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Economia

I segnali positivi per l'economia italiana

Il Rapporto 2015 dell'Istat sottolinea come l'anno in corso presenti accenni alla ripresa: dal pil alla spesa per consumi all'occupazione (non al Sud)

Italia ancora al 
palo nel 2014, ma dai primi mesi del 2015 arrivano 
incoraggianti segnali di ripresa economica. Lo certifica 
l'Istat nel Rapporto annuale 2015 sulla situazione del Paese, presentato oggi alla Camera dal presidente dell'Istituto nazionale di statistica, Giorgio Alleva. 

"Il quadro  
relativo al 2014 - si legge nel Rapporto - mostra per 
l'Italia ancora una flessione per l'attività economica. Dopo 
la forte contrazione del 2012 e 2013 (rispettivamente del 
2,8% e dell'1,7%), il Pil italiano in volume ha segnato lo 
scorso anno una ulteriore riduzione, seppure di entità 
decisamente più contenuta (-0,4%); il livello è sceso al di  sotto di quello registrato nel 2000. L'andamento dell'attività economica è risultato negativo per i primi 
tre trimestri e ha segnato una variazione congiunturale nulla 
nel quarto".

Nel primo trimestre 2015, invece, secondo la stima preliminare, "il Pil ha registrato un primo aumento congiunturale (0,3%) dopo cinque trimestri di variazioni negative o nulle. Il prodotto interno lordo risulta invariato su base tendenziale, mentre la crescita acquisita per il 2015 è pari a +0,2%".

L'Istat rileva che "la discesa dell'inflazione ha 
contribuito al lieve recupero dei consumi delle famiglie nel 2014, che dovrebbero consolidare una moderata ripresa. "La spesa per consumi finali delle famiglie è tornata a crescere  
(+0,3%) nel 2014, dopo il marcato calo nei due anni 
precedenti. Andamento legato al potere di acquisto delle famiglie che si è stabilizzato per la prima volta dal 2008, anche grazie alla discesa dell'inflazione. L'indice del clima 
di fiducia dei consumatori è aumentato nei primi mesi del 
2015, con un leggero indebolimento ad aprile e il rafforzamento del sentiment dei consumatori potrebbe preludere a un moderato miglioramento della spesa per 
consumi. Ad inizio 2015 
- prosegue il Rapporto Istat - l'andamento dell'export ha beneficiato del deprezzamento del cambio. Nel primo 
trimestre la crescita delle vendite all'estero (+1,2% 
rispetto all'ultimo del 2014) è stata, infatti, particolarmente sostenuta verso i mercati extra Ue (+2,9%), a 
fronte di un lieve calo (-0,2%) verso l'area Ue. Anche le importazioni mostrano un incremento (+1,9%) cui ha 
contribuito una forte ripresa degli acquisti di beni intermedi (+4,9%) e strumentali (+4,6%) da parte delle 
imprese".

Sul rallentamento dell'inflazione, sfociato fra il finire dell'anno e l'inizio del 2015 in una fase di debole deflazione, "ha inciso in modo sensibile la flessione dei prezzi delle materie prime e dei beni importati. A partire da 
febbraio 2015, le spinte deflazionistiche si sono attenuate 
grazie alla ripresa dei prezzi del greggio e del gas e ai 
sensibili aumenti su base tendenziale dei prezzi degli alimentari non lavorati".

Sul fronte 
occupazionale l'Istat rileva che, "dopo due anni di 
contrazione, nel 2014 l'occupazione è tornata a crescere (88 
mila occupati in più rispetto al 2013, +0,4%), soprattutto 
nelle classi di età più anziane, fra gli stranieri 
residenti e le donne. Il ricorso alla Cassa integrazione 
guadagni è sceso in misura consistente nelle imprese con 
almeno dieci dipendenti, da 71 a 65 ore effettivamente 
utilizzate per mille ore lavorate". Le retribuzioni hanno registrato aumenti contenuti nel 2014. Non diminuiscono i divari territoriali: nel 2014 la crescita dell'occupazione riguarda soltanto il Centro-nord, mentre il Mezzogiorno accusa una perdita di mezzo milione di occupati dall'inizio della crisi (-9%). Il calo nell'ultimo anno fa scendere il tasso di occupazione del Mezzogiorno al 41,8 per cento (-0,2 punti).


Anche la produzione industriale, che per l'intero 2014, è 
risultata nuovamente in flessione (-0,5%), anche se in misura  meno marcata rispetto ai due anni precedenti (-3,2% nel 2013  
e -6,4 nel 2012), il primo trimestre 2015 ha fatto registrare  un'inversione di tendenza con una variazione trimestrale 
rispetto al periodo precedente positiva (+0,3%). Insomma, se i dati non mentono, il Rapporto Istat 2015 mostra che il peggio dovrebbe essere alle spalle e che il 2015 potrà essere l'anno della ripresa, come indica anche il 
clima di fiducia delle imprese italiane in deciso miglioramento a partire da dicembre 2014, anche se seguito da un leggero arretramento in aprile.

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Redazione