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Economia

Prezzi benzina, ecco come abbiamo risparmiato 8 miliardi

Sono gli effetti positivi del calo del costo del petrolio, anche se rimangono ancora inefficienze della rete distributiva

Gli automobilisti italiani nel 2015 e nei primi mesi del 2016 hanno risparmiato sulla spesa per carburanti qualcosa come 8 miliardi di euro rispetto all’analogo periodo precedente. È questo uno dei dati più rilevanti emersi dalla relazione annuale dell’Unione petrolifera, che ha spiegato questa dinamica positiva soprattutto con il crollo del prezzo del petrolio. Una discesa del costo del greggio che ha favorito soprattutto i proprietari di vetture diesel, che hanno potuto contare su risparmi complessivi pari a circa 6 miliardi di euro, a cui si sommano gli altri due miliardi riferibili invece alle motorizzazioni a benzina.

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Eppure, nonostante queste note positive, sono gli stessi petrolieri a mettere in risalto che nel nostro Paese persistono delle inefficienze strutturali che se affrontate adeguatamente potrebbero portare ulteriori benefici alle tasche degli automobilisti. In particolare, come accade ormai da anni, si è posto l’accento sulla rete distributiva che continua ad essere ancora troppo frastagliata, soprattutto se confrontata quelle di Paesi a noi più vicini. A questo proposito basti pensare che una reale e concreta razionalizzazione del numero di pompe attive sul territorio nazionale, dovrebbe portare a un taglio di almeno 6mila punti vendita: si dovrebbe cioè passare dagli attuali 21mila distributori a circa 15mila.

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Un cambio radicale di scenario commerciale di cui, come detto, si sente l’esigenza ormai già da parecchi anni, e che però sembra ancora lontano dal diventare realtà. Eppure, è proprio su questo versante che si potrebbe agire per tenere a bada i listini delle pompe. Posto infatti che la voce, diventata ormai decisamente cospicua e ingombrante, relativa alle accise statali non sembra scalfibile, viste le necessità di bilancio nazionale sempre impellenti, non si vedono altre vie da percorrere per tenere a freno le dinamiche di crescita dei prezzi dei carburanti. Anche perché, e questa è la nota decisamente negativa emersa dalla relazione, l’effetto benefico del calo del prezzo del greggio sembra essere destinato ad esaurirsi molto presto. Basti pensare che già attualmente il costo del petrolio è tendenzialmente tornato ad aumentare, arrivando a fine maggio a 49,6 dollari al barile, superando i 50 dollari nei primi giorni di giugno.

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Se si pensa che solo a gennaio di quest’anno si viaggiava su valori pari a 25,8 dollari il Brent, significa che in pochi mesi c’è stato un vero e proprio balzo in avanti di oltre il 90%. E le stime prevedono ulteriori peggioramenti. Dinamiche che fanno correre i brividi lungo la schiena di milioni di automobilisti, ben consci di che cosa ha significato in tempi neanche tanto lontani, fare il pieno con il petrolio a quota 100 dollari al barile. Insomma, il prezzo dei carburanti in Italia resta un dilemma intorno a cui ci si arrovella da anni senza trovare soluzioni di lungo periodo, ma vivendo sulla scorta di provvedimenti estemporanei, che il più delle volte si traducono, dal lato delle politiche pubbliche , in semplici e deleteri aumenti delle accise. Ecco perché allora, come accennato, lavorare per un reale ridimensionamento della rete distributiva potrebbe essere un passo davvero importante per apportare modifiche di carattere strutturale ad un settore tra i più delicati per il nostro Paese.




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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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