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Economia

Putin, le sfide economiche della Russia del futuro

Dopo la vittoria elettorale, il rieletto presidente mira a un rilancio del Paese, ma per farlo dovrà affrontare i nodi di fisco e pensioni

Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Anzi, quello ottenuto da Vladimir Putin alle elezioni russe di eri appare ormai come un vero e proprio plebiscito, visto che a suo favore si sarebbe espresso circa il 75% dei votanti.

D’altronde era proprio quello a cui aspirava l’attuale inquilino del Cremlino, che per il suo quarto mandato, che durerà fino al 2024, puntava appunto ad ottenere una vittoria schiacciante, che gli fornisse quella forza politica di cui avrà certamente bisogno nei prossimi anni, soprattutto per affrontare una situazione economica con poche luci e tante ombre.

Non a caso nel corso della campagna elettorale, proprio il tema del rilancio economico della Russia è stato uno dei punti centrali per Putin, che è atteso da una serie di sfide molto impegnative.

Uno scenario incerto

La Federazione russa infatti, dopo essersi lasciata alle spalle un paio di anni di recessione, dal 2017 ha ripreso a crescere, con un ritmo però ancora blando, dell’ordine dell’1%. Non a caso, nonostante le stime per il 2018 annuncino un incremento del Pil tra l’1,5 e il 2%, Vladimir Putin in campagna elettorale ha promesso un balzo superiore al 3%. Un impegno che non sarà facile mantenere considerando le tante variabili da tenere in conto in una Russia dalle mille sfaccettature.

Un Paese dove purtroppo proprio la recessione ha contribuito ad aumentare la povertà: su una popolazione complessiva di circa 140milioni di abitanti infatti, sono circa 15-20 milioni i russi che attualmente vivono sotto la soglia d’indigenza. Niente a che vedere con i 40 milioni di poveri dell’inizio del 2000, ma certamente un problema ancora enorme da affrontare.

Lotta alla povertà

E proprio in questo senso Putin ha annunciato un piano nazionale di lotta alla povertà che punta a raddoppiare il Pil pro capite, attualmente fissato a circa 20mila dollari all’anno. Ma per ottenere questo bisognerà in un qualche modo risollevare le sorti complessive del Paese, puntando soprattutto all’aumento dei consumi interni, che sono il vero tallone d’Achille della Russia odierna.7

Un Paese che si regge ancora troppo sulle proprie esportazioni, soprattutto quelle energetiche, gas e petrolio in primis, che rappresentano infatti l’80% dell’export nazionale. Servirà un colossale piano di investimenti pubblici, che potrà fare affidamento soltanto su alcuni fondamentali di economia pubblica che per il momento tengono, ovvero un’inflazione di poco sopra al 5% e una disoccupazione che viaggia su valori pressoché analoghi.

Infrastrutture

Un Paese che intende crescere e che vuole davvero puntare a divenire una potenza economica mondiale non può non programmare investimenti in infrastrutture. E questo è proprio un altro dei temi forti del programma economico futuro di Vladimir Putin.

Il riconfermato presidente russo ha in mente un piano ambizioso, che prevede tra gli altri, un poderoso ampliamente della rete autostradale e di quella ferroviaria, il tutto grazie anche ai piani di investimenti cinesi della «Nuova Via della Seta» in Siberia.

C’è poi l’impegno ad aumentare del 50% i voli internazionali, e ad allargare la disponibilità dei collegamenti a internet, con la rete di banda larga che dovrebbe raggiungere ogni parte del Paese, anche i luoghi considerati più remoti.

I nodi: fisco e pensioni

Ma per realizzare un programma di rilancio di questa portata è ovvio che saranno necessarie ingenti risorse economiche. E allora, Putin, non potrà non fare i conti con due nodi importanti dell’attuale scenario economico della Russia.

Il primo è quello fiscale, con una flat tax al 13%, che per stessa ammissione di alcuni consulenti economici di Putin, potrebbe non essere più sostenibile in un prossimo futuro. Alle viste dunque, ci sarà quasi certamente una riforma fiscale che dovrebbe introdurre criteri tributari più progressivi, che dovranno andare a incidere sui patrimoni dei grandi ricchi del Paese.

In secondo luogo in Russia vige un sistema pensionistico che permette ancora alle donne di ritirarsi dal lavoro a 55 anni e agli uomini a 60. Anche in questo ambito dunque, considerando le evoluzioni che in questo senso ci sono state in tutti i Paesi economicamente più avanzati, è probabile che Putin sarà costretto a un giro di vite che condurrà certamente a un innalzamento dell’età pensionabile, misura d’altronde necessaria per tenere in equilibrio il welfare nazionale.

Provvedimenti questi ultimi di certo impopolari, per attuare i quali allora, sarà ancora più funzionale proprio quel grande consenso politico e popolare ottenuto da Putin nelle ultime elezioni. Staremo e vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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