Imu, la fusione con la Tares è possibile
Economia

Imu, la fusione con la Tares è possibile

Verrebbe introdotta così la “service tax” che andrebbe a sommare tutte le imposte locali

È l’ipotesi più accreditata, anche se non l’unica, a cui starebbero lavorando i tecnici del governo Letta per superare l’impasse che si è creata intorno all’Imu . Stiamo parlando della “service tax”, un oggetto ancora in parte misterioso, partorito qualche tempo fa all’interno della commissione bicamerale sul federalismo. In pratica si tratterebbe di una sorta di maxi-imposta comunale che ingloberebbe Imu, Tares e altri balzelli legati ai vari servizi forniti a livello locale. Questi i pochi dettagli trapelati finora su una nuova creatura tributaria dai contorni, come detto, ancora decisamente poco chiari. Anche perché ad influire sulla sua reale natura ci sono gli interessi più disparati che ovviamente contano di avere voce in capitolo.

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Da una parte il Pdl, che continua a perorare la causa di un’abolizione completa dell’Imu. Dall’altra il Pd, alleato di governo, che però punta a conservare la tassa sugli immobili, quantomeno per i ceti più abbienti. Infine, e non certo da ultimo in ordine di importanza, i Comuni che attendono con ansia di sapere come dovranno fare a colmare il buco che si aprirà nelle loro casse quando a giugno salterà, come già deciso, il primo versamento dell’Imu. Da qui l’ipotesi di resuscitare la citata “service tax” che verrebbe calcolata sulla base delle dimensioni degli immobili, tenendo conto di eventuali maggiorazioni da applicare ad abitazioni di pregio, e che in pratica come detto, andrebbe ad assommare tutte le imposte locali. Una soluzione questa che tra l’altro permetterebbe di risolvere in un colpo solo i nodi prodotti tanto dall’Imu, che dall’arrivo della Tares, la nuova imposta sull’immondizia che si preannuncia come l’ennesimo salasso per i contribuenti.

Altre soluzioni in campo
Ma se la service tax appare come pista favorita nella soluzione del nodo Imu, altre ipotesi restano comunque sul tappeto. C’è ad esempio la cosiddetta soluzione alla tedesca, che prevede di assegnare la nuova imposta sugli immobili alle Regioni, alla stregua di quanto avviene per i Laender in Germania. Un’idea che però metterebbe alle strette i consigli regionali che in tempi molto rapidi dovrebbero partorire soluzioni fiscali adeguate a sostituire la vecchia Imu, con tutti i possibili ritardi facilmente pronosticabili fin d’ora. Infine, non è stata neanche ancora abbandonata del tutto l’opzione, caldeggiata soprattutto in casa Pd, di rimodulare la vecchia Imu, inserendo ad esempio tetti di esenzione più alti, che passerebbero dagli attuali 200 euro a ben più sostanziosi 500 euro. Una soluzione questa che già da sola permetterebbe al 90% dei proprietari di prima casa di non pagare la tanto odiata tassa sugli immobili. In ogni caso il governo una via d’uscita dovrà trovarla, e anche alla svelta.

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Come detto più sopra infatti, i Comuni sono già sul piede di guerra, e molti sindaci non hanno escluso che se non ci dovessero essere le risorse necessarie, potrebbero essere costretti ad introdurre delle cosiddette tasse di scopo. Una formula che in pratica significherà che se ci sarà da costruire un marciapiede e dovessero mancare i fondi, i cittadini potrebbero essere chiamati a contribuire in maniera diretta e mirata. Una minaccia non da poco, se si considera che gli investimenti in ballo potrebbero essere di ben altre dimensioni di quelli di un semplice marciapiede. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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