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Economia

Perché Xi Jinping non può risolvere i problemi economici della Cina

L'ordine delle priorità tra accumulare potere e riformare va invertito, altrimenti il caos rimarrà l'unico scenario possibile

Il lunedì nero della Cina si è trasformato in un lunedì nero globale, ma mentre gli analisti e gli economisti discutono su quello che ci aspetta (o potrebbe aspettarci), confrontandosi sui motivi che hanno portato all'ennesimo crollo sulla Borsa di Shanghai, alla svalutazione dello Yuan, e a un rallentamento dell'economia la cui crescita potrebbe assestarsi al di sotto del 7 per cento, non tutti si rendono conto che parlare di Cina senza considerare il punto di vista dell'attuale "governo" serve a poco, se non a nulla. 

Cosa pensano gli economisti

La spiegazione/interpretazione che va per la maggiore al momento è questa: la Cina è un paese grande e complesso. La sua economia sta attraversando una fase di profonda ristrutturazione. Chi aveva previsto che per rilanciare il mercato interno sarebbe stato sufficiente per trovare rapidamente un nuovo equilibrio evidentemente si è sbagliato, e così per guadagnare tempo (ed evitare il peggio, visto che gira voce, sempre in Cina, che la crescita reale potrebbe presto scivolare sotto la soglia del 5 per cento!), è stato svalutato lo Yuan per recuperare un po' con esportazioni più competitive e sono stati approvati diversi interventi esterni in borsa per aiutarla a raggiungere un equilibrio più sostenibile, tentando contemporaneamente di "educare" i "nuovi" investitori che, proprio per inesperienza, potrebbero provocare altre impennate e frenate non richieste (come è successo nelle ultime settimane, tanto per capirci). 

Come funziona la Cina

Se la Cina fossa una potenza trasparente e razionale questo tipo di analisi avrebbe una sua logica. E invece da quando Xi Jinping ha preso il potere ci troviamo di fronte a una nazione consapevole che il miracolo economico che l'ha contraddistinta per oltre trent'anni sta per finire, a una classe media sempre più numerosa e compatta e a un'economia decisamente più sofisticata rispetto al passato. Ottimo, verrebbe da dire, se non fosse che tutto questo sembra conciliarsi perfettamente con un Partito che diventa ogni giorno più autoritario. Evoluzione, questa, assurda e impossibile da spiegare. O meglio, chi ci prova e non conosce bene la Repubblica popolare crede all'idea che Xi Jinping sia un leader molto più forte dei suo predecessori e abbia quindi deciso di accentrare il potere nelle sue mani per salvarlo da un ipotetico inevitabile declino come prima di lui è riuscito a fare solo Deng Xiaoping con le sue straordinarie riforme negli anni '80. 

Cosa sta succedendo in Cina oggi

Ma siamo sicuri che sia questo ciò che sta succedendo oggi in Cina? Che Xi Jinping sia un leader molto forte è fuor di dubbio. Non è la prima volta che viene paragonato a Mao Zedong o Deng Xiaoping, anzi, in Cina gira voce che potrebbe anche rimanere al potere ben oltre il periodo di dieci anni che il paese ha "concesso" ai suoi vari predecessori. Xi Jinping si è anche circondato di consiglieri di ottimo livello, e nelle posizioni più importanti ha piazzato degli esperti veri, non gli amici o gli amici degli amici. Infine, ha creato un ambiziosissima struttura che concentra nelle mani del Comitato Permanente dell'Ufficio Politico del Partito Comunista Cinese (il governo cinese, per intenderci) tutti i poteri per pensare, scrivere e applicare le riforme in ogni settore possibile: dall'economia all'esercito, dalla cultura alla politica, dalla società al sistema legale. 

Eppure, questa struttura apparentemente perfetta, che non avrebbe dovuto fare fatica a mettere in atto la famosa trasformazione di cui si parla da tempo e di cui la nazione ha così tanto bisogno, non sta facendo praticamente nulla. Si è mossa in un paio di aree minori, ma le uniche scelte davvero importanti le ha prese per sostenere la campagna anti-corrizione tanto cara al nuovo leader cinese. 

Cosa possiamo aspettarci oggi

Che senso ha creare una macchina perfetta e poi tenerla, senza benzina, parcheggiata in un garage? Gli ottimisti cercano sempre di vedere il bicchiere mezzo pieno, e quindi ipotizzano che Xi Jinping sia davvero l'uomo giusto per cambiare la Cina (e in questo hanno ragione perché è da decenni che Pechino non ha un leader così forte e ambizioso). Dal loro punto di vista, quindi, la campagna anti-corruzione con cui il Presidente sta facendo cadere tutti i suoi nemici sarebbe funzionale a creare un sistema in cui ogni sorta di opposizione è stata sconfitta, rendendo così possibile concentrare tutte le forze a disposizione nelle riforme. Ancora una volta, se la Cina fosse un interlocutore trasparente e razionale questa interpretazione potrebbe sembrare plausibile. E invece non è così. Xi Jinping è già forte. Se è riuscito a creare la sua "macchina perfetta", vuol dire che è anche nella condizione di poterla utilizzare. E invece non lo fa. Si preoccupa di diventare sempre più potente. Ma a che prezzo? Siamo davvero sicuri che serva essere semi-onnipotenti per iniziare a cambiare qualcosa in Cina? O tutto questa influenza finirà con l'essere spesa per raggiungere altri obiettivi che nemmeno immaginiamo?

I rischi per la Cina

Una cosa però è certa. La Cina deve cambiare qualcosa per rimanere in vetta, e deve anche farlo in fretta perché il tempo che ha a disposizione per trovare un nuovo equilibrio non è certo infinito. C'è da sperare che Xi Jinping ne sia consapevole, e che tutto questo non sia in contraddizione con le sue priorità. Del resto, per partire gli basterebbe solo alzare un dito e accendere un motore che ha già tenuto spento troppo a lungo. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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