Banche: come capire se sono sicure
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Economia

Banche: come capire se sono sicure

Poca solidità patrimoniale, sofferenze elevate e commissariamenti di Bankitalia. Ecco i campanelli d'allarme per sapere se un istituto è a rischio

I miei soldi in banca sono al sicuro? Ecco una domanda che oggi, purtroppo, si pongono molti risparmiatori dopo il crack di 4 istituti di credito regionali di cui si parla da giorni: Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti, CariFe. Tra i loro clienti, molti dei quali avevano un conto corrente aperto da decenni, c'era chi non avrebbe mai immaginato ciò che invece è accaduto nelle scorse settimane: una fallimento-pilotato di tutte e 4 le banche, che sono state salvate in extremis dal governo mettendo però nei guai migliaia di azionisti e obbligazionisti. Per un piccolo risparmiatore privato che segue poco le cronache finanziarie, non è facile capire quanto sia solida la banca dove ha messo tutti i propri risparmi. Ci sono però alcuni campanelli d' allarme che spingono a stare in guardia. Eccoli di seguito.

I commissari di Bankitalia

L'anticamera del fallimento per una banca è sempre il commissariamento da parte di Bankitalia, che sostituisce i vecchi amministratori con nuovi manager dotati di poteri straordinari, per raddrizzare le cose che non vanno. Naturalmente, non è detto che il commissariamento coincida sempre con una situazione insanabile di dissesto. Meglio però stare in guardia di fronte a questa eventualità.

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Sofferenze fuori controllo

Un altro elemento da tenere d'occhio sono le sofferenze, cioè la quota di prestiti che sono stati erogati dalla banca e che oggi hanno buone probabilità di non essere rimborsati, causa l'insolvenza dei debitori. E' bene dunque informarsi sulla percentuale di crediti deteriorati in rapporto al totale dei crediti concessi dall'istituto alla clientela. Nel caso delle 4 banche fallite, il livello superava ampiamente il 20%, contro il 10-15% di molti dei loro concorrenti.

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Il Cet-1

C'è infine un ultimo indicatore che può essere utile per capire lo stato di salute di una banca, anche se per alcuni analisti non va preso come oro colato. Si tratta del Common Equity Tier 1 (Cet-1), un parametro che calcola il rapporto tra il capitale di un istituto e le sue attività impiegate sul mercato, come per esempio i prestiti concessi alla clientela o i titoli obbligazionari posseduti. Tutte queste attività patrimoniali sono ponderate per il rischio, cioè valutate in base alla loro qualità. Avere nel portafoglio un bond con un rating elevato (tripla A), infatti, non è ovviamente la stessa cosa che possedere invece un titolo-spazzatura o un credito ormai in sofferenza che ha buone probabilità di non essere rimborsato. Il Cet-1 medio delle banche italiane è attorno al 10,5%. Se dunque un istituto di credito ha un Common Equity Tier 1 che supera ampiamente la media, viene considerato solido.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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