Spesa pubblica: diteci la verità, i tagli sono un bluff
Economia

Spesa pubblica: diteci la verità, i tagli sono un bluff

I tecnici della Ernst&Young stanno scoprendo la verità: tagli alle spese sono improbabili

Quando gli esperti della Ernst & Young hanno preso in mano la pratica, si sono messi le mani nei capelli. I tecnici hanno chiesto ad altri tecnici di aiutarli a saltare gli ostacoli della burocrazia, delle lobby e della politica. Paola Severino, ministro della Giustizia, ha aperto la strada insediando il 2 maggio negli uffici di via Arenula quei giovanotti della società di consulenza. È bastato poco perché scoprissero l’amara verità: i tagli potenziali riguardano meno di un quinto del bilancio. Tutto il resto è chiuso in un sancta sanctorum inaccessibile. E la spending review s’avvia a diventare un’illusione, anche se Corrado Passera, ministro dello Sviluppo, ribadisce l’impegno per evitare un aumento dell’iva. La maggior parte dei costi riguarda il personale. Non solo gli stipendi, perché anche riorganizzare gli uffici centrali o le sedi periferiche ha a che fare con i dipendenti. E Cgil, Cisl e Uil hanno già alzato una cortina di no.

Per non parlare dei magistrati. Chiudere i tribunali di Lamezia e Rossano? Dicono che sarebbe un regalo alla ’ndrangheta. Gli agenti di custodia minacciano di lasciare sguarnite le carceri. Quanto ai burosauri romani, hanno chiuso a doppia mandata i loro cassetti. Benefici fino a 250 milioni, secondo gli esperti, possono venire con la gara nazionale unica per i servizi d’intercettazione. Ma che succede se un procuratore, per motivi di forza
maggiore, decide di ricorrere al proprio grande orecchio? Ci vorrebbe una riforma. Chiunque ci ha provato è rimasto scottato. In ogni ministero si replica lo stesso copione. Il Viminale potrebbe risparmiare 1 milione per ogni prefettura abolita. Ma nessuno è in grado di imporre una lista. Si parla di ridurre le scorte, altro argomento delicato. E i sindacati dei poliziotti affilano le armi.

L’istruzione promette di dimezzare la spesa degli affitti, però solo dal 2014. I tecnici hanno messo in cantiere la revisione di distacchi e comandi del personale, il riequilibrio della rete scolastica regionale e del rapporto fra docenti e classi di alunni. Ne riparliamo a settembre. Quanto alla salute, si è detto di risparmiare subito 1 miliardo e mezzo, poi sceso a 1. Il ministro della Salute Renato Balduzzi l’ha ridotto a circa 600 milioni come spesa rivedibile. Con tagli di 60 milioni nel triennio. Sì, proprio così, 10 milioni l’anno. E gli altri? Aspettiamo la Ernst & Young.  

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Stefano Cingolani

Stefano Cingolani, nasce l'8/12/1949 a Recanati e il borgo selvaggio lo segna per il resto della vita. Emigra a Roma dove studia filosofia ed economia, finendo a fare il giornalista. Esordisce nella stampa comunista, un lungo periodo all'Unità, poi entra nella stampa dei padroni. Al Mondo e al Corriere della Sera per sedici lunghi anni: Milano, New York, capo redattore esteri, corrispondente a Parigi dove fa in tempo a celebrare le magnifiche sorti e progressive dell'anno Duemila.

Con il passaggio del secolo, avendo già cambiato moglie, non gli resta che cambiare lavoro. Si lancia così in avventure senza rete; l'ultima delle quali al Riformista. Collabora regolarmente a Panorama, poi arriva Giuliano Ferrara e comincia la quarta vita professionale con il Foglio. A parte il lavoro, c'è la scrittura. Così, aggiunge ai primi due libri pubblicati ("Le grandi famiglie del capitalismo italiano", nel 1991 e "Guerre di mercato" nel 2001 sempre con Laterza) anche "Bolle, balle e sfere di cristallo" (Bompiani, 2011). Mentre si consuma per un volumetto sulla Fiat (poteva mancare?), arrivano Facebook, @scingolo su Twitter, il blog www.cingolo.it dove ospita opinioni fresche, articoli conservati, analisi ponderate e studi laboriosi, foto, grafici, piaceri e dispiaceri. E non è finita qui.

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