Equitalia, ecco la rivoluzione a cui pensa Renzi
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Equitalia, ecco la rivoluzione a cui pensa Renzi

Il governo studia una riforma dell’ente di riscossione per attenuare la pressione sui piccoli debitori, e per somme fino a 2.000 euro stop alle cartelle esattoriali

Continua il percorso di trasformazione di Equitalia che mira a riformare l’ente di riscossione e a cambiare radicalmente il rapporto tra fisco e cittadini. Un impegno preso a suo tempo e che il presidente del Consiglio Matteo Renzi intende mantenere. Non è un caso dunque che l’iter delle delega fiscale in Parlamento, curata soprattutto del sottosegretario all’Economia Luigi Casero, stia procedendo in modo spedito. E dopo le novità riguardanti il 730 inviato direttamente a casa dei contribuenti, ora come detto, l’attenzione si sta concentrando tutta su Equitalia. Allo studio infatti ci sarebbe una riforma radicale dell’ente di riscossione, che potrebbe nel tempo cambiare la sua stessa natura.

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Una riforma tra l’altro auspicata dagli stessi dipendenti dell’ente, da troppo tempo diventati una sorta di parafulmine fiscale che raccoglie gli strali di tutti i contribuenti, senza tenere in debita considerazione il fatto che alla fin fine Equitalia non fa altro che applicare le leggi che di volta in volta il Parlamento approva. Ed è dunque proprio in Parlamento che si sta cercando di riscrivere le regole del gioco. Per il momento si tratta ancora di voci e indiscrezioni, ma le notizie che filtrano sui possibili progetti di riforma sono sufficienti a immaginare cambiamenti epocali. Equitalia, in sostanza, potrebbe, da nemico numero uno dei cittadini, trasformarsi in una sorta di “casa del contribuente”, un’istituzione cioè non più dedita solo alla riscossione, ma anche al pagamento, ad esempio, dei debiti della pubblica amministrazione verso privati e imprese.

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Un luogo dunque di compensazione delle dispute tra contribuenti e Stato, con Equitalia che, grazie a competenze ampliate, potrebbe  accedere alle banche dati delle altre amministrazioni finanziarie, svolgendo così un ruolo di mediazione e di controllo preventivo che consentirebbe in futuro di evitare ad esempio nuovi casi di “cartelle pazze” che tanto hanno fatto infuriare i contribuenti. In ogni caso, in capo all’ente di riscossione resterebbe sempre il compito di reprimere l’evasione fiscale, ma con strumenti più mirati, e soprattutto meno repressivi, soprattutto nel caso di infrazioni di entità contenuta.

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In questo senso, una novità a cui si starebbe lavorando,come rivelato dal quotidiano La Repubblica, prevederebbe lo stop alle cartelle esattoriali per debiti fino a 2.000 euro. In questi casi si agirebbe in maniera più soft, con reiterati inviti al contribuente a mettersi in regola, riservando l’opzione della cartella solo come ultima ratio. Non è ancora chiaro quale impatto economico potrà avere un provvedimento di questo tipo,visto che nel 2013, a fronte di un gettito riscosso da Equitalia pari a circa 7,1 miliardi di euro, il 90% degli interventi era per posizioni debitorie superiori ai 5mila euro.

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In ogni caso, qualunque fosse l’entità economica di una tale iniziativa, resterebbe il fatto che ci sarebbe un alleggerimento delle situazioni di tanti contribuenti con debiti contenuti, per i quali potrebbero scomparire anche provvedimenti più restrittivi, come il fermo dell’auto e il pignoramento del conto corrente. A tutto ciò poi si deve aggiungere la volontà, espressa più volte da vari esponente del governo, di rivedere anche l’assetto societario di Equitalia. Oggi l’ente di riscossione è controllato al 51% dall’Agenzia delle entrate e al 49% dall’Inps. L’idea sarebbe quella di creare un’agenzia a sé stante con compiti specifici di riscossione. Vedremo dunque neiprossimi giorni quali saranno le proposte definitive che verranno presentate in Parlamento.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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