Local tax, ecco come sarà la nuova tassa sulla casa
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Local tax, ecco come sarà la nuova tassa sulla casa

Dovrebbe inglobare Imu e Tasi, ma anche una serie di altri balzelli comunali. E i sindaci chiedono totale competenza sul gettito

Comincia ad assumere contorni sempre più chiari la nuova local tax, l’imposta comunale che a partire dall’anno prossimo dovrebbe inglobare le attuali Imu e Tasi insieme a tutta una serie di balzelli locali. È stato infatti un passo avanti positivo l’incontro che in queste ore ha visto di fronte governo e Anci, l’associazione dei Comuni italiani, che di concerto sono alla ricerca del giusto compromesso che, su sollecitazione dello stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi, dovrebbe arrivare nei prossimi giorni, e comunque non oltre questa settimana. Sono sostanzialmente tre i concetti base sui quali si sta cercando una soluzione condivisa che come detto appare decisamente a portata di mano.

Gettito ai Comuni

Innanzitutto la nuova local tax dovrà essere a tutti gli effetti un’imposta di carattere comunale. Il suo gettito cioè dovrà finire tutto nelle casse delle amministrazioni locali, comprendendo anche quella parte di Imu pagata da capannoni, alberghi e centri commerciali, che attualmente invece prende la via di Roma.

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L’accordo a cui si starebbe lavorando prevederebbe la rinuncia da parte dei Comuni all’addizionale Irpef, o comunque un suo inglobamento nella nascente imposta unica, a fronte appunto dell’esclusiva competenza dei sindaci sul gettito delle tasse locali, il tutto con una rimodulazione del fondo di solidarietà che ovviamente verrebbe ridotto.

Aliquote e detrazioni

Altro elemento portante del compromesso a cui stanno lavorando Comuni e governo sulla tassazione locale, riguarda il grado di autonomia che i sindaci avrebbero nello stabilire il livello di pressione fiscale. Da una parte infatti l’esecutivo vorrebbe evitare il florilegio di aliquote e detrazioni che ha portato nell’ultimo anno tra Tasi e Imu alla emanazione di più di 200mila livelli diversi di imposizione locale.

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Una vera e propria babele tributaria un cui freno potrebbe essere rappresentato dalla definizione di una serie limitata di macrocategorie entro le quali i singoli Comuni potranno stabilire aliquote diversificate. Si andrebbe ad esempio dalle prime case alle seconde abitazioni, dagli immobili in affitto a quelli disabitati, ecc.

Tasse che spariranno

Ultimo tassello di cui tenere conto nella definizione della nuova local tax sarà poi quello del numero di tasse attualmente esistenti che dovrebbero essere inglobate nella nuova imposta. Nell’ipotesi più estrema, e che appare anche la più improbabile però, nella nuova local tax confluirebbero oltre a Imu e Tasi, che attualmente generano un gettito di circa 18,8 miliardi di euro, anche la tassa sui rifiuti, ossia la Tari, il cui valore è pari a 7,3 miliardi, l’addizionale Irpef, con altri 4,3 miliardi di gettito, l’imposta sulla pubblicità del valore di 426 milioni, la tassa sull’occupazione di spazi e aree pubbliche  con altri 218 milioni, l’imposta di soggiorno pari a 105 milioni e quella di scopo con altri 14 milioni.

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Il tutto per una sorta di mega tassa dal gettito complessivo di circa 31 miliardi di euro. Un mostro fiscale che in effetti nessuno vuole e che sarebbe anche di difficile concepimento tecnico, visto che ad esempio la Tari, la nuova tassa sulla spazzatura, si paga in base ai metri quadri di abitazione, mentre Imu e Tasi fanno invece riferimento alle rendite catastali. Sarà dunque interessante capire quali balzelli verranno ricompresi nella nascente local tax, anche perché ne andrà di una buona dose di quella semplificazione fiscale da tutti da sempre auspicata. 

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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