Partite Iva, come scegliere tra vecchio e nuovo regime dei minimi
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Economia

Partite Iva, come scegliere tra vecchio e nuovo regime dei minimi

Le valutazioni di cui tenere conto riguardano soprattutto il calcolo del reddito lordo e eventuali rischi di un suo sforamento

Ora che il Parlamento si appresta a dare il via libera al decreto Milleproroghe, con il voto di fiducia atteso per oggi a Montecitorio, nuove prospettive e dilemmi si aprono di fronte alle nuove partite Iva. Tutti quelli che dovranno infatti quest’anno procedere con l’apertura di una nuova posizione si troveranno di fronte alla scelta tra vecchio regime dei minimi, che appunto un emendamento del Milleproroghe ha prolungato per tutto il 2015, e nuovo regime, detto anche forfettario, entrato comunque in vigore dal primo gennaio di quest’anno.

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Un dubbio che, a leggere le statistiche riguardanti le nuove aperture di partite Iva nei mesi finali del 2014, moltissimi hanno già risolto a favore del vecchio regime. Alla fine dell’anno scorso infatti, quando ancora non si sapeva che il vecchio regime sarebbe stato prorogato, sono state decine di migliaia i lavoratori autonomi che si sono affrettati ad aprire una nuova posizione, con un aumento che solo a dicembre è stato del 200% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ad attirare tutti è certamente il vantaggio di un’imposta sostitutiva unica al 5%, che nel nuovo regime invece è stata fissata al 15%. Eppure, a ben vedere, non dovrebbe essere questa l’unica valutazione da fare per una scelta oculata.

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Un primo importante discrimine di cui tenere conto è quello che riguarda la determinazione del reddito lordo su cui applicare l’aliquota unica. È vero infatti, come appena accennato, che nel vecchio regime questa è fissata al 5%, ma in questo caso, per la detrazione delle spese bisogna con grande accuratezza e perseveranza, raccogliere nel corso di un anno intero tutta la documentazione sulle spese sostenute da portare in detrazione: dai costi della benzina a quelli per l’affitto, dalle spese di rappresentanze a quelle per le utenze telefoniche. Con il nuovo regime invece tutto questa fatica viene meno, grazie al calcolo forfettario delle spese sostenute.

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Senza contare che le nuove attività nel nuovo regime hanno diritto all'abbattimento di un terzo del reddito per i primi tre anni oltre alla possibilità, riservata a commercianti e artigiani, di fruire del regime contributivo agevolato che prevede il pagamento dei contributi senza considerare il minimale fisso, che in molti casi costituisce un notevole aggravio. Dunque ci sarà da fermarsi un attimo e riflettere prima di optare per uno dei due regimi. Altro elemento non di poco conto, riguarda poi gli effetti dell’eventuale sforamento del reddito massimo consentito. È vero infatti che con il vecchio regime esso è più elevato, ovvero a quota 30mila euro, ma se esso viene sforato di una cifra superiore al 50%, cioè si dichiarano più di 45mila euro lordi, per il malcapitato scatterà fin dall’anno in corso la normale contribuzione di una partita Iva ordinaria, con enormi aggravi erariali.

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Con il regime forfettario invece, l’eventuale sforamento, anche per cifre molto più elevate, porta alla perdita dei benefici comunque a partire dall’anno fiscale successivo. Da tenero d’occhio ci sono infine i requisiti d’accesso, che non sono proprio coincidenti per i due regimi messi a confronto. Nel regime forfettario infatti il reddito da lavoro autonomo o impresa deve essere superiore a quello da lavoro dipendente o assimilato. Il risultato sarà che ad esempio un soggetto pensionato che iniziasse una nuova attività difficilmente potrebbe beneficiare del regime forfettario, mentre in quello dei minimi non esisterebbe tale limitazione.
 

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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