Spagna-Italia, perché Madrid piace più di Roma
Economia

Spagna-Italia, perché Madrid piace più di Roma

Maggiore stabilità politica, mercato del lavoro più flessibile ma anche un aiutino a Rajoy da Bruxelles. Ecco le ragioni per cui lo spread sui titoli di stato iberici è inferiore a quello dei Btp

Circa 260 punti per Roma e 250 per Madrid. Sono i differenziali d'interesse (spread) che oggi separano i titoli di Stato tedeschi con scadenza decennale (i Bund), dai Buoni del Tesoro italiani (i Btp) e da quelli spagnoli (i Bonos) di uguale durata.

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Da qualche giorno, le obbligazioni governative iberiche stanno dunque nuovamente vincendo la gara al ribasso sugli spread, ingaggiata con i nostri titoli di stato. Segno evidente che gli investitori internazionali, almeno in questo momento, considerano il debito pubblico di Madrid meno rischioso di quello del governo di Roma e sono disposti a incassare sui Bonos spagnoli un tasso d'interesse minore, pagando un prezzo leggermente più alto per comprarli. Per quale motivo? Il recente sorpasso (giunto dopo un lungo periodo di prevalenza dei Btp italiani), secondo gli economisti e gli operatori dei mercati ha diverse ragion d'essere. Eccole di seguito nel dettaglio.

INSTABILITA' POLITICA

Mentre a Madrid il governo di Mariano Rajoy , un monocolore di centrodestra, rimarrà probabilmente in carica fino a fine mandato (cioè fino al 2015), a Roma l'esecutivo guidato da Enrico Letta sta già traballando sotto i colpi dei conflitti scoppiati nella strana maggioranza Pd-Pdl che lo sostiene. Il tutto, mentre il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, è già impegnato a preparare la Legge di Stabilità per il prossimo anno, un appuntamento fondamentale per la politica italiana.

CONTI PUBBLICI

Sul fronte del rapporto deficit/pil, l'Italia è messa molto meglio rispetto alla Spagna, con un disavanzo attorno al 3%, contro il 7% di Madrid. Discorso diverso per il debito pubblico, che nel nostro paese è vicino al 130% del prodotto interno lordo, mentre in Spagna si attesta attorno al 92% (anche se, va ricordato, nel 2007 era di appena il 36% circa ed è esploso nell'ultimo quinquennio). Riguardo ai conti pubblici, però, l'Unione Europea sta usando purtroppo due pesi e due misure. Mentre l'Italia deve rispettare già oggi il rigido parametro dei 3 punti di deficit, Madrid ha tempo fino al 2015 per adeguarsi. Il che, consente al primo ministro spagnolo Rajoy di avere le mani un po' più libere nelle politiche per la crescita.

MERCATO DEL LAVORO

Su questo fronte, in Italia il quadro è abbastanza problematico (con una disoccupazione al 12%) ma in Spagna la situazione è quasi tragica, con un tasso di senza-lavoro del 27%. In Europa, però, viene apprezzata la riforma del welfare ultra-liberalizzatrice approvata dal governo Rajoy, mentre quella ideata in Italia dall'ex-ministro Fornero viene considerata da più parti come un mezzo fiasco. Non a caso, Joerg Amussen, membro tedesco del direttivo della Banca Centrale Europea, in un'intervista odierna a Repubblica, ha indicato le nuove leggi sul lavoro spagnole come un modello da seguire anche per il nostro paese, allo scopo di ritrovare la strada della crescita.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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