Apple, calano le vendite (dopo 13 anni). Ecco spiegati i motivi
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Economia

Apple, calano le vendite (dopo 13 anni). Ecco spiegati i motivi

La domanda di smartphone non è più dinamica come un tempo e l’iPhone, da solo, non basta più a sostenere certi margini di crescita

Prima o poi doveva accadere. Dopo 13 anni di crescita inarrestabile, le vendite di Apple hanno fatto registrare un segno meno. I dati dell’ultima trimestrale ci dicono che i ricavi della società di Cupertino sono scesi dai 58 miliardi di dollari del 2015 (utile netto di 13,6 miliardi) ai 50,6 miliardi di dollari del 2016 (utile netto di 10,5 miliardi).

La contrazione, che a conti fatti si aggira intorno ai 12-13 punti percentuali anno su anno, non ha sorpreso gli analisti. Le prime avvisaglie di un’inversione di tendenza si erano già avute a gennaio, con i dati - sostanzialmente piatti – del primo trimestre dell’anno e la presa di coscienza che il mercato, soprattutto nel suo segmento più redditizio (quello degli smartphone), fosse entrato in una fase di stagnazione.

Sono tanti gli aspetti che vanno analizzati per capire i motivi di questa battuta d’arresto e disegnare uno scenario più o meno attendibile sul futuro di Cupertino. Generalizzando si potrebbe dire che il dato negativo dell’ultimo quarto sia imputabile soprattutto a tre (con)cause:

1. Il mercato degli smartphone non tira più come un tempo, e questa non è una buona notizia per chi (come Apple) fa del business sui telefonini intellligenti la sua prima fonte di ricavi.

2. Il business di Apple è ancora troppo dipendente dalle sorti dell’iPhone. Ovvero: in questo momento non ci sono altri prodotti della casa che possono compensare a un’eventuale flessione delle vendite del Melafonino.

3. La concorrenza cinese è sempre più aguerrita, anche nella fascia medio-alta di mercato. Che significa che anche Apple, e non più solo i produttori di fascia medio-bassa, devono cominciare aguardarsi le spalle.

Meno fame di smartphone

Partiamo dal primo punto, ovvero dall’analisi sull’andamento del mercato e in particolare a quello degli smartphone. Nel 2015, rileva IDC, la domanda di telefonini intelligenti è scesa al 9,7% dopo molti anni di crescita a doppia cifra.

A pesare in modo particolare sulle sorti del mercato – e ancor più su quello di Apple – il rallentamento dei consumi in Cina, fino a qualche tempo fa vero motore dell’economia di Cupertino. Se si guarda alla cosiddetta Grande Cina (il territorio che comprende la penisola cinese, Hong Kong, Taiwan e Macao) – fa notare il New York Times – si scopre che è proprio qui che si concentrano le perdite maggiori (26%).

Di sicuro le recenti decisioni del governo locale di censurare alcuni servizi della Mela (fra cui iTunes Movie e iBooks) non giocano a favore di Apple.

L’alternativa all’iPhone? Ancora non esiste
Le sorti di Apple dipendono - nel bene e nel male – da un unico dispositivo: l’iPhone. Lo dicono i numeri: ad oggi il 64% dei ricavi dell’azienda capitanata da Tim Cook derivano dal Melafonino, in tutte le sue declinazioni. Questo aspetto di per sé poco significativo nei periodi di vacche grasse, si rivela un handicap nei momenti di contrazione.

Detto in altre parole: oggi Apple non ha a catalogo un prodotto che possa compensare le eventuali perdite del suo best seller. L’iPad, dopo un inizio promettente, sembra aver perso smalto, mentre il neoarrivato Apple Watch – come vi abbiamo spiegato in questo articolo – occupa ancora un segmento di nicchia.

Sarebbe però troppo semplicistico liquidare l’argomento con una scarsa vena di Apple in materia di innovazione: in questi ultimi anni la società ha depositato un numero sempre più consistente di brevetti, alcuni dei quali – si pensi ad esempio a TouchID, 3D Touch, ed Apple Pay – capaci di cambiare le abitudini dei consumatori.

Ciò che è mancato, semmai, è la declinazione di questo lavoro in nuove categorie di prodotto. Pur nelle sue evoluzioni, la lineup Apple di oggi è sostanzialmente identica a quella di 5 anni fa (iPhone, iPad, iPod, iMac, MacBook, Apple Tv) con la sola eccezione del Watch.

La concorrenza cinese ora fa davvero paura
C’era una volta la Cina, terra di produzioni low-cost destinate agli utenti con scarse pretese. Quel Paese si è evoluto, arrivando a sfidare i grandi brand del Pianeta – Apple inclusa – anche sul terreno della qualità.

Basta prendere in mano uno dei tanti top di gamma Made in China (da Huawei a Xiaomi, da OnePlus a Lenovo) per rendersi conto che il divario fra l’iPhone e il resto del mondo non è più marcato come un tempo. E se è vero che il fascino della Mela resta ancora inarrivabile, non si può ignorare il fatto che il mercato offra oggi una grande varietà di prodotti eccellenti a prezzi molto competitivi.

Apple lo sa bene, ed è anche per questo che ha deciso di lanciare l’iPhone SE[leggi la nostra recensione], una versione alleggerita del suo portacolori, nelle dimensioni e nel prezzo. I risultati di questa operazione (commerciale più che tecnologica) si vedranno nel corso del tempo. Una cosa è certa: il futuro di Apple passerà anche dall'incontro-scontro con i player orientali.

Che ruolo avranno i servizi?
Fra i dati comunicati da Apple a margine della sua trimestrale, ce n’è uno in netta controtendenza: quello relativo ai servizi. Questa voce, che raduna tutti gli introiti derivanti dagli applicativi software della casa (iTunes, iCloud, Apple Music, solo per citarne alcuni) è cresciuta negli ultimi tre mesi di oltre 20 punti percentuali, diventando la seconda fonte di reddito della società (dopo l’iPhone naturalmente).

La domanda a questo punto sorge spontanea: come si comporterà Apple qualora il trend dovesse consolidarsi nel tempo? C’è un precedente nel mercato dei PC che racconta di aziende americane leader di settore che a un certo punto della loro carriera hanno preferito abbandonare l’hardware per dedicarsi anima e corpo al software e ai servizi (per informazioni chiedere a IBM).

Un orizzonte che per il momento Tim Cook non sembra nemmeno prendere in considerazione – "Il futuro di Apple è luminoso", ha rassicurato il CEO di Cupertino, definindo quello attuale come un semplice momento di pausa – ma che qualcuno un giorno (se non Cook, il suo erede) potrebbe anche decidere di valutare.

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Ansa
APPLE I (1976) - È da qui che ha inizio la storia di Apple. Il primo computer costruito dalla società (che ai tempi si chiamava Apple Computer) era poco più di una scheda madre assemblata con i suoi componenti principali (30 chip, un processore da 1 MHz, 4 KB di RAM). Per ottenere un computer funzionante bisogna aggiungervi l'alimentatore, la tastiera e il display. Il costo? Poco più di 650 dollari).

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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