Apple non è in crisi (ma c’è un problema)
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Economia

Apple non è in crisi (ma c’è un problema)

Trimestrale record in termini di vendite (grazie alle buone performance di iPhone e iPad) ma per la prima volta in 10 anni l’utile è in calo. E nelle contrattazioni after-market il titolo arriva a perdere quasi il 10%

Quando in Italia erano circa le 22 di mercoledì, Apple ha rilasciato i risultati finanziari dell’ultimo quarto del 2012. Una trimestrale molto attesa, giacché mai come nelle ultime settimane la società di Cupertino è stata sotto la lente di ingrandimento dei mercati.

Ebbene, il dato di sintesi parla di una trimestrale record in termini di fatturato (54,5 miliardi di dollari contro i 46,3 miliardi dello scorso anno) ma con un utile netto sostanzialmente piatto: 13,1 miliardi di dollari (pari a 13,81 dollari per azione diluita) contro 13,1 miliardi di dollari (pari a 13,87 dollari per azione diluita) del 2012.

A trainare le vendite è ancora una volta l’iPhone: il "Melafonino", che ora vale circa il 56% dell’intera torta di Apple, è stato venduto in 48 milioni di pezzi (erano 37 nello stesso periodo dello scorso anno). Decisamente positive anche le performance dell’iPad che fa un balzo di quasi 50 punti percentuali rispetto allo scorso anno (da 15,4 a 22,9 milioni di unità) arrivando ora a rappresentare il 20% dell’intero fatturato. Non tengono il passo, invece, gli iPod (altra trimestrale in negativo, -17% rispetto al 2012) e i Mac (-21%).

LA REAZIONE (NEGATIVA) DI WALL STREET

Il dato positivo in termini di fatturato non ha soddisfatto i mercati. Che nelle contrattazioni after-market hanno punito il titolo Apple, scambiato a 464,09 dollari, il 9,7% in meno rispetto alla precedente chiusura.

Due i dati che hanno fatto storcere il naso agli addetti ai lavori: la caduta del margine lordo (il 38,6 percento, rispetto al 44,7 percento registrato nello stesso trimestre di un anno fa) e soprattutto l'utile per azione, in calo per la prima volta in 10 anni: 13,81 dollari per azione - come visto - contro i 13,87 dello scorso anno. Ma non solo. Apple non è riuscita a centrare le aspettative degli analisti per quanto riguarda le vendite di iPhone, per il quale si attendeva il superamento della fatidica soglia dei 50 milioni di pezzi.

Tre indizi che secondo i ben informati fanno una prova: dopo anni di crescita monstre, ora Apple è ora un’azienda “normale”. Sottolinea GigaOM : gli investitori sono molto nervosi, temono che gli anni del boom stiano volgendo al termine.

L’OTTIMISMO DI TIM COOK

Eppure Tim Cook getta acqua sul fuoco. Keep calm and stop listening to rumors (ovvero mantenete la calma e smettete di ascoltare le indiscrezioni) ha commentato a margine della pubblicazione dei dati l’erede di Steve jobs. Che ce l’ha soprattutto con tutti quegli analisti che nei giorni scorsi hanno alimentato le speculazioni su un drastico calo della domanda per il prossimo trimestre (gennaio-marzo).

"Non voglio commentare nessun rumor in particolare, ma vorrei mettere in discussione l'accuratezza di qualsiasi tipo di indiscrezione riguardo i nostri piani. Vorrei sottolineare che, sebbene alcuni dati puntuali siano effettivi, sarebbe impossibile interpretare [il significato] per il nostro business globale. I rendimenti possono variare, le prestazioni dei fornitori possono variare ... c'è una lunga lista di cose che fanno di ogni singolo dato qualcosa di non rappresentativo per ciò che succederà".

Cook – che ha raffreddato gli animi sulla possibilità di vedere nel prossimo futuro un iPhone di taglia extra-large ("4 pollici sono una larghezza sufficiente per consentire l’utilizzo di un telefono a una mano") – è convinto che la riscossa della Mela arriverà dall’Oriente. E' l’apertura commerciale al mercato cinese (che nel settore degli smartphone promette una crescita nel 2013 del 44,5%) ad alimentare l’ottimismo, soprattutto in considerazione del fatto che sia l’iPhone 5 che l’iPad min sono arrivati nella terra del dragone solo a dicembre inoltrato.

Quanto alla carenza di nuovi prodotti "visionari", per molti il vero tallone d’Achille della nuova gestione Apple dopo la scomparsa di Steve Jobs, Cook non ha dubbi: “In termini di innovazione quello attuale è uno dei periodi più prolifici della nostra storia".

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