Pmi eccellenti: ecco i quattro segreti del successo
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Pmi eccellenti: ecco i quattro segreti del successo

Operare in settori maturi, avere una vocazione globale, fare innovazione ed essere situati al Nord: sono queste le caratteristiche di una piccola e media impresa vincente

E’ una vera e propria classifica dell’eccellenza imprenditoriale italiana relativa alle piccole e medie aziende. A stilarla da qualche anno è l’Osservatorio Pmi di Global Strategy, quest’anno alla sesta edizione, che ha consentito di verificare gli effetti che la crisi globale ha avuto sulle Pmi eccellenti, evidenziando come il dna di queste aziende sia rimasto sostanzialmente immutato. A primeggiare è un gruppo di 327 imprese che presenta caratteristiche molto specifiche e delineate, quasi a tratteggiare l’identikit perfetto della piccola e media impresa vincente a livello nazionale e soprattutto internazionale. Ma andiamo a vedere nel dettaglio quali sono questi fattori chiave che, in un periodo ancora di crisi, contribuiscono a determinare il successo di tanto Made in Italy.

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Prima di tutto, si tratta di imprese che operano in settori maturi (oltre il 30% appartiene alla meccanica e alla metallurgia), anche se si assiste a una progressiva affermazione di quelle di servizi, principalmente attive nello sviluppo software, e più in generale attività di supporto alle funzioni d’ufficio. Da notare poi come tre su quattro delle aziende eccellenti siano situate nel Nord Italia (73%), nonostante si noti una “sofferenza” in termini di penetrazione delle eccellenze nel Nord-Est e nel Sud Italia (rispettivamente 3,8% e 2,7% contro una media nazionale del 4,1%). In controtendenza il Centro, unica zona dello Stivale che vede una crescita della penetrazione  pari al 5,3%. Si tratta poi di aziende dalla forte vocazione globale: realizzano infatti quasi il 40% del loro fatturato all’estero, e si attendono di incrementare tale quota nei prossimi tre anni mediamente del 9%.

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Prevedono inoltre di aumentare il valore della propria produzione aggredendo nuovi mercati (per il 14% del campione) o sviluppando nuove iniziative (per il 24%). Infine, ma non certo da ultimo, le Pmi eccellenti sono fortemente orientate all’innovazione: investono ben il 5% del loro fatturato in ricerca e sviluppo. In particolare, è interessante notare come la maggior parte di questo budget (53%) sia ancora destinato al miglioramento del prodotto, mentre gli investimenti in digitalizzazione siano pari al 15%. A fronte di questi punti ormai fermi e irrinunciabili, la ricerca ha messo in evidenza anche alcuni cambiamenti significativi rispetto al passato. Ferma restando infatti l’importanza della qualità del prodotto (fondamentale per il 90% del campione), l’impressione è che la crisi abbia premiato le imprese più dinamiche e veloci nel riuscire a comprendere dove i mercati stiano andando e come si stiano modificando.

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La capacità di rispondere alle esigenze del mercato infatti è diventata fattore strategico per ben il 75% delle imprese eccellenti, con un incremento rispetto al periodo pre-crisi di oltre 30 punti percentuali. Sembra invece che, il valore del brand non basti più: la competizione sui mercati globali premia chi innova dal punto di vista sia del prodotto sia della strategia imprenditoriale, mentre l’importanza del marchio sembra aver subito un forte ridimensionamento pari a 25 punti passando dal 54% al 29%. Una lezione che tante piccole e medie imprese faranno bene a tenere a mente se vorranno fregiarsi in futuro del titolo di “eccellenti”.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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