Tasi: posticipata la prima rata, ma il caos è ancora tanto
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Tasi: posticipata la prima rata, ma il caos è ancora tanto

Fissata al 16 ottobre la scadenza per l’acconto e intanto il ministero dell’Economia pubblica un dossier per provare a spiegare la nuova imposta

Ci è voluto un voto di fiducia al Senato, in attesa di quello definitivo della Camera, per fissare qualche minima certezza sulla Tasi, la nuova imposta sugli immobili. Grazie infatti ad un emendamento annunciato da tempo e che ora ha superato il vaglio dell’Aula di Palazzo Madama, in tutti quei Comuni che non hanno provveduto ad approvare entro il 31 maggio scorso le aliquote della Tasi, il versamento della prima rata della nuova imposta è stata posticipata al 16 ottobre.

SINDACI E TASI, STORIA DI UN RAPPORTO COMPLICATO

Si tratta tra l’altro della maggioranza delle amministrazioni locali, visto che a fissare per tempo le nuove aliquote sono stati circa 2.500 Comuni sugli oltre 8mila presenti sul nostro territorio. A questo punto nelle città che si trovano in regola, la data del versamento per i contribuenti resta fissata al 16 giugno, in tutti gli altri casi se ne riparlerà invece come detto ad ottobre. Tutto chiaro dunque? Ma neanche per sogno,visto che le complicazioni legate alla nuova imposta sugli immobili sono innumerevoli. Tanto che il ministero dell’Economia e delle finanze ha deciso di correre ai ripari pubblicando sul proprio sito un documento specifico, un cosiddetto FAQ, con il quale si prova a chiarire tutti i dubbi rimasti irrisolti.

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Peccato però che la materia sia talmente intricata che il risultato è un vero e proprio dossier diviso in 24 punti, con decine di sottoparagrafi, che in molti casi invece di semplificare le cose, rischia di complicarle ancora di più. Senza contare che su alcune questioni restano comunque zone d’ombra. Ad esempio, gli inquilini che volessero capire come fare a effettuare il versamento della Tasi di propria competenza non troveranno nulla di utile, se non la precisazione che dovranno pagare una quota tra il 10 e il 30% che dipenderà dalle decisioni che adotteranno i vari Comuni. Sul come e sul dove effettuare tali versamenti, c’è invece appunto ancora nebbia fitta.

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E a nulla forse serviranno gli specchietti, curati bisogna ammetterlo in ogni dettaglio, che spiegano tecnicamente come si dovrà procedere al calcolo della Tasi. Resta infatti il dilemma delle detrazioni, che nei Comuni che finora hanno deliberato le aliquote, sono state introdotte con criteri molto difformi e specifici per ogni amministrazione. Un vero e proprio ginepraio quindi, in cui districarsi sarà davvero un’impresa. L’impressione dunque è che, come già capitato per l’Imu, i contribuenti per poter sapere quello che dovranno pagare, non potranno che rivolgersi a Caf o a commercialisti.

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E anche il FAQ del ministero,in ultima analisi, sembra più rivolto a tecnici che già masticano un minimo la materia fiscale, che non al contribuente sprovveduto che volesse anche solo provare a capire come fare a pagare le tasse che lo Stato gli impone. In questo senso dunque la vicenda Tasi è un esempio molto calzante di quale distanza ci sia ancora tra contribuenti e amministrazione fiscale, con tanti saluti a semplificazione e trasparenza, vanamente invocate sempre a gran voce da tutti quando si parla di tasse.    
 

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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