. Basta andarsi a leggere il profilo di Forstall che Businessweek ha tracciato poco dopo la morte di Steve Jobs, per farsi un’idea del personaggio. Collaboratore di Jobs fin dai tempi di NeXT, Forstall ha fatto carriera in Apple contribuendo ad alcuni dei più fragorosi successi in fatto di software e di una cinquantina di brevetti. Businessweek riconosce questi traguardi, ma allo stesso tempo lo definisce “personalità polarizzante”, ossia un personaggio che tende a farsi amare o odiare, poco avvezzo ai compromessi e, soprattutto, profondamente legato a Jobs e al suo lascito intellettuale, una sorta di “protetto”, insomma.

Era inevitabile che prima o poi questo sarebbe diventato un problema. La crisi è stata formalizzata al momento della firma della lettera di scuse che Apple ha indirizzato ai propri utenti , scontenti per i bug delle nuove mappe. Secondo alcune indiscrezioni reperite dal Wall Street Journal, Forstall si sarebbe rifiutato di firmare la lettera agli utenti, costringendo così Tim Cook a firmarla al posto suo. Altre indiscrezioni vogliono che, a microfoni spenti, Forstall si fosse lamentato del fatto che a Apple mancasse una persona in grado di prendere decisioni. C’era chi lo definiva “apprendista stregone”, chi lo chiamava “mini-Jobs”, chi era pronto a scommettere che un giorno avrebbe fatto le scarpe a Cook. Così, alla fine Cook ha deciso, e Forstall ora è fuori dai giochi.

Il suo ingombrante posto verrà occupato da due persone: Eddy Cue, di Apple Internet Services, che prenderà sotto la sua ala Siri e Maps, ma soprattutto Jony Ive, che oltre all’industrial design ora si occuperà anche di plasmare l’interfaccia utente di tutti i prodotti Apple. È questo il primo vero segno di cambiamento tracciato da Tim Cook. Jonathan Ive non è infatti solamente il responsabile del successo del design dei prodotti Apple, è anche il promotore di una vera e propria rivoluzione nel design delle interfacce grafiche. Come abbiamo già spiegato in un articolo dedicato , Steve Jobs aveva fatto dello skeuomorfismo il suo tratto distintivo. Dopo la sua dipartita, all’interno dell’azienda si sono separati due fronti contrapposti, da un lato quelli che volevano conservare le scelte grafiche di Jobs (capitanati, manco a dirlo, da Scott Forstall), dall’altro chi invece puntava a liberarsi di scaffali, calendari in cuoio, pennelli e altri orpelli virtuali pseudo-realistici per abbracciare un design votato interamente alla funzionalità (capitanati da Jony Ive). Ora che Ive prenderà il posto di Forstall, è quindi probabile (se non certo) che a partire dalla prossima versione di iOS verranno introdotti cambiamenti significativi. Non necessariamente, però, si tradurranno in ulteriori successi.

Più che un drastico rimpasto, quello di Tim Cook sembra più dunque un provvedimento volto a estirpare erbacce (anche se, mi rendo conto, definire Forstall un’erbaccia è piuttosto ingiusto) che rischiavano di intaccare, se non contaminare il rigoglioso ma disordinato impero di Apple. A quanto pare, infatti, il carattere polarizzante di Forstall stava mettendo a rischio l’equilibrio ai piani alti di Apple, si dice addirittura che diversi dirigenti si rifiutassero di presenziare alle riunioni in cui fosse presente l’ormai ex-senior VP di iOS Software. Difficile non accostare a questo il ritorno di Bob Mansfield, che solo il giugno scorso aveva annunciato di intendere uscire di scena, e ora si ritrova a manovrare il timone del New Technologies Group a Cupertino.

Se queste considerazioni si rivelassero corrette, allora Tim Cook potrebbe essere sul binario giusto: ha preso finalmente in mano le redini dell’azienda, cercando di imporre un nuovo corso (l’iPad mini, la lettera di scuse, Jony Ive al software design), liberandosi dei potenziali ostacoli (Forstall) e creando i presupposti per arrestare una potenziale fuga di cervelli dalla società. Dove porterà questo nuovo percorso è ancora tutto da vedere. Di sicuro, però, Tim Cook deve imparare ad aguzzare meglio la vista, quando assegna nuovi incarichi. Dopotutto John Browett, il senior VP del settore retail, l’altro dirigente licenziato insieme a Forstall, l’aveva assunto lui. Nemmeno otto mesi fa.

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Fabio Deotto