Tasse sulla casa, i dubbi su Imu, Tari e Tasi
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Economia

Tasse sulla casa, i dubbi su Imu, Tari e Tasi

Ecco le sei ragioni per cui ancora non si sa come pagheremo le nuove imposte

Passano gli anni, cambiano i nomi delle tasse sulla casa, ma quel che invece resta immutabile è la confusione circa versamenti e aliquote con cui i contribuenti devono fare i conti. Sono migliaia infatti i Comuni italiani presso i quali regna ancora sovrana  l’incertezza più totale circa l’entità del gettito fiscale che dovrà derivare dalle imposte locali e in particolare da quelle sugli immobili. Sei sono i fattori che al momento contribuiscono a questo stato di vero e proprio caos, che ovviamente alla lunga si ripercuoterà certamente sui cittadini che, come già capitato, saranno poi chiamati magari a pagare di più e soprattutto in tempi ristrettissimi.

La prima incognita è rappresentata dalle detrazioni. Con la vecchia Imu sulla prima casa infatti, erano state fissate in maniera certa e uniforme le deduzioni che le famiglie avrebbero potuto ottenere a proprio vantaggio. La nuova legge, quella che in pratica ha istituito la Iuc, l’Imposta unica comunale, lascia ampio spazio di azione alle singole amministrazioni locali. In particolare i sindaci saranno chiamati a decidere quali detrazioni applicare sul pagamento della Tasi, il tributo che per le abitazioni principali ha sostituito l’Imu. Chi però credeva che con questo regime di tassazione avrebbe pagato di meno, potrebbe amaramente ricredersi, visto che con il gioco delle aliquote e con quello delle citate detrazioni, qualche contribuente potrebbe trovarsi invece a pagare di più.

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Ma quando si sapranno i dettagli sugli importi da pagare? Ebbene, questo è il secondo punto oscuro di tutta la vicenda. I Comuni infatti avrebbero dovuto presentare per fine maggio i propri bilanci preventivi con le nuove aliquote delle tasse locali. La situazione generale però è di tale incertezza che già si prospetta all’orizzonte un rinvio di questa scadenza per il 31 luglio. In questo modo i sindaci avranno più tempo per decidere come far quadrare i propri conti, ma per il contribuente il tutto potrebbe trasformarsi in una beffa. Il terzo fattore destabilizzante di tutta questa vicenda è rappresentato infatti proprio dalla semplice constatazione che in ogni caso a giugno i contribuenti saranno chiamati a versare comunque un acconto per le varie imposte. Non esistendo però le aliquote definitive,si potrebbe verificare l’amara sorpresa di dover fare i conti con un saldo, previsto solitamente per dicembre, molto oneroso.

SI SCRIVE TASI, SI LEGGE SALASSO

Un po’come accadde nel 2012, primo anno dell’Imu, quando si pagò un acconto tenendo come riferimento le aliquote base date dal governo, salvo poi dover saldare a dicembre un conto salatissimo generato dalle aliquote definitive, e spesso molto maggiorate, decise dai singoli amministratori locali. Ma i guai purtroppo non finiscono qui. Nebbia fitta c’è anche sulle modalità con cui i sindaci decideranno di spalmare la maggiorazione dello 0,8 per mille concessa dal governo su Tasi e Imu. A seconda delle decisioni prese infatti, la prima imposta potrebbe salire dal massimo attuale di 2,5 per mille fino al 3,3 per mille, mentre la seconda potrebbe lievitare dal 10,6 per mille all’11,4 per mille. Tenendo conto però che molti Comuni vanno verso un alleggerimento del carico per le prime case e per le famiglie più disagiate, il rischio è che case di pregio, tipo villini, ma anche immobili commerciali, possano subire una vera e propria stangata.

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Non certo meno imbarazzante, è poi  il problema che si porrà con la riscossione delle due tasse in questione. Un recente decreto ha infatti previsto che le società di riscossione non possano essere le stesse per Imu e Tasi. In questo quadro,i Comuni che non hanno una propria attrezzata struttura interna, e sono tanti, dovranno pubblicare un nuovo bando di gara, con tutto ciò che ne conseguirà in termini di allungamento dei tempi e di possibili contenziosi. Una circostanza che potrebbe favorire un ulteriore aumento delle aliquote per far fronte a possibili spese impreviste.

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Infine, poca chiarezza esiste anche su un fronte che riguarda la Tari, la nuova imposta sull’immondizia. Non si è ancora capito infatti se le aziende e le attività commerciali che provvedono in proprio allo smaltimento dei rifiuti speciali assimilabili a quelli urbani, dovranno o meno pagare l’imposta. Secondo qualcuno infatti per questi soggetti il tributo dovrebbe essere abolito, per altri invece solo diminuito. E’evidente che dal tipo di scelta che si farà ne deriverà un gettito fiscale che, se non sufficiente, ancora una volta produrrà effetti sulle aliquote di tutti gli altri contribuenti. Insomma, è grande la confusione sotto il cielo, e si spera che prima possibile i sindaci comincino a fare chiarezza.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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