Sigarette no logo: meno consumo o più contrabbando?
Economia

Sigarette no logo: meno consumo o più contrabbando?

L’Italia è uno fra i Paesi più toccati dal mercato nero. L’ipotesi del pacchetto bianco in discussione a Strasburgo preoccupa erario e lavoratori

Nei primi due mesi dell’anno, secondo il Bollettino mensile delle entrate tributarie, il Fisco italiano ha incassato 1.607 miliardi di euro grazie alle accise sul tabacco. Un buco da 132 milioni di euro (-7,6%), rispetto ai 1.739 miliardi del periodo corrispondente del 2012. Se a questi si aggiungono i 70 milioni di euro “persi” a dicembre, il totale arriva a -200 milioni di euro nel giro di tre mesi. Gli esperti puntano sul calo dei consumi e sulla diffusione delle sigarette elettroniche. Stando a quanto certificava nel 2011 il Rapporto Attività per la prevenzione del Tabagismo del Ministero della Salute, la vendita di sigarette nel 2010 si è ridotta del 2,4% e del 12% rispetto al 2004. Quindi, l’andamento negativo per l’erario degli ultimi mesi, si innesta su una tendenza negativa consolidata.

La vera novità, piuttosto, è rappresentata dal ruolo giocato dalle sigarette elettroniche , responsabili di un calo di circa il 40% delle vendite delle tradizionali bionde, il resto dell’erosione, secondo i tabaccai, è determinato dal mercato nero. Un recente studio di Kpmg, realizzato su 10mila pacchetti di sigarette buttati, certifica che le sigarette illecite (ovvero di contrabbando o contraffatte) messe in circolazione nell’ultimo trimestre dell’anno erano l’11,4% del totale. Nel 2009, erano il 4,3% del totale. La cifra è un dato medio, perchè in città come Napoli si arriva al 58,4%, a Trieste al 26,3% e a Venezia al 21,7%. L’Italia, infatti, è uno fra i Paesi più toccati dal mercato nero, insieme a Regno Unito, Grecia ed Estonia. In Europa, il commercio illecito delle sigarette continua a crescere per il sesto anno di fila. Kpmg riferisce che il consumo 2012 di sigarette illegali abbia toccato 65 miliardi di euro, pari a un decimo del totale, con perdite di oltre 12 miliardi di euro per mancati introiti fiscali.

Da Strasburgo, si affaccia una proposta della parlamentare europea Linda McAvan che, se sarà approvata, porterà alla scomparsa di tutti i marchi dai pacchetti di sigarette. Un progetto uniformante in stile “1984” contro cui si sono già mossi in molti: europarlamentari di tutti gli schieramenti, la Confederazione europea dettaglianti tabacco e la Federazione italiana tabaccai fanno notare come il cosiddetto “pacchetto bianco” favorisca la contraffazione. Secondo un recente studio sviluppato nel Regno Unito, il pacchetto standardizzato potrà causare un aumento del commercio illecito di oltre il 30%. McAvan è di diverso avviso : «Tutte le persone di buon senso, saranno probabilmente d’accordo sul fatto che togliere la pubblicità dai pacchetti è un modo per evitare che siano reclutate nuove generazioni di consumatori». Bruxelles, in realtà, aveva già proposto a dicembre una serie di restrizioni sui marchi del tabacco, ma non aveva osato parlare di un bando totale dei loghi. McAvan e colleghi, invece, ritengono che lo spazio lasciato al marchio non debba superare il 25% della superficie totale , mentre il 75% del pacchetto dovrebbe essere utilizzato per mesaggi e grafiche choccanti, che mettano in guardia sui rischi del fumo.

Gli oppositori ribadiscono che non esistono prove del fatto che la standardizzazione dei pacchetti possa incidere sui comportamenti dei fumatori e portano ad esempio l’Australia, dove un’analoga misura è stata introdotta in via sperimentale dal Governo lo scorso dicembre: per i rivenditori locali, i volumi delle vendite di tabacco sono rimasti invariati. Per contro, Roland Berger Strategy Consultants misura la proposta dell’europarlamentare britannico in termini di impatto sul lavoro in Europa. La perdita prevista è 175mila posti di lavoro. L’Italia sarebbe uno dei Paesi più penalizzati, considerato che è il primo in Europa nella produzione. I giochi sono ancora aperti, ma entro il 9 maggio la Commissione ambiente, salute pubblica e sicurezza ambientale (Envi ) del Parlamento di Strasburgo dovrà pronunciarsi sulla proposta e poi ci vorranno almeno due anni per l’implementazione. McAvan, chiaramente, spera di accorciare i tempi.

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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