Startup Weekend: il primo pitch non si scorda mai
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Startup Weekend: il primo pitch non si scorda mai

Lo Startup Weekend è uno di quegli eventi che non puoi perdere se vuoi fare lo startupper. Attraversa tutto il mondo e lo scorso venerdì ha fatto tappa per cinquantaquattro ore nel capoluogo lombardo. Io non ci ho …Leggi tutto

Presentazione Finale Startup Weekend

Lo Startup Weekend è uno di quegli eventi che non puoi perdere se vuoi fare lo startupper. Attraversa tutto il mondo e lo scorso venerdì ha fatto tappa per cinquantaquattro ore nel capoluogo lombardo. Io non ci ho creduto fino all’ultimo:”No dai, ma figurati se si può davvero dare vita ad una startup in così poco tempo”, mi sono detta quando mi stavo iscrivendo. Però, avendo un’idea che sogno di realizzare da tempo, ho deciso di partecipare, così da poter ricevere i primi feedback per poterla migliorare, essendo certa di non essere selezionata. I tre giorni che ho vissuto sono andati in maniera decisamente diversa.

Venerdì sera all’ingresso mi chiedono se voglio presentare o no il mio potenziale progetto, così io, dopo un primo tentennamento, mi decido a provarci e ridendo rispondo:”Al massimo faccio una figuraccia e me ne torno a casa”. Mi vengono dati dei bigliettini colorati, nel mio caso verdi perchè facente parte dei “non tech”, che servono a noi partecipanti per votare le idee che preferiamo e che, appunto, ci distinguono gli uni dagli altri a seconda del profilo. Entro nella sala della presentazione e mi trovo davanti circa duecento persone di diverse nazionalità, tra cui molti navigati imprenditori. E lì, la tensione inizia a farsi sentire per davvero, non voglio più presentare la mia idea, mi tremano le gambe, non ho nemmeno preparato un minimo il pitch:”Cosa mi è mai venuto in mente di partecipare con la mia idea allo Startup Weekend, potevo scegliere un evento più piccolo, più tranquillo, mannaggia a me”, mi ripeto fino a che non chiamano il mio nome. Ok, non posso più tirarmi indietro, è il mio turno.

Microfono acceso, tutti gli occhi addosso, un minuto di tempo per catturare l’attenzione e convincere i partecipanti dai diversi profili (tra cui designer, programmatori, legali, business developer) a partecipare alla costruzione della mia idea. Fin dalle prime parole capisco che effettivamente sto riuscendo nel mio intento, tutti mi ascoltano incuriositi, magari la mia presentazione sta piacendo. Finiti i sessanta secondi ne ho la conferma, perchè  vengo accompagnata da un applauso caloroso. Di certo non mi faccio l’illusione che il mio progetto venga selezionato tra i quattordici che, su sessantacinque presentati, verranno scelti dal pubblico e veramente realizzati, però almeno sono contenta del mio primo pitch, è andato bene, ho preso sicurezza, ho convinto le persone a prestarmi attenzione e forse le ho davvero interessate per un minuto.

No, non forse. Le ho davvero interessate per un minuto. Lo scopro quando la mia idea riceve tantissimi bigliettini di tutti i colori (e dunque tantissimi voti) e mi porta ad essere selezionata per la sua realizzazione nelle restanti ore del weekend. E io che avevo deciso di partecipare all’evento tanto per divertirmi, conoscere persone nuove e chiedere consigli. Detto fatto si forma il team, che copre eterogeneamente tutte le aree necessarie per creare una vera azienda, dalla parte finanziaria a quella tecnica, da quella di business a quella creativa.

Ci immergiamo due giorni ininterrottamente sul progetto, ospitati nelle ampie sale del Talent Garden, facendo notte fonda anche se gli occhi sono gonfi e la stanchezza tanta. Tutto questo per arrivare con una presentazione finale domenica pomeriggio davanti ad una giuria di esperti. Siamo dodici sconosciuti intorno ad un tavolo, ma ci ammalgamiamo subito, ci rispettiamo, ci aiutiamo profondamente e siamo complici. Che strano effetto vedere altre undici persone che ci mettono così tanta passione per realizzare un’idea che è tua, disposti a tornare a casa alle tre del mattino per farti arrivare al pitch finale pronto e carico.

Domenica pomeriggio, durante la presentazione, siamo addirittura in grado di mostrare un prototipo del progetto, cosa che ci rende profondamente orgogliosi. Il primo posto viene assegnato a Bon Appetour, piattaforma che mette in contatto i viaggiatori in giro per il mondo con le persone locali, permettendo ai primi di non sprecare l’opportunità di assaporare i piatti tipici del posto, evitando così i ristoranti turistici. Il secondo premio va a Donee Donee, supporto digitale che aiuta nella scelta dei regali personalizzati per parenti e amici. Infine, Cook Eat, servizio che consente all’utente di creare un menu culinario ad hoc a seconda dei gusti e di farselo consegnare a domicilio, si aggiudica il terzo gradino del podio. Ciascuno di loro vince così un diverso numero di giorni gratuiti al Talent Garden. Anche se non siamo stati selezionati tra i finalisti, sono profondamente convinta che si siano visti l’entusiasmo e l’energia che Vittorio, Azzurra, Andrea, Gianugo, Silvia, Isabelle, Giorgio, Marco, Fabio, Dario, Christian ed io ci abbiamo messo per dare vita, anche se ad uno stato molto embrionale, ad una vera e propria startup.

Dopo questi tre giorni folli ho capito ancora di più l’importanza di partecipare ad eventi di questo tipo, perchè è un’opportunità davvero preziosa per confrontarsi con investitori, giornalisti, imprenditori e fondatori di acceleratori, insomma persone che hanno pareri troppo autorevoli in campo per lasciarseli sfuggire.

Me ne torno a casa dopo il weekend stremata, con circa duecento conoscenti in più, l’influenza, una grande soddisfazione, tanti contatti su Linkedin e Facebook aggiunti, alcuni numeri di telefono scambiati (e dunque bei messaggi mandati), diverse foto, qualche video, un pacco di bigliettini da visita, non so quante strette di mano e due pitch fatti.

Il bello, quello vero, inizia ora che abbiamo deciso di portare avanti il nostro progetto, con la forte intenzione di trasformarlo in realtà nel giro di qualche mese e non permettere che rimanga semplicemente il gioco divertente di un bel weekend. Devo ammettere che, sì, il mio primo pitch mi ha portato fortuna.

 

 

 

 

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Elena Lavezzi

Nata nel 1987 in Piemonte, mi sono trasferita a Milano per studiare Economia Aziendale all’Universitá Bocconi. Dopo la laurea, ho lavorato un anno tra l’Italia e gli Stati Uniti in diversi contesti professionali. Ho deciso poi di frequentare un Master di Marketing alla ESCP Europe, che mi ha portata a vivere tra Londra e Parigi. Ho ancora negli occhi il fascino misterioso del Marais, ma ho capito che non posso trascorrere periodi troppo lunghi  lontana dalla Madonnina. Attualmente faccio parte del team di una start-up.

Dalla grande passione per la radio nasce "Start Up The Volume", il format di Radio Bocconi interamente dedicato al mondo delle start-ups.

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