Patrimoniale: ecco l'unica possibile
Economia

Patrimoniale: ecco l'unica possibile

Prima l'ipotesi. Poi la smentita. Eppure c'è un'unica patrimoniale immaginabile per abbattere 300 miliardi di debito pubblico

Per carità di patria, non bisogna rimestare nelle gaffe a raffica che stanno contraddistinguendo questa fase finale del governo dei tecnici: sono sempre meno di quelle esibite in passato dai governi politici di vari colori, anche se Mario Monti farebbe certamente meglio ad accantonare il suo humour inglese che gli è cattivo consigliere e attenersi alla severità che più si intona con l'espressione di base... È invece più interessante capire come mai lo spauracchio della patrimoniale trova così facile eco nella coscienza, e nell'apprensività nazionale e perchè, nonostante la particolareggiata smentita di Palazzo Chigi, l'equivoco di poche ore fa.

Nella fase di caos primordiale in cui naviga la politica italiana e, di conseguenza, l'Azienda Italia, rispuntano fuori inopinatamente le ipotesi legislative più improbabili. La settimana scorsa era stata la volta di un nuovo condono edilizio, propugnato da un gruppo di deputati campani, che lo ipotizzavano però a livello nazionale per ragioni di simmetria costituzionale. Non se n'è fatto niente e l'emendamento è stato sprofondato nell'ignominia al primo passaggio in commissione.

Oggi è la volta della patrimoniale. O meglio: sembrava che...

Se n'era di fatto già parlato pochi giorni fa, quando al governo qualcuno aveva immaginato di rincare del 3% l'aliquota massima del prelievo fiscale sui redditi oltre i 150 mila euro, per finanziarci la copertura dei costi non previsti per gli esodati, e la Confindustria aveva subito alzato le barricata, con il non lieve argomento che quei redditi sono il miraggio di una fittissima popolazione di piccoli imprenditori, che spesso non riescono a raggiungerli ma almeno ci provano, creando – intanto che ci provano – ricchezza, lavoro e benessere e vanno trattati come lo stambecco bianco, specie protetta, per la essenzialità che rivestono all'interno del sistema Paese.

Ora l'ipotesi, senza padre, di una patrimoniale anti-debito si presenta come una scommessa antilogica: e non perchè non vi siano, anche tra le fasce più abbienti della popolazione, numerosi “opinion-leader” disposti a sostenere la supertassa una tantum che dovrebbe raddrizzare il bilancio pubblico, ma perchè anche i favorevoli chiedono, tutti, che l'impiego delle risorse straordinarie che ne deriverebbero sia vincolato ad effettuare interventi altrettanto straordinari e risolutivi, in modo da risolvere alla radice e definitivamente almeno qualcuno dei problemi dai quali deriva il cronico squilibrio di certe voci della spesa pubblica.

Ebbene, chi – in questa fase – potrebbe garantire qualcosa ai cittadini, sul lungo periodo? Non Mario Monti che, per quanto da molti invocato a restare anche dopo le elezioni, sa bene di non poter essere certo della riconferma e persiste in quest'atteggiamento da “Cincinnato”: “Se servo e mi chiamate, ci sono”, che gli farebbe onore se non fosse inscindibilmente impastato con una concezione di sé ipergalattica e con un totale disprezzo della politica, tanto totale da essere perfino eccessivo, ancorchè i politici meritino spesso il peggio.

Non il centrodestra che, in tutte le sue attuali cinquanta sfumature di grigio, è comunque proteso a promettere sgravi fiscali, e non certo aggravi e stangate ulteriori; non il centrosinistra che a sua volta, in tutte le sue cinquanta sfumature di rosso, è accomunato dalla promessa di ammorbidire, semmai, e non certo alleggerire i gravami fiscali imposti dai tecnici. E allora, questa patrimoniale chi la fa?

E poi si fa presto a dire patrimoniale: ma su quali patrimoni? Non quelli immobiliari, già mazzolati dall'Imu e soprattutto non più deprimibili, pena l'archiviazione anche delle minuscola campagna di privatizzazioni immobiliari che il Tesoro pensa di fare. Non quelli mobiliari, perchè allora si incentiverebbe un massiccio, e inoppugnabile, esodo di risparmio verso le piazze finanziarie europee di confine, non tanto l'extra-Ue Svizzera, ma le civilissime Francia e Austria, che rappresenterebbero per i patrimoni in fuga un riparo lecito – basta dichiarare – e conveniente. Insomma, sono panzane.

Ci sarebbe, in realtà, una “patrimoniale possibile”, ma non sarebbe una tassa sui patrimoni bensì un'operazione di consolidamento forzoso mediante conversione in asset fisici di parte di quella parte dei loro patrimoni che gli italiani investono in titoli di Stato. È l'ipotesi proposta a suo tempo dall'ex Ragioniere generale dello Stato Andrea Morchio con il sostegno dell'economia Guido Salerno Aletta, i quali ipotizzano che lo Stato crei una holding in cui conferisce beni immobiliari demaniali per almeno 200, meglio 300 miliardi di euro, e emette obbligazioni convertibili in azioni di questa holding che vengono fatte sottoscrivere “forzosamente” ai cittadini proprietari di titoli di Stato oltre una determinata soglia.

In pratica il signor Rossi che detenga, poniamo, 100 mila euro di Btp, si vede cambiare la metà di questo valore in obbligazioni convertibili della holding, che gli assicurano lo stesso rendimento dei Btp per lo stesso periodo di tempo ma alla scadenza, anziché essere restituiti in denaro dallo Stato, diventano azioni della holding, vendibili in Borsa. Significherebbe indubbiamente restringere i margini di libertà attualmente a disposizione del signor Rossi per fare quel che vuole con i suoi soldi, ma in compenso quei Btp, oggi genericamente garantiti da un “prestatore di ultima istanza” che è lo Stato, trasformandosi in obbligazioni verrebbero garantiti da beni reali, in grado – oltretutto, se ben gestiti – di autofinanziare il costo del debito, cioè le cedole delle obbligazioni.

Immaginiamo cosa significherebbe tirar via d'un colpo 300 miliardi di debito pubblico, quasi il 20% del totale: significherebbe agevolare la gestione del restante 100%, veder precipitare il costo del debito, con un beneficio per lo Stato nell'ordine di almeno 15 miliardi di euro all'anno solo come minori interessi da pagare ai sottoscrittori di Bot e Btp...

Insomma, non una tassa, ma uno scambio. Obbligatorio, sì, ma redditizio. Una buona idea, forse l'unica vera idea innovativa che si poteva sfornare oggi, supportata ormai da migliaia di firme autorevolissime. Chissà perchè Monti e Grilli non se ne occupano. E il loro silenzio, in un quadro che oggettivamente sembra meno gestibile ogni giorno che passa, finisce per partorire idee molto meno utili, e presentabili, di questa: come la patrimoniale...

I più letti

avatar-icon

Sergio Luciano