Btp Italia, perché piace tanto (e piacerà ancora) agli investitori
Economia

Btp Italia, perché piace tanto (e piacerà ancora) agli investitori

I Buoni del Tesoro appena collocati proteggono bene dall'inflazione. Saranno negoziabili sul mercato dal 22 ottobre in poi, ma non mancano le alternative

“Un successo impressionante e non preventivabile”. Così Maria Cannata, responsabile del debito pubblico per il Ministero dell'Economia e delle Finanze, ha definito il recente collocamento dei Btp Italia , i Buoni del Tesoro Poliennali legati all'inflazione, che sono stati collocati fino a ieri sul Mot,il mercato obbligazionario telematico di Piazza Affari, con un risultato da record. Il quantitativo di titoli richiesto dagli investitori ha superato infatti i 18 miliardi di euro, una cifra di gran lunga superiore a quella che si è registrata nelle precedenti emissioni di altri 2 Btp Italia, a marzo e giugno di quest'anno.

LA PRECEDENTE EMISSIONE DEL BTP ITALIA

NEGOZIABILI DAL 22 OTTOBRE.

Chi non ha comprato i titoli, però, non deve disperare: i Btp appena collocati saranno infatti negoziabili sul Mota partire da lunedì 22 ottobre, seppure a condizioni meno favorevoli. Nella fase di emissione (che è avvenuta direttamente sul mercato, in assenza di un'asta), i titoli erano acquistabili senza alcun costo a carico dell'investitore. Dal 22 ottobre in poi, invece, per comprarli sarà necessario pagare le commissioni applicate dalle banche e dagli altri intermediari, che di solito sono comprese tra lo 0,2 e lo 0,5% del capitale investito.

CEDOLE AL 2,55%.

A spingere gli investitori verso i Btp Italia è stata senza dubbio la rinnovata fiducia dei mercati verso la sostenibilità del nostro debito pubblico ma anche la buona protezione contro l'aumento dei prezzi offerta da questi nuovi tutoli, che scadono nel 2016. Il Buono del Tesoro appena collocato garantirà infatti una cedola fissa del 2,55% annuo, più un rendimento aggiuntivo pari all'inflazione italiana (calcolata senza tenere conto dei prezzi del tabacco). Se il carovita rimarrà come oggi attorno al 3%, il titolo avrà dunque un rendimento del 5,5% lordo (2,55% più il 3%), corrispondente al 4,8% al netto delle tasse. Se invece l'inflazione scenderà attorno al 2%, come prevede la Banca Centrale Europea, la cedola dell'ultimo Btp Italia sarà pari al 4,55% lordo (4% circa netto).

GLI ULTIMI DATI SULL'INFLAZIONE

Va ricordato, tuttavia, che il Buono del Tesoro appena collocato con successo non è certo l'unico strumento finanziario a disposizione degli investitori per proteggere il capitale dall'aumento dei prezzi. Tra i titoli di stato, oggi ci sono infatti altri due Btp Italia, entrambi con scadenza nel 2016. Quello emesso nel giugno scorso, ha una cedola piuttosto alta (pari al 3,55% lordo, più l'inflazione) ma ha un valore che è già salito parecchio sul mercato. Oggi, infatti, il Btp Italia emesso a giugno 2011 è quotato a un prezzo di 104, a fronte di un valore nominale di 100. Chi acquista adesso il titolo, dunque, ottiene un rendimento del 5,6% lordo (4,9% netto) annuo, più basso di quello ottenuto da chi lo ha comprato durante la fase di emissione.

I BTPI.

Sempre tra i titoli di stato, esistono altri strumenti d'investimento che offrono uno “scudo” contro l'aumento del costo della vita. Ci sono per esempio i Btpi (Buoni del tesoro poliennali inflation linked), che hanno un rendimento legato all'inflazione e un meccanismo di funzionamento un po' diverso da quello dei Btp Italia. In particolare, i Btpi offrono una cedola che rimane fissa in termini percentuali (cedola reale) e varia tra il il 2,1 e il 2,55%, a seconda della scadenza dell'obbligazione (che può arrivare fino a 30 anni).  A crescere è invece il valore nominale del titolo, che aumenta ogni 12 mesi in base all'inflazione registrata nei paesi di Eurolandia, oggi un po'più bassa di quella italiana (è pari al 2,6% contro il 3,4%).

I BUONI FRUTTIFERI POSTALI.

Non vanno dimenticat,i infine, i Buoni fruttiferi postali (Bfp) legati all'inflazione, che sono garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti (cioè dallo stato) e offrono un interesse annuo pari alla crescita dei prezzi al consumo registrata in Italia, più un rendimento aggiuntivo tra l'1 e il 2,5% lordo ogni 12 mesi. I Bfp sono dunque un po' meno remunerativi del Btp Italia ma hanno un pregio: permettono sempre di ottenere la piena restituzione del capitale investito, mentre il prezzo Buoni del Tesoro può fluttuare sul mercato e scendere anche parecchio, come è già avvenuto nei mesi scorsi durante la fase più acuta della crisi di Eurolandia, quando i titoli di stato italiani erano nel mirino della speculazione.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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