Crisi e spese tagliate: a cosa rinunciano gli italiani
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Economia

Crisi e spese tagliate: a cosa rinunciano gli italiani

Secondo l’Istat molti sacrificano le vacanze, accumulano bollette arretrate, oppure tengono i termosifoni spenti in casa

È di queste ore l’annuncio da parte dell’Istat che in Italia la povertà continua ad essere un flagello, con più di un quarto della popolazione che nel 2015 avrebbe vissuto in condizioni di grave disagio economico e conseguentemente di forte esclusione sociale. Un vero e proprio allarme, che viene ora integrato da una triste classifica: quella delle rinunce a cui gli italiani si sottopongono per affrontare e contrastare proprio le ristrettezze economiche. Si tratta di vere e proprie privazioni che possono andare dalla rinuncia alla settimana di vacanze, al taglio dei riscaldamenti dentro casa, fino alla rinuncia di un pasto proteico ogni due giorni. Ma vediamola nel dettaglio questa angosciante classifica delle rinunce, nella quale evidenzieremo anche gli effetti disaggregati nelle varie zone del Paese, che mettono in evidenza come il disagio, e non è certo una sorpresa, sia decisamente più marcato al Sud.

Settimana di vacanze

Tra le rinunce più diffuse nelle famiglie che devono fare i conti con forti ristrettezze economiche, c’è sicuramente la classica settimana di vacanze. Mediamente, secondo i dati Istat, in Italia il 47,3 per cento si priverebbe appunto di questo piacere. Una privazione che però colpirebbe ben il 67,3 per cento delle famiglie residenti nel Mezzogiorno, mentre nel Centro e nel Nord, i valori restano comunque sensibilmente alti, ma con valori assoluti più bassi, pari rispettivamente al 42,8 per cento e al 34,2 per cento.

Spese impreviste oltre gli 800 euro

A seguire, in questa deprimente classifica delle privazioni, troviamo le spese impreviste di una certa entità, ovvero superiori agli 800 euro. Ci riferiamo ad esempio ai costi da sostenere per riparare un’automobile, oppure per comprare un nuovo elettrodomestico, come un frigorifero o una lavatrice. Ebbene, il 39,9 per cento delle famiglie italiane in questa fase è costretta a rinunciare a questi esborsi. Percentuale che al Sud sale fino al 55,1 per cento, mentre al Centro e al Nord si fissa rispettivamente a quota 36 per cento e 30,1 per cento.

Termosifoni spenti

Il freddo con cui stiamo facendo i conti in questi giorni è tipicamente invernale, eppure ci sono molti italiani che per risparmiare decidono di tenere spenti i termosifoni. Si tratta di una rinuncia che a livello nazionale mettono in atto il 17 per cento delle famiglie. Il riscaldamento resta non funzionante invece nel 29,2 per cento delle famiglie del Sud, con il Centro interessato dal fenomeno invece per il 13,6 per cento e il Nord per il 9,3 per cento.

Bollette arretrate

Un altro dei segnali che evidenziano la problematicità di far fronte alle spese familiari correnti, è quello riguardante il pagamento delle bollette scadute che spesso vengono lasciate in arretrato. Questa scappatoia, seppur momentanea, è utilizzata, a livello nazionale, dal 14,9 per cento delle famiglie, un valore che nel Mezzogiorno ancora una volta è superiore, fissandosi a quota 21,1 per cento. Nel Centro siamo al 12,6 per cento,mentre nel Nord la percentuale si ferma all’11, 3 per cento.

Pasto proteico

Se le rinunce fin qui elencate sono già di per sé preoccupanti, decisamente inquietante è quella che riguarda invece la privazione di un pasto proteico almeno ogni due giorni. Il non potersi permettere infatti un’alimentazione adeguata sembra davvero l’ultimo campanello d’allarme prima della vera e propria povertà. E si tratta di un problema che, secondo l’Istat, affligge, a livello nazionale, l’11,8 per cento degli italiani. Un valore che però, neanche a dirlo, nel Sud sale a quota 17,4 per cento, mentre nel Centro e nel Nord del Paese di fissa rispettivamente a quota 10,4 per cento e 8,3 per cento.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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