Economia

Taxi contro Uber e Ncc: la soluzione dell'Antitrust

L'Autorità della concorrenza presenta al Parlamento indicazioni per rendere la normativa al passo con il mercato. Spazio anche per Uber Pop

Taxi, Uber, Ncc? avete dubbi su come dovrebbe funzionare il tutto?
L'Antitrust italiana prova a risolvere la questione proponendo una soluzione sistematica.

Lo fa mandando al Parlamento le linee guida per una rapida riforma del settore ora regolato da una legge vecchia di 25 anni.
Per la verità, usando le parole dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, presieduta da Giovanni Pitruzzella, lo fa con una "segnalazione" per sottolineare la necessità di mettere la normativa al passo con l’evoluzione del mercato.

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In sintesi le indicazioni prevedono:
Nessun nuovo vincolo, territoriale o soggettivo, ma meno regole per gli operatori esistenti;
-più innovazione e digitale, per agevolare la nascita di un "terzo genere" di fornitori di servizi di mobilità non in linea (come Uber per intenderci) in aggiunta proprio ai taxi e agli Ncc (Noleggio con conducente).

La formula dell'Antitrust è (apparentemente) semplice: aumentare la concorrenza nel settore a beneficio degli utenti, agevolando appunto lo sviluppo delle nuove tecnologie, tutelando al contempo la figura dei tassisti.

I Taxi
Per i taxi è prevista
- l'eliminazione dei vincoli al cumulo di più licenze (aprendo la porta all'esercizio dell'attività di taxi in forma di impresa),
- la massima flessibilità di turni ed orari e la possibilità di fissare autonomamente i prezzi, mantenendo però i tetti massimi per destinazioni particolari, come aeroporti o stazioni.

Equiparazione
È del resto prevista però una piena equiparazione fra i servizi taxi e le altre forme, eliminando quindi i limiti su base territoriale all'attività degli Ncc, ormai superate dai fatti.

Armi pari e concorrenza
Queste riforme renderebbero la partita ad armi pari fra taxi ed Ncc e aprirebbero la strada a strumenti evoluti fra cui il Garante cita Uber Black e Mytaxi (quest'ultima in realtà non è che un'app che rende più efficiente e preciso il servizio offerto dai taxi, non è dunque un operatore terzo).

Collocare Uber Pop
Anche Uber Pop, ora vietato sul territorio nazionale, secondo l'Antitrust potrebbe trovare una sua collocazione, attraverso una "regolamentazione minima" a tutela della concorrenza, della sicurezza stradale e dell'incolumità dei passeggeri.
Basterebbe, secondo l'Autorità, una registrazione delle piattaforme su un registro pubblico e l'individuazione di una serie di requisiti ed obblighi per gli autisti e per le piattaforme, anche di natura fiscale.

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Allargare l'offerta
Tutto questo, sottolinea ancora l'Authority, porterebbe ad un immediato allargamento dell'offerta dei servizi a vantaggio dei consumatori finali ma, al contempo, anche ad una riduzione del valore delle licenze dei taxi.

Valore delle licenze dei taxi
Un tema che potrebbe essere risolto con "alcune forme di compensazione a favore dei tassisti".

Per esempio con una "finestra temporale" in cui lo Stato potrebbe acquistare le licenze a prezzi non svalutati fino all'istituzione di forme di compensazione per i tassisti stessi: queste potrebbero essere coperte da un fondo statale finanziato da una commissione d'ingresso per tutte le nuove licenze Ncc, da contribuzioni 'ad hoc' da parte delle nuove piattaforme tecnologiche e dai maggiori introiti fiscali legati da un lato alla tassazione dei servizi offerti da questi piattaforme e dall'altro dagli incassi legati ai soggetti dotati di licenza taxi, "nel senso di prevedere per essi l'obbligo di emettere di rilascio dello scontrino alla fine di ogni corsa".

Vediamo se queste indicazioni porteranno davvero a regolare un settore attualmente privo di razionalità e soggetto a continue tensioni fra le diverse forme di impresa concorrenti.
(ANSA).

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