Il fotovoltaico sfonda il tetto di incentivi e oneri
Economia

Il fotovoltaico sfonda il tetto di incentivi e oneri

Gli incentivi alle energie rinnovabili quest’anno ci costeranno oltre 13 miliardi. Ma anche le centrali a gas chiedono aiuto. Indovinate chi pagherà...

Supera 13 miliardi di euro il contributo che pagheremo quest’anno con la bolletta elettrica per i cosiddetti oneri di sistema, che per la quasi totalità sono gli incentivi alle energie rinnovabili. Un conto pesantissimo e per giunta in vertiginosa ascesa: era di 7,9 miliardi nel 2011 e di 10,5 miliardi l’anno scorso. Ormai quasi il 20 per cento della bolletta se ne va a garantire il reddito, o meglio la rendita, degli imprenditori del fotovoltaico. L’Autorità dell’energia, guidata da Guido Bortoni, lavora per «facilitare l’integrazione delle rinnovabili nel sistema e cerca di contenere i costi sulle spalle dei consumatori». Ma è un’impresa improba, perché i costi con ogni probabilità aumenteranno ancora.

Il motivo? Con il boom delle rinnovabili le tradizionali centrali a gas non riescono a vendere energia durante le ore del giorno, però devono tenere i generatori accesi, perché quando si fa buio il contributo del fotovoltaico si azzera ed è necessario tornare a utilizzare le fonti tradizionali. Questa produzione a singhiozzo non basta per chiudere i conti in attivo, come dimostrano i bilanci 2012 di molte società. Ecco perché si profila un aiuto anche per loro, il «capacity payment», che sarebbe già in vigore se l’authority l’estate scorsa non avesse fatto muro contro l’offensiva delle lobby. Insomma, gli incentivi alle rinnovabili si portano dietro un incentivo anche alle non rinnovabili e così tutti saranno incentivati, tranne i consumatori, secondo la nota logica dei profitti che sono privati e delle perdite che diventano pubbliche.

Il contribuente si fa anche carico dei costi per l’inefficienza della burocrazia e i veti della politica. Così, come ha ricordato nei giorni scorsi Chicco Testa, presidente dell’Assoelettrica (l’associazione dei produttori), in Sicilia il prezzo dell’elettricità arriva a superare del 40 per cento il valore nazionale per la continua opposizione alla costruzione di un nuovo elettrodotto con il continente, che vede contraria anche l’attuale giunta Crocetta. Ma poiché il prezzo è unico a livello nazionale, tutto il Paese deve pagare questo sovraprezzo siciliano. «A ben sette anni dall’avvio del progetto (dell’elettrodotto, ndr)» sottolinea Testa «va presa in considerazione l’eventualità che in Sicilia l’energia venga distribuita al prezzo zonale e non più in base alla media nazionale». Questo sì che sarebbe federalismo.

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Martino Cavalli