Svizzera: cosa accade agli evasori che non dichiarano
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Economia

Svizzera: cosa accade agli evasori che non dichiarano

Un nuovo accordo permetterà lo scambio di liste con i nomi dei clienti che non hanno ancora fornito rassicurazioni sulla regolarità del patrimonio

Nel mirino delle autorità italiane ora finiscono i "contribuenti recalcitranti". Si chiamano proprio così: il Mef, in una nota, definisce in questo modo i "i clienti italiani a cui è stato richiesto dai propri istituti finanziari, ma hanno rifiutato di fornire adeguate rassicurazioni sulla regolarità dei fondi depositati presso le istituzioni finanziarie svizzere interessate".

Quest’anno è partito lo scambio automatico di informazioni tra la Ue e la Svizzera che consentirà anche all’Italia di ricevere a partire da settembre 2017 i nomi degli italiani con disponibilità finanziarie depositate nei caveau elvetici.

Ma alcuni evasori incalliti avrebbero continuato a fare gli gnorri, nonostante i diktat ricevuti dalle stesse istituzioni finanziarie svizzere che avevano chiesto sin dal 2014 ai loro clienti con passaporto Ue di sottoscrivere una dichiarazione di piena conformità fiscale o di comunicare, nel caso degli italiani, la partecipazione a procedure per il rientro e la regolarizzazione dei patrimoni nascosti oltre confine.

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Il nuovo accordo
Per contrastare questi comportamenti e convincere altri evasori a fare pace col Fisco, il dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze e l’analogo elvetico (l’Amministrazione Federale delle) hanno comunicato ieri un nuovo accordo - in vigore per la verità dallo scorso 2 marzo - per rendere operativo lo scambio di informazioni a fini fiscali attraverso "richieste di gruppo" in base all’articolo 27 della Convenzione per evitare le doppie imposizioni tra l’Italia e la Svizzera.

Le "richieste di gruppo" sono un sistema utilizzato per scovare un numero di sospetti evasori identificati attraverso criteri che stabiliscano una tipologia di comportamento sintomo di infedeltà fiscale e attuata attraverso lo scambio di liste di nomi tra il Fisco di due paesi. È inoltre l'unico modo per effettuare indagini su larga scala evitando la cosiddetta "pesca a strascico", una richiesta su un numero indiscriminato di sospetti evasori, vietata dalle norme internazionali.

Il ministero spiega infatti che tali richieste potranno riferirsi "a fatti o circostanze esistenti o realizzate a partire dal 23 febbraio 2015 (data di firma del Protocollo) e - in linea con lo standard OCSE - riguarderanno gruppi di contribuenti identificabili in base a determinati schemi di comportamento, senza necessità di elencazione nominativa nella richiesta".

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Nel mirino anche i conti chiusi
Le "richieste di gruppo" da parte delle autorità, inoltre, generano "elenchi nominativi in risposta, che potranno dare origine a ulteriori richieste di informazioni più dettagliate" e saranno rese operative "anche sui conti chiusi e quelli 'sostanzialmente chiusi' di pertinenza di clienti italiani".

Il Mef spiega che l’accordo "rappresenta un ulteriore importante elemento di collaborazione tra i due paesi verso l’obiettivo di una maggiore trasparenza fiscale, a seguito dell’entrata in vigore (il 13 luglio 2016) del Protocollo di modifica della Convenzione per evitare le doppie imposizioni tra Italia e Svizzera, che ha allineato lo scambio di informazioni tra i due paesi al più recente standard dell'Ocse".

La nuova intesa tra Berna e Roma, nelle intenzioni del Mef, dovrebbe spingere altri italiani con patrimoni all'estero non dichiarati a partecipare alla nuova voluntary disclosure, dopo la recente riapertura dei termini (la procedura sarà attivabile fino al 31 luglio 2017). Il Fisco, inoltre, ha un'arma in più per "stanare" gli irriducibili: una norma della Finanziaria 2017 consente ai Comuni di inviare gli elenchi dei cittadini italiani iscritti all’AIRE (residenti all'estero) all’Agenzia delle Entrate che può così elaborare liste selettive di controllo per accertare l’esistenza di patrimoni non dichiarati.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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