Start up, Passera e il rapporto Treviso
Economia

Start up, Passera e il rapporto Treviso

Il ministro dello Sviluppo economico presenta il rapporto della sua task force. Che rischia di restare un libro dei sogni se non ci saranno presto provvedimenti a favore delle nuove imprese

Sono passati poco più di 100 giorni da quel 26 maggio in cui il ministro dello Sviluppo economico salì, in maniera inusuale, fino a Ca Tron, terra fertile in provincia di Treviso, per “ascoltare”, come disse lui stesso in versione informale (niente cravatta e maniche di camicia rivoltate), i problemi, le esigenze e le richieste del mondo delle startup. Lo fece in casa di un imprenditore seriale come Riccardo Donadon, patron di H-Farm, un “allevamento” di imprese innovative in piena campagna che ha attirato le attenzioni e il sostegno, tra gli altri, di un imprenditore atipico come Renzo Rosso.

Cento e passa giorni dopo le risposte non ci sono ancora. Forse non potevano esserci. Ma l’attesa creata è grande. Giovedì 13 settembre Corrado Passera tornerà in Veneto ma potrà solo portare il rapporto conclusivo della task force sulle start up da lui stessa voluta e fare nuovi annunci e promesse dopo che Alessandro Fusacchia, che l’ha coordinata, avrà presentato le conclusioni dei lavori. I “magnifici 13” (Donadon è tra loro) sono al lavoro da aprile per disegnare l’ecosistema ottimale per le start up e, quindi, per la crescita economica, dal fisco agli atteggiamenti culturali. Da bravi esperti, però, sanno che non tocca a loro indicare le priorità e le modalità di attuazione. Questo è compito della politica e dei politici. Che devono decidere che cosa fare subito e come farlo per avvicinarsi quanto più possibile al mondo ideale disegnato dagli addetti ai lavori che, a dire il vero, non sprizzano ottimismo. Da mesi si rincorrono chiacchiere e promesse. E quando si tratta di concludere, si finisce nella palude della burocrazia e delle mediazioni continue.

Sembrava che settembre dovesse essere l’inizio della svolta ma nulla è stato deciso finora, tra consigli dei ministri in forma di seminario e rinvii per impossibilità procreandi. Per questo adesso in pochi credono che la prossima riunione di governo possa portare qualcosa di concreto. Esemplare la vicenda della nomina del direttore generale dell’Agenzia Digitale , che dovrebbe attuare l’Agenda Digitale che ancora non c’è . Classico rally: parte il totonomine, poi si annuncia un avviso pubblico di ricerca, quindi si brucia la candidatura di Stefano Parisi con un’interrogazione parlamentare al vetriolo. E tutto si perde fra telefonate e incontri più o meno riservati. Intanto le settimane passano e il livello di ossigeno per questo governo cala. Per non dire del non tanto sotterraneo braccio di ferro fra Passera e il collega dell’Istruzione.

I provvedimenti a favore delle startup, si dice, dovrebbero entrare in un più ampio decreto Digitalia. Ma da giorni circola sul web una bozza di provvedimento in cui di tutto si parla tranne che di startup, che come abbiamo visto sono un cavallo di battaglia del ministro dello Sviluppo economico. Sarà per questo che i malpensanti si son fatti l’idea che quelle bozze siano uscite da via Arenula, sede del Miur di Profumo? Intanto gli startuppisti continuano a creare le società in Gran Bretagna e cercare i soldi con metodi innovativi (il crowfunding fuorilegge in Europa ma di fatto già praticato), augurandosi quasi che il governo faccia il meno possibile per evitare di mettere i bastoni fra le ruote di un carro che comunque cammina, perché non viaggia nei ristretti sentieri italiani.

Giovedì molti andranno in gita a Treviso con la speranza di non ascoltare solo un bel libro dei sogni. Perché, si sa, rararmente i sogni si realizzano.

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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