StartUp, come trovare i soldi senza andare in banca
Economia

StartUp, come trovare i soldi senza andare in banca

Raccolti 2 milioni di euro in un anno. Ecco come funziona la piattaforma SiamoSoci

È possibile trovare centinaia di milioni di euro presentando la propria idea di business su un sito web? Qualcuno potrebbe non crederci, ma succede. Anche in Italia. Si chiama crowdfunding, il finanziamento che viene dalla “folla”: è un fenomeno che sta crescendo ovunque nel mondo in un momento di restrizione generalizzata del credito bancario.

Un solo dato: la più antica piattaforma del mondo, l’australiana ASSO, dal 2007 ha raccolto quasi 130 miliardi di dollari e il oltre il 60% sono arrivati da investitori non professionali. Sì, 2007. Perché la parola crowdfunding è stata “inventata” solo nel 2006 da Michael Sullivan. E da allora è stato un crescendo. Che raggiungerà un apice significativo nel prossimo gennaio, quando negli Stati Uniti entrerà in vigore il JobsAct, il riconoscimento legale del crowdfunding non solo per le start up ma anche per le pmi. Si prevede che nei prossimi due anni si potrebbero liberare negli Usa circa 3 miliardi di dollari di energie finanziarie.

Il momento, quindi, è maturo. Anche in Italia il Decreto Sviluppo bis introduce la possibilità del finanziamento attraverso piattaforme internet. Gli sviluppi possibili sono al centr della prima convention italiana sul tema, ‘Crowdfudture’, a cui partecipano pionieri nazionali e internazionali del finanziamento diffuso grazie a piattaforme Internet. Tra queste c’è SiamoSoci , il primo sito italiano di social investing che compie un anno con risultati più che soddisfacenti: 831 startup iscritte, oltre 100 pronte al seed (cioè il seme del primo finanziamento), alcuni importanti finanziamenti (come RisparmioSuper, Styloola, Geomercato) per un raccolta totale di quasi 2 milioni di euro e un importante ‘exit, cioé la vendita di Viamente a una società americana per 4,5 milioni di dollari.

SiamoSoci funziona come un marketplace, una piazza dove le start up si mettono in mostra e gli investitori, privati o aziende, scelgono che cosa ‘comprare’ .

Come funziona? La start up si registra sul sito e pubblica che cosa vuol fare (l’idea), come (il business plan) e con chi (il team), aggiunge un video e tutti i documenti utili per farsi apprezzare. Gli investitori, dopo essersi registrati, hanno accesso a questi dati e possono valutare l’impresa che ritengono più interessante e promettente. "Di fatto raccogliamo le manifestazioni di interesse di un piccolo numero di potenziali investitori", racconta uno dei fondatori, Dario Giudici. "Di solito sono non più di 5/6 soggetti disposti a coprire il 10-20% del capitale della startup. Che decide quali nuovi soci accogliere in base ai contatti che si sviluppano e alle affinità".

Di solito è la startup a indicare quanti soldi intende raccogliere. Quando si raggiunge la somma, si chiude il round. L’imprenditore si incontra con gli investitori, firma l’accordo di investimento, i business angel versano i soldi e rilevano le quote. "È un sistema che funziona sia per le start up, che trovano visibilità e opportunità di incontro reali, sia per gli investitori". In qualche caso sono anche piccoli risparmiatori che piuttosto che puntare sull’incerto mercato mobiliare, preferiscono mettere anche piccole cifre su un’idea che, se funzionante, può dare ottimi rendimenti.

Ma ci sono anche le aziende, ricorda Giudici, attente alle opportunità di innovazione a basso costo offerte dalle start up. In qualsiasi settore: "La nostra piattaforma non fa alcuna discriminazione rispetto al settore di attività, purchè ci sia un forte contenuto innovativo". Se manca qualcos’altro, la piattaforma propone anche una serie di servizi per arrivare a posto all’incontro con l’eventuale investitore (dal commercialista al designer, dall’assistenza tecnologica  a quella commerciale). Ma l’idea dovete mettercela voi. Se c’è ed è buona, le probabilità che i soldi arrivino sono buone.

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