Trump
ANSA/ANGELO CARCONI
Economia

Perché le decisioni sul clima di Donald Trump sono antieconomiche

L'America perderà milioni di posti di lavoro oltre a commesse milionarie per rifornire i mercati internazionali di tecnologie ecosostenibili

Donald Trump ha deciso: l'America non investirà più in energie rinnovabili, tecnologie ecologiche e via dicendo. "Per il bene degli Stati Uniti" il presidente ha deciso di puntare tutto sull'autosufficienza energetica, e quindi anche su petrolio e carbone, e si è ritirato dall'accordo di Parigi sul clima.

Una scelta che nella sua assurdità rispecchia perfettamente quanto annunciato in campagna elettorale: pur essendo il secondo paese più inquinante al mondo, dopo la Cina naturalmente, Trump pensa di proteggere gli americani risparmiando sulle risorse da investire nella lotta al riscaldamento globale.

Perché Trump si è ritorato dall'accordo

L'accordo sul clima "impone dei costi in anticipo sugli americani a danno dell'economia e della crescita del lavoro, mentre strappa impegni insignificanti da altri paesi, come la Cina", spiega la nota diramata dalla Casa Bianca che formalizza la scelta del presidente. Trump ha etichettato l'accordo di Parigi come inconsistente in quanto non solo non avrebbe ottenuto nessun risultato dal punto di vista del controllo dell'innalzamento della temperatura, ma sarebbe anche stato "pagato" dagli americani con la perdita di 2,7 milioni di posti di lavoro. Una follia da cui, appunto, il presidente vuole salvare il paese. Dimostrando per l'ennesima volta che America first significa anche non investire a vuoto negli altri paesi privando la nazione di preziosissime risorse.

A prescindere dall'impatto fortissimo che questa scelta ha già avuto su prestigio, credibilità e autorevolezza degli Stati Uniti, è impossibile non vedere come la decisione di Trump sia anche profondamente anti-economica.

Posti di lavoro

Secondo le stime di Trump l'economia americana rischia di vedere volatilizzarsi 2,7 milioni di posti di lavoro a causa dell'accordo sul cambiamento climatico, ma secondo tanti economisti più che una contrazione della domanda di lavoro quello che si registrerà un po' in tutti i paesi sarà un riassestamento delle opportunità. Con un aumento rapido e significativo di posizioni legate al settore delle rinnovabili, sia a livello di produzione che di erogazione dei servizi.

Gli effetti sul mercato

Come ogni accordo, avvantaggia determinati settori e ne penalizza altri. Quindi i produttori di combustibili fossili o le aziende con impianti molto vecchi ne risultano evidentemente danneggiati ma chi ha voglia di investire nel futuro troverà nel patto di Parigi incentivi in più per farlo. Attenzione però, una cosa che spesso non si dice è che i posti di lavoro legati, per esempio, alle miniere di carbone, sono destinati comunque a scomparire già nel medio periodo. E non per combattere il riscaldamento globale, ma più semplicemente perché utilizzano tecnologie che sono diventate obsolete vista l'accessibilità attuale di risorse energetiche più pulite ma anche più economiche. Quindi più convenienti sotto ogni punto di vista. Trump vuole ritardare ulteriormente questo ricambio fisiologico? Forse, ma di cento così facendo non sta proteggendo gli americani. Anzi. Li condanna a spendere più tempo, energia e risorse per adeguarsi a quelli che presto diventeranno i nuovi standard internazionali.

Altri costi frizionali che l'economia americana dovrà sostenere

Che lo si voglia accettare o no, non possiamo permetterci di continuare a ignorare le conseguenze del riscaldamento globale, anche da un punto di vista economico. Se così fosse, paesi come la Cina e l'India, che oltre ad essere responsabili della maggior parte delle emissioni su scala internazionale hanno anche iniziato a soffrire parecchio per il livello di inquinamento raggiunto in patria, non avrebbero accettato di aderire all'accordo di Parigi. Ora gli Stati Uniti vogliono tornare indietro, nonostante centinaia di imprenditori, grandi e piccoli, abbiano espresso il proprio dissenso nei confronti di questa assurda scelta di Trump. E in fin dei conti, se l'obiettivo è creare maggiori opportunità per l’America, non si capisce perché il presidente voglia buttare al vento quella di sfruttare il vantaggio di tecnologia e innovazione che gli Stati Uniti continuano a conservare per lasciare campo libero alle potenze asiatiche, dalla Cina al Giappone, dalla Corea del Sud all'India, di soddisfare l'enorme domanda internazionale di impianti sostenibili. Insomma, a prescindere dal punto di vista da cui la si guarda, l'ultima presa di posizione di Trump appare, oltre che sconsiderata, dannosa per l'America.

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