Pos obbligatorio, il governo (forse) ci ripensa
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Pos obbligatorio, il governo (forse) ci ripensa

Per il 16 luglio convocato un vertice al ministero dello Sviluppo per trovare una soluzione al nodo delle spese per le commissioni

Non è una vera e propria retromarcia, ma ci assomiglia molto. Il governo infatti sembra aver preso atto delle polemiche e delle aperte contestazioni che sta suscitando la norma che impone a commercianti, artigiani e professionisti l’obbligo di disporre di una postazione Pos per permettere pagamenti elettronici di servizi e prestazioni di un valore superiore a 30 euro. Una disposizione che aveva suscitato e continua a suscitare le aperte proteste di tantissime piccole partite Iva che considerano questo provvedimento non solo un favore alle banche, ma soprattutto un aggravio evidente delle proprie spese di gestione.

POS OBBLIGATORIO, UN ALTRO INUTILE BALZELLO?

Da qui la protesta e la richiesta che venissero introdotte quanto prima delle modifiche che potessero se non altro alleggerire il peso economico di questo obbligo. Il governo ora, dopo giorni di tentennamenti, decide quindi di correre ai ripari e ha convocato per il prossimo 16 luglio un incontro sulla questione che si terrà presso la sede del ministero dello Sviluppo economico sotto la presidenza del relativo ministro Federica Guidi. Al vertice, dedicato proprio all’esame dei costi legati all’installazione e all’utilizzo dei Pos (Point of sale), è prevista la presenza anche del ministero dell’Economia, della Banca d’Italia e del Consorzio Bancomat. Non è chiaro se al confronto saranno direttamente presenti i rappresentati delle varie categorie interessate dalla nuova normativa.

SPESE PIU' LEGGERE, POS PIU' ACCETTABILE

Di certo però in queste settimane gli esponenti dell’esecutivo avranno preso nota delle richieste pressanti arrivate da Ordini professionali, Confcommercio, Confesercenti e tante altre associazioni di settore che non hanno mancato di mettere in risalto le criticità del Pos obbligatorio. In particolare sotto accusa è finito proprio il sistema delle commissioni bancarie che notoriamente sono a carico del soggetto che mette a disposizione la possibilità di pagare con carta di debito, ovvero con bancomat. Nessuno ha voluto certo mettere in discussione l’obiettivo che una disposizione di questo tipo vorrebbe avere nel combattere l’evasione fiscale. Un obiettivo tra l’altro più volte confermato dal governo,che ovviamente cercherà di trovare un possibile compromesso mantenendo fermo questo intendimento di fondo.

OBIETTIVO NUMERO UNO: L'EVASIONE FISCALE

Quello che si chiede però dal mondo delle piccole partite Iva e delle professioni è una soluzione che possa, come già accennato, attenuare il carico delle spese. Uno scopo perseguibile ad esempio chiedendo alle banche di eliminare le commissioni, prospettiva al quanto difficile da ottenere, oppure imponendo agli stessi istituti di credito percentuali di commissioni decisamente più contenute per determinate categorie professionali, idea questa forse più percorribile. Staremo a vedere su quale strada si indirizzerà il governo, che per bocca del ministro Guidi ha comunque fatto sapere  di voler “individuare le migliori strategie per una più ampia diffusione dei pagamenti elettronici, ambito su cui l’Italia è in forte ritardo, bilanciandone costi e benefici per tutte le categorie coinvolte”: insomma, commercianti, artigiani e professionisti tornano a sperare.

UN FUTURO SENZA CONTANTE

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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