Cl: di cosa si parla quando si parla di egemonia
Economia

Cl: di cosa si parla quando si parla di egemonia

Il caso Lupi non si placa. Michele Brambilla su "La Stampa", accusa i ciellini del "rischio egemonia". Una critica funzionale a chi è veramente egemone.

Carlo Michele

vedo che l’aria laica di Torino ti ha fatto respirare un po’ di sano cinismo. Mi fa piacere, ma adesso ascolta cosa penso io di quello che hai scritto. Tu, citando don Julian Carron (successore di don Luigi Giussani alla guida di Comunione e Liberazione), parli del rischio di egemonia di Cl: “Testimonianza vuol dire che, se ho il potere di nominare un primario in ospedale, nomino il più bravo; egemonia vuol dire che nomino uno di Cl”. Del “rischio egemonia” aveva parlato, se ricordo bene, due anni fa il giorno dell’apertura del Meeting di Rimini, Dario di Vico sul Corriere, e vedo che da allora anche tu ci sei tornato sopra diverse volte. Quindi deve essere una cosa seria. Invece non lo è. Scusa, Michele, ma di che stai parlando? Tu stai facendo passare l’idea che il potere di nomina di qualche dirigente di una Asl equivalga all’egemonia e non ti accorgi (ma è impossibile che tu non te ne sia accorto) quale è la vera egemonia che ammorba il Paese.

Parliamo di cultura. Alla Biennale d’arte di Venezia per 7 mesi consecutivamente verrà letto “Il Capitale” di Marx ininterrottamente. Tu come definiresti la decisione di Okwui Enwezor? Immagino una grande tolleranza culturale e anche coraggiosa nel riproporre un testo dimenticato dalla storia, del tutto inattuale nelle sue premesse e nelle sue conclusioni che non ha nulla da dire ai contemporanei se non il prezzo espresso in euro. Ovviamente se al posto di Okwui Enwezor ci fosse Luca Doninelli che riproponesse l’opera omnia dl Bill Congdon, saresti in prima fila a denunciare il “rischio di egemonia” di Cl sulla Biennale. Giusto?

Parliamo di amministrazione della cosa pubblica. Tu dici (meglio: fai intendere) che siccome Formigoni nominava i primari degli ospedali di Cl, allora Cl è egemone. Guardati intorno. Tu non puoi non sapere (lo sai, vero?) come vengono scelti i professori universitari a Bologna, a Roma, dove perfino il papa è stato cacciato, a Napoli, guarda come vengono scelti i primari degli ospedali dell’Emilia Romagna e chi e a chi assegna gli appalti pubblici in quella regione e poi dimmi chi è che "corre il rischio" di egemonia nella gestione della  cosa pubblica. Prova a chiedere a qualche imprenditore "non allineato" di tutta l'Emilia Romagna, a un qualsiasi piccola Srl (non chiedere a una cooperativa, poi capisci perché) chi comanda e come in quella Regione e poi fammi sapere.

Parliamo di economia? Ti spiego: la Cdo (“il raccio economico di Cl”) svolge una funzione educativa verso migliaia di imprenditori ed è totalmente assente a livello di rappresentanza politico-sindacale nazionale e locale. Quando a Palazzo Chigi c’è da firmare un contratto nazionale, discutere una legge con le rappresentanze sociali, la Cdo non c’è. E non c’è nemmeno nei tavoli regionali, provinciali o comunali. Svolge un’attività “sul territorio” ma non influenza nemmeno di un epsilon la politico-economia di nessuna istituzione pubblica. Nessuno dei tuoi amici, ci metto due mani sul fuoco, conosce nemmeno il nome del presidente nazionale della Cdo. Allora, Michele, di quale egemonia stai parlando? La stragrande maggioranza delle aziende iscritte alla Cdo sono no profit, e tu lo sai.

La tua critica, citando Carron, è un invito (o un piccolo ricatto) ai ciellini perché si impegnino di meno, perché facciano meno casino, perché non esagerino con la testimonianza, sennò corrono il rischio di essere egemoni. Il tuo è un giochetto funzionale a chi è davvero egemone in Italia nel mondo degli affari, della politica e della cultura. La tua critica è funzionale a chi ritiene ogni posizione eterodossa debba essere ricondotta all’interno di un recinto dove possa essere controllata, addomesticata senza però mai confrontarsi con essa. La tua critica serve a fare sentire i ciellini in colpa ogni volta che compiono un atto pubblico, una presa di posizione, una testimonianza. La tua critica, caro Michele, è funzionale a chi ha il potere.


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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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