Prezzi benzina, ecco perché ricominciano ad aumentare
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Economia

Prezzi benzina, ecco perché ricominciano ad aumentare

I rincari sono frutto di un accordo dei Paesi dell’Opec che hanno deciso un taglio della produzione di petrolio

Tutto come previsto verrebbe da dire: i prezzi di benzina e diesel hanno ripreso infatti in questi giorni a salire, seppur di poco, e questo per effetto dell’accordo raggiunto in seno all’Opec da alcuni dei più grandi produttori di petrolio al mondo e che controllano circa il 40% di tutto il mercato. Un accordo necessario, soprattutto a colossi produttivi come Arabia Saudita e Venezuela, alle prese con pesantissimi problemi di bilancio interno, e che cercano di correre ai ripari proprio puntando a un rialzo delle quotazioni del greggio.

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Dunque quella che rappresenta una buona notizia per qualcuno, si trasforma come sempre accade, in un brutto affare per qualcun altro, nel caso specifico per gli automobilisti italiani, che hanno visto il listino dei carburanti ricominciare a correre. Gli ultimi aggiornamenti sui prezzi, elaborati dalla Staffetta Quotidiana, raccontano di una benzina che al self service viaggia intorno a 1,46 euro per litro, ossia circa un centesimo in più di venerdì, mentre la stessa verde servita fa segnare un prezzo intorno a 1,56 euro. Per il diesel invece, il “fai da te” registra prezzi intorno a 1,30 euro, sempre al litro, mentre la versione “servito” si attesta intorno a 1,41 euro. Infine per il Gpl al momento i prezzi medi fanno segnare un 0,537 euro per litro, mentre per il metano si spende intorno a 0,97 euro per chilogrammo.

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In realtà, molti analisti del settore, prevedono che se la citata strategia di taglio della produzione, decisa ad Algeri dai big dell’Opec, dovesse andare in porto, potremmo assistere nei prossimi mesi ad un rialzo medio del costo del barile di petrolio dell’ordine di 10 dollari. Un rincaro, che avrebbe ricadute sui listini dei nostri carburanti molto più sostanziosi, dell’ordine di 10-15 centesimi. Insomma, la corsa dei prezzi è appena iniziata, e se dovesse effettivamente continuare, potrebbe condurre la benzina dagli attuali 1,40 euro per litro a 1,55, mentre per il gasolio si potrebbe andare dagli attuali 1,30 euro verso 1,45. Valori che farebbero dunque schizzare verso l’alto il costo di un pieno.

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E a poco servirebbe la consolazione che, in tempi neanche tanto lontani, ossia nel 2012, i prezzi di benzina e gasolio facevano registrare picchi rispettivamente di 1,90 e 1,80 euro al litro. D’altronde erano i periodi in cui il costo di un barile di greggio aveva toccato punte dell’ordine di 100-110 dollari, mentre oggi, partendo da un livello attuale intorno a 45 dollari, gli Stati dell’Opec interessati ad un adeguamento verso l’alto dei prezzi, si accontenterebbero di poter arrivare a quota 55 dollari. Vedremo come si comporterà il mercato nelle prossime settimane, soprattutto tenendo conto delle reazioni che potranno avere i grandi produttori che sono fuori dall’Opec, tra i quali ci sono colossi del calibro di Russia, Stati Uniti, Norvegia e Messico, che potrebbero approfittarne per aumentare la propria produzione, annullando gli effetti dei tagli estrattivi decisi dalla stessa Opec.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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