bankitalia
ANSA
Economia

Salvataggi bancari: perché la sentenza del Tribunale UE cambia tutto

Se la Commissione UE nel 2015 non si fosse "sbagliata" come sarebbe cambiata la recente storia economica dell'Italia?

Era legittimo. Nel 2014 il Fondo Interbancario di tutela dei depositi, il Fitd, aveva tutto il diritto - in quanto ente privato - di tappare i buchi nei conti di Tercas affinchè il Banco Popolare di Bari potesse procedere all'acquisizione dell'istituto di credito di Teramo.

La sentenza del Tribunale UE che ribalta la decisione della Commissione Europeaè storica e apre una sliding door notevole su quella che è la recente storia dei salvataggi bancari in Italia

Le tappe della vicenda

Riavvolgendo il nastro a ritroso si torna al 2013 quanto l'allora Banca Tercas, in amministrazione straordinaria dal 2012, riceve la proposta di salvataggio da parte del BpB. La Popolare di Bari avrebbe sottoscritto un aumento di capitale a favore di Tercas a patto che, però, prima il Fitd coprisse il buco patrimoniale dell'istituto.

L'intevento con il via libera di Bankitalia è stato approvato nel 2014, ma poi bloccato dall'Antitrust UE nel 2015 dopo un'inchiesta che ha determinato (oggi si scopre a torto) che il sostegno della Fitd veniva considerato aiuto di Stato e quindi illegittimo. 

Il Fitd, però, non è un ente statale, ma privato (nonostante la presenza di un membro di Bankitalia). Si tratta di un consorzio di capitali privati delle stesse banche che mettono da parte delle somme per coprire i depositi fino a 100 mila euro in caso di buchi o guai di varia natura.

Di qui il ricorso in Tribunale da parte della stessa Bankitalia, del Mef, del Fondo interbancario e della Popolare di Bari.

Le implicazioni della sentenza del Tribunale UE

Una vicenda processuale lunga 4 anni e arrivata oggi alla conclusione che - si legge nella nota emessa dalla Corte: "Bruxelles non disponeva di sufficienti indizi per affermare che l'intervento sulla banca era stato adottato sotto l'influenza o il controllo effettivo delle autorità pubbliche e che, di conseguenza, era in realtà imputabile allo Stato".

Solo che negli ultimi quattro anni questo "errorino" della Commissione ha determinato un effetto a catena sul sistema creditizio e bancario italiano devastante facendo scuola e causando il crollo della credibilità stessa del nostro Paese - vassallo dell'UE - nei confronti del resto del mondo.

In primo luogo perché per salvare Tercas è stata necessaria una costosa operazione di clonaggio dello stesso Fitd che ha dovuto creare una replica di se stesso lasciando fuori Bankitalia per poter erogare quei 300 milioni di euro necessari all'operazione Tercas-BpB e poi soprattutto perché la decisione di Bruxelles ha fatto giurisprudenza impedendo che Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche potessero essere salvate nello stesso modo e determinando lo strascico di polemiche che il famoso decreto salva banche del governo PD ha causato.

Si è trattato di una legge messa a punto per aggirare i paletti europei e salvare in extremis dal fallimento le 4 banche commissariate da tempo creando 4 good banks "pulite" e una sola bad bank che assorbisse i crediti deteriorati dei 4 istituti.

Un'operazione da 3,6 miliardi di euro derivanti dal Fondo di Risoluzione creato nel post sentenza dell'Antitrust vista l'impossibilità di attingere dal Fitd. L'operazione aveva sì salvato dipendenti, obbligazionisti e correntisti, ma non 130.000 azionisti e quasi 10.500 clienti che avevano sottoscritto i bond subordinati.

Vassalli dell'Europa

Colpa sicuramente dell'Unione Europea, ma soprattutto colpa dei passati governi italiani che hanno preso per oro colato la decisione di Bruxelles facendo vestire i panni dei "cattivi" a Bankitalia e ai suoi rappresentanti.

E mentre i politicanti nostrani si tiravano strali l'uno con l'altro centrando un'intera campagna elettorale sul salvataggio delle banche i risparmiatori e i correntisti a causa del meccanismo del bail in pagavano di tasca propria gli errori degli altri con danni che, a occhio e croce, vengono quantificati intorno ai 20 miliardi di euro. Cosa sarebbe successo se l'Italia avesse fatto valere le proprie ragioni prima?

Perché poi in tutto questo non va dimenticato che mentre l'Europa metteva alle corde il nostro Paese impedendo che fondi che avrebbero potuto legittimamente salvare le banche senza decreti legge ad hoc fossero erogati, la Germania per salvare i suoi di istituti di credito spendeva qualcosa come 270 milioni di euro nello stesso periodo in cui l'Italia ne raccimolava 30, massimo 40. Per non parlare poi della recente operazione di fusione tra Commerzbank (di cui lo Stato detiene il 15% del capitale) e Deutsche Bank che sta avvenendo sotto gli occhi dell'EU muovendo miliardi di soldi pubblici.

Cosa succede ora

Bruxelles ha fatto sapere che "valuterà la sentenza" prendendo in considerazione il ricorso in appello. Si tratterebbe, però, di evidenziare vizi formali più che sostanziali, mentre BpB sta studiando "Determinazioni su eventuali azioni di rivalsa e di richiesta di risarcimenti nei confronti della Comunità Europea".

Lo stesso potrebbero ora fare anche Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche citando l'UE per danni e chiedendo un maxi indennizzo per i risparmiatori che hanno perso tutto a causa di errori di altri.

L'impatto che la decisione del 2015 dell'Antitrust UE ha avuto sulla nostra economia recente è stato devastante e ci vorranno anni prima di riprendere credibilità e forza davanti agli investitori mondiali che già studiavano la maniera per spartirsi la "torta Italia". Ora, però, qualcuno dovrà pagare e farlo a caro prezzo.

Fondamentale, però, perché simili decisioni non debbano essere più subite passivamente dal nostro Paese è che la politica stessa si ponga a muso duro in Europa rivendicando il posto di primo piano che l'Italia merita sullo scacchiere mondiale.

I più letti

avatar-icon

Barbara Massaro