Saipem: che fare con le azioni, tra scandali, inchieste e sospetti di insider trading
Economia

Saipem: che fare con le azioni, tra scandali, inchieste e sospetti di insider trading

Ieri la società energetica ha perso più di un terzo del proprio valore a Piazza Affari. Le prospettive per i possessori del titolo

Un crollo del titolo di oltre il 34% e un calo di circa 4,7 miliardi di euro per la capitalizzazione in borsa. Tutto in un solo giorno. Sono i numeri che segnano la disfatta subita ieri a Piazza Affari dalle azioni di Saipem, l'azienda del gruppo Eni attiva nell'esplorazione dei giacimenti petroliferi.

IL GRUPPO ENI IN AFRICA

A provocare il tonfo sul listino, è stato il profit warning (allarme-utili) con cui la società ha previsto una riduzione dell'80% per il risultato operativo del 2013. A ben guardare, però, dietro al crollo dei prezzi c'è ben altro. Innanzitutto, ci sono i timori sugli sviluppi dell'inchiesta giudiziaria che vede l'azienda energetica sotto indagine, per presunte tangenti pagate in Algeria e legate all'aggiudicazione di alcuni appalti.

IL BUSINESS DI SAIPEM NEL MONDO

Poi, c'è un altro episodio che rischia di trasformarsi nell'ennesima vicenda di risparmio tradito, a danno dei piccoli investitori italiani. È la “strana” vendita di titoli Saipem messa in atto dal gruppo Bank of America-Merrill Lynch tra lunedì e martedì scorsi, per conto di un grosso cliente dal nome ancora imprecisato. Inizialmente, si era parlato della casa di gestione Fidelity che però ha smentito di essere l'autore dell'operazione. Resta il sospetto che qualche azionista di peso, conoscendo in anticipo l'arrivo dell'allarme-utili, si sia liberato dei titoli Saipem al prezzo di 31 euro, poco prima che i valori crollassero attorno alle quotazioni attuali (20 euro circa). In questo caso, si tratterebbe di una pratica di insider trading , cioè di un grave reato che consiste nello sfruttamento di informazioni riservate, per mettere in atto delle speculazioni sui mercati.

Se così fosse, i possessori del titolo Saipem avrebbero più di una ragione per arrabbiarsi e per cercare di essere risarciti. In che modo  possano riuscirci, però, è ancora difficile saperlo. I piccoli investitori, senza dubbio, stanno subendo un danno enorme: dopo il crollo di ieri, infatti, il titolo è tornato ai livelli dell'ottobre 2009. Chi lo ha comprato dopo quella data, incassa oggi delle perdite astronomiche, soprattutto rispetto ai massimi toccati dalle azioni Saipem nel settembre scorso, quando erano scambiate a quasi 40 euro.  Purtroppo, è assai improbabile un repentino rimbalzo delle quotazioni, visto che il 2013 sarà un anno molto difficile per la società. La  pensano così molte case d'affari (come Exane, Mediobanca, Credit Suisse, Deutsche Bank, Equita Sim o Kepler) che proprio ieri, nel pieno della bufera, hanno rilasciato sulle azioni Saipem un giudizio neutrale, fissando un prezzo obiettivo (target  price) tra 19 e 25 euro, assai vicino alle quotazioni attuali sul listino

LA CLASS ACTION ALL'ITALIANA

Secondo gli analisti, è bene tenere i titoli nel  portafoglio (visto che il danno ormai è fatto) ma non bisogna neppure farsi illusioni su un veloce recupero dei prezzi. Per i piccoli investitori che vogliono essere risarciti, dunque, la strada da battere potrebbe essere quella di sempre: avviare una causa giudiziaria contro eventuali manager, azionisti di peso o autorità di controllo che hanno provocato  (o non hanno impedito) il tracollo delle azioni. Per adesso, le associazioni dei consumatori e di tutela del risparmio non si azzardano ancora a fare ipotesi e attendono gli sviluppi della vicenda. Se l'inchiesta sull'Algeria o i sospetti di insider trading porteranno al rinvio a giudizio di qualche manager, dentro e fuori la società, la via maestra per i risparmiatori traditi sarà comunque la costituzione come parte civile nei processi.

È invece molto improbabile, se non impossibile, una eventuale class action (cioè un'azione giudiziaria collettiva per la richiesta di un risarcimento in sede civile). Si tratta infatti di uno strumento (entrato in vigore nel 2010) oggi difficilmente utilizzabile dagli azionisti di minoranza di una società (se non in casi particolari). Per legge, infatti, la class action è praticabile dai cittadini che risultano danneggiati dal cattivo funzionamento di un prodotto, da pratiche commerciali scorrette (anche da un prospetto informativo falso) oppure dalla violazione di diritti contrattuali. Nella vicenda di Saipem, però, non ci sono in ballo contratti o prospetti informativi. Ci sono soltanto, si fa per dire, i sospetti di mazzette e di speculazioni finanziarie illecite.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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