Start up, 10 mosse per crearne una
Economia

Start up, 10 mosse per crearne una

Dall'idea ai contratti di lavoro agevolati. Ecco come creare un'impresa innovativa contando sulle agevolazioni previste dal decreto sviluppo 2012

È il momento giusto per fare una start up. Il governo ha previsto una serie di agevolazioni per le imprese innovative (anche per quelle già esistenti ma con un fatturato inferiore ai 5 milioni annui), che dovrebbero diventare legge entro la fine dell’anno. E ci sono poi alcuni strumenti, qualche buona abitudine e un po’ di cose utili da sapere per partire con il passo giusto. Ecco le 10 mosse per fare start up con successo.

1. Coltivare le idee.  Sono la benzina delle start up. Quindi leggere (il manuale più completo in italiano è Start-up. La guida completa per chi vuole mettersi in proprio e creare da zero un'impresa di successo , Franco Angeli), confrontarsi, socializzare. La start up non è un atto solitario. Quindi frequentate i gruppi, a partire da quelli su Facebook e Linkedin.

2. Mettersi in gioco. Sono tanti i modi per passare dalle parole ai fatti. Può essere utile entrare in un progetto di sviluppo di imprese innovative (InnovactionLab o StartUpInitiative sono due esempi) o partecipare a una gara. Si, ci sono anche le competizioni per startupper.

3. Fare società. Un’idea resta tale fino a quando non assume una forma legale che la può adeguatamente rappresentare. Nasce a questo punto l’impresa. La registrazione della società si può fare online, con un’autocertificazione sul sito della Camera di Commercio. Per le start up innovative non ci saranno diritti di bollo, di segreteria e di iscrizione da pagare (con un risparmio di quasi 500 euro). Da metà agosto si può già fare la Srl semplificata , creata apposta per chi ha meno di 35 anni e vuole avviare un’impresa. I costi sono ridotti (dovrebbero bastare meno di 1000 euro) ma anche il capitale previsto (10 mila euro al massimo). È uno strumento per chi vuole muovere i primi passi senza rischiare molto.

4. Decidere il capitale. Quanta consistenza si intende e si può dare alla società? Bisogna deciderlo prima della costituzione, perché va versato almeno il 25% del capitale sociale se si ha un socio, il 100% se si è soli. Il notaio costa almeno 1.000 euro più le spese per la vidimazione dei libri (circa 400 euro)

5. Fare i conti. Creata la società, c’è da gestire la contabilità. I costi cambiano con il volume di affari ma per il commercialista bisogna prevedere almeno 10 mila euro l’anno. Se si è costituita una spa, ci sono anche 20 mila euro per il collegio sindacale.

6. Avere un piano. Senza un business plan non si va da nessuna parte. È come la mappa del tesoro, e non è facile da compilare. A scriverlo si impara entrando in un “incubatore” o un “acceleratore” di imprese. Oppure si può pagare un consulente, se si è disposti a mettere sul piatto tra i 10 e i 20 mila euro.

7. Trovare uno “sponsor”. Il business plan aiuta a raccontare con efficacia la propria idea e bisogna saperlo fare in pochi minuti (si chiama pitch), per convincere chi potrebbe investire su di voi o chi decide di mettervi sotto la sua ala protettrice. Un business angel, appunto. O un incubatore. Con le nuove regole la loro presenza al vostro fianco sarà necessaria per accedere al crowfunding (vedi punto successivo) e per “certificare” la bontà del vostro progetto.

8. Cercare i soldi. Chi li ha già trovati dice che alla fine non è la cosa più difficile… Ma quando si cercano, è dura. L’incontro con il venture capitalist, prima o poi, è necessario. Trattare con chi lavora tutti i giorni con numeri e bilanci non è facile. Avere un buon consigliere aiuta. Come anche un pizzico di fortuna. Il decreto sviluppo prevede adesso la possibilità di trovare finanziatori, anche piccoli, attraverso siti internet: è quello che in gergo si chiama crowfunding. Gli investimenti sulle start up saranno stimolati anche con un vantaggio fiscale fino a un massimo di 500 mila euro per i privati (con una detrazione del 19% dell’importo) e di 1,8 milioni per le aziende (con detrazione del 20% e permanenza di 2 anni).

9. Avere i dipendenti come soci. Arrivano i contratti flessibili per le start up e soprattutto ci sarà la possibilità di far partecipare i dipendenti al capitale della società. Si potranno fare assunzione a 36 e 48 mesi, prima che diventino contratti a tempo indeterminato, con un’esenzione previdenziale significativa. A chi lavora potranno essere date stock option come parte della retribuzione e fino al 30% del capitale saranno esentate dal prelievo fiscale. Un incentivo ad assumere e avere un rapporto di lavoro più…”partecipativo”.

10. Prepararsi a uscire. Le start up hanno un loro ciclo di vita. Non bisogna “affezionarsi” troppo. Quando funzionano, va messa nel conto l’exit, cioè la vendita. Cosa che in Italia succede ancora raramente. Spesso non funzionano e ciò non deve costituire un dramma. Tanto è vero che con le nuove regole previste dal decreto sviluppo bis fallire dovrebbe essere più semplice. E non più infamante.

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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