Città al buio, perché farebbero risparmiare agli italiani
Economia

Città al buio, perché farebbero risparmiare agli italiani

Secondo Cottarelli, commissario alla spending review, l'Italia potrebbe spendere 200 milioni di euro in meno ogni anno

L'Italia indebitata non può più permettersi i lampioni accesi tutta la notte.

A questa conclusione è giunto Carlo Cottarelli, il noto commissario alla spending review, ossia il super consulente del governo che indica di volta in volta dove tagliare la spesa pubblica.

L’ultima trovata è quella di spegnere le luci "non necessarie" nelle città. Una soluzione che permetterebbe di risparmiare 100 - 200 milioni di euro nell'immediato.

LA SPENDING REVIEW E I PROBLEMI DI COTTARELLI

Una boutade? E cosa intende il commissario per luci "non necessarie"?Panorama.it lo ha chiesto a due esperti del settore, Roberto Casari e Daniele Diacci, rispettivamente presidente e responsabile pubblica illuminazione di CPL Concordia, una multiutility modenese attiva in Italia e all’estero (1.800 addetti, 70 società controllate e un fatturato consolidato di quasi mezzo miliardo di euro nel 2013).

"Cottarelli ha ragione, ma si può risparmiare molto di più facendo scelte di efficientamento energetico senza per questo spegnere l’illuminazione pubblica" spiega Casari. "Efficientare - prosegue - non vuol dire spegnere i centri luminosi, ma vuol dire usare i centri luminosi per mettere la luce giusta, nei posti giusti al variare delle ore notturne".

In Italia non vige alcun obbligo di avere un servizio di illuminazione pubblica. Nei giardini pubblici, nelle piste ciclabili, nelle zone industriali è quindi possibile spegnere i lampioni per certe ore della notte ed eventualmente accenderla su richiesta con sensori di presenza.

Nelle località turistiche stagionali, inoltre, è possibile spegnere o limitare l’accensione dei centri luminosi nei periodi di assenza di turisti. Del resto gli sprechi nei comuni non mancano.

"Basti pensare ai candelabri con più centri luminosi che, a causa dell’interferenza reciproca, fanno poca più luce rispetto a un solo punto di illuminazione" aggiunge Diacci. Un altro esempio? "Le rotonde illuminate da torri faro - prosegue l’esperto -  che, più sono alte, più consumano energia elettrica: sostituendole con impianti meno energivori si possono raggiungere risparmi anche del 90%. Penso anche alle lampade a basso rendimento, che continuano a illuminare parti delle nostre città".

Da qualche parte, però, qualcosa è già cambiato nella direzione indicata da Cottarelli. Ravenna, ad esempio, da inizio anno sta sostituendo i suoi 37.000 centri luminosi con Led nuovi, che porteranno a una riduzione del 50% dei consumi; stessa soluzione a Milano in vista dell'EXPO del 2015.

Le città più buie sono meno sicure? "Sì e no" concludono i due esperti. "L’illuminazione pubblica - spiega Diacci - si può spegnere o modulare, ma solo dopo un’attenta valutazione dei rischi con le amministrazioni comunali e, a valle, della scelta di eventuali misure di sicurezza da adottare".

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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