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Economia

Reddito: per due famiglie su tre non basta

Le fasce più colpite secondo Bankitalia: giovani e affittuari, soprattutto se il capo famiglia è operaio, pensionato, disoccupato o impiegato part time

In Italia aumentano i poveri mentre i ricchi sono sempre più ricchi. È questa la conclusione che si può trarre da due recenti studi di Bankitalia (qui e qui gli originali in pdf), secondo cui per due famiglie su tre il reddito non è sufficiente. Vent’anni fa erano il 40%.

Ma prima di snocciolare i dettagli della ricerca, occorre fare una doverosa premessa: i dati di Via Nazionale arrivano al 2010.

La fotografia scattata è di due anni fa. Facile immaginare, quindi, che sia peggiorata nei due anni successivi e nei primi mesi di quest’anno. E forse non di poco: l’Italia è ancora in profonda recessione e a stento riuscirà a rialzarsi nei prossimi mesi.

Ma torniamo ai dati. A soffrire la crisi, ovviamente, sono le fasce più deboli e i giovani. L'incremento, spiega Bankitalia, "è più diffuso per i nuclei che vivono in affitto, in cui il capo-famiglia è operaio oppure disoccupato, pensionato, impiegato a tempo parziale".

Chi perde il lavoro, poi, ha appena sei mesi per mantenersi a livello della linea di povertà: nel 2010 era questa la condizione per il 9% delle famiglie italiane con un reddito basso. Fra i giovani la percentuale sale addirittura al 15% e al 26% per gli affittuari.

Nello stesso periodo la concentrazione della ricchezza ha ripreso a crescere, proseguono gli esperti di Via Nazionale.

La quota di ricchezza netta detenuta dal 10% più ricco, spiega il documento, è risalita tra il 2008 e il 2010 dal 44 al 46,1%, "così come quella posseduta dall'ultimo quartile è aumentata dal 54,9 al 58,3%".

Di conseguenza tra i più ricchi e i più poveri si è creato uno scarto di 37 punti percentuali, in aumento di 12 punti negli ultimi 20 anni.

E per i più poveri diventa sempre più difficile se non impossibile risparmiare, "in presenza di una marcata contrazione del reddito disponibile e del contestuale obiettivo di contenerne l'impatto sul proprio tenore di vita".

Del resto la percentuale di nuclei che consuma più di quello che guadagna è aumentata di quasi tre punti fra il 2008 e il 2010 fino a raggiungere il 22%, mentre la propensione al risparmio dall'inizio della crisi nel 2007 è calata di 4 punti percentuali.

Non solo. La quota di famiglie che ritengono di avere effettive possibilità di risparmio, conclude Bankitalia, si è collocata su livelli storicamente bassi: intorno al 30% dalla metà dello scorso decennio, mentre era sul 50% all'inizio degli anni ’90.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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