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Agenzia delle entrate e funzionari illegittimi: ecco le conseguenze

La decisione della Consulta, che ha bocciato le norme “salva dirigenti”, metterebbe a rischio il funzionamento stesso del fisco italiano

Sta avendo ripercussioni inattese la sentenza della Corte Costituzionale che ha difatti bocciato le norme “salva dirigenti”, che hanno permesso in questi ultimi anni di conferire ruoli dirigenziali a funzionari dell’Agenzia delle entrate senza l’espletamento di normali concorsi. Una scelta fatta a suo tempo per cause di forza maggiore e con urgenza, condizioni straordinarie che però, a giudizio della Consulta, si sono prolungate per un tempo ingiustificato, portando alla clamorosa decisione di bocciare i provvedimenti, ovvero i decreti legge, che avevano avallato tale procedura. Ora però c’è il rischio concreto che partano una serie di ricorsi per richiedere la nullità degli atti firmati da questi dirigenti pro tempore, giudicati illegittimi. Vediamo allora quali sono le conseguenze più immediate che la sentenza 37/2015 potrà avere sul funzionamento stesso della nostra amministrazione fiscale e quali contromisure si stanno studiando.

1 - Orlandi, attività a rischio

Blocco delle attività “per mancanza di leve di comando”: è questo il vero e proprio allarme lanciato da Rossella Orlandi, direttrice dell’Agenzia delle entrate, secondo la quale la decisione della Consulta rischia di mettere a repentaglio l’efficienza stessa della nostra macchina fiscale. D’altronde ad essere dichiarati illegittimi con la sentenza dei giudici costituzionali sono circa 800 dirigenti pro tempore, su un totale di circa 2.100 unità. Stiamo parlando dunque di più di un terzo di funzionari apicali, per i quali non solo si paventa l’annullamento degli atti firmati in passato, ma si conferma anche l’impossibilità ad avallare qualsiasi altro atto per il futuro. Di qui la richiesta urgente della Orlandi, affinché sulla vicenda intervenga il governo con un provvedimento ad hoc.


2 - Le rassicurazioni di Padoan

Le richieste dell’Agenzia delle entrate sono state subito accolte con attenzione dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, il quale si è affrettato a garantire un tempestivo intervento dell’esecutivo sul tema dei dirigenti illegittimi. Il numero uno di Via XX Settembre, dopo aver sottolineato che in effetti il lavoro dei dipendenti del Fisco non sia stato“certamente facilitato dalla pronuncia della Consulta”, si è affrettato anche a precisare che la legittimità di tutti gli atti firmati finora da questi funzionari, “non è in discussione”. Nell’occasione ha poi assicurato che il governo sta studiano una soluzione che risolverà alla radice il problema.

3 - Ricorsi, quella breccia che può essere aperta

Di parere nettamente opposto a quello del ministro Padoan, che come accennato giudica del tutto inattaccabili gli atti firmati in passato dai dirigenti dichiarati ora illegittimi dalla Consulta, sono invece molti tecnici che operano nel campo fiscale. Facendo infatti riferimento a una serie di sentenze del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato, potrebbero infatti ravvisarsi gli estremi per chiedere, in determinate circostanze, l’annullamento di decisioni di dirigenti dell’Agenzia delle entrate adottate nell’esercizio “provvisorio” del proprio ruolo. C’è dunque da attendersi l’arrivo di numerosi ricorsi che chiederanno di mettere sotto la lente di ingrandimento le decisioni in questione, e non è così scontato che i giudici tributari daranno ragione all’Agenzia delle entrate.

4 - Il segreto di un ricorso valido

Tra i contribuenti intenzionati ad impugnare le decisioni adottate dai dirigenti dell’Agenzia delle entrate dichiarati ora illegittimi, la domanda che circola in queste ore riguarda le caratteristiche che dovrebbe avere un ricorso che possa avere successo. E allora bisogna sgombrare il campo da qualsiasi dubbio: innanzitutto i ricorsi in questione devono essere stati già presentati, e devono riguardare appunto atti, riferibili a dirigenti ora dichiarati illegittimi, che a suo tempo presentavano estremi di annullabilità. In più, bisogna che già a suo tempo, ovvero al momento della presentazione del ricorso, tra le motivazioni che spingevano alla richiesta dell’annullamento dell’atto, fosse stata inserita quella riguardante appunto la nomina illegittima del dirigente firmatario. Ricorsi che avessero dunque queste caratteristiche, potrebbero avere, come più sopra ricordato, non poche speranze di essere accolti. Sempre che nel frattempo il governo non intervenga a chiarire in maniera drastica e definitiva l’intera situazione. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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