Spending review, i tagli alla spesa un passo obbligato
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Spending review, i tagli alla spesa un passo obbligato

Secondo l’economista Giacomo Vaciago su pressione di Bruxelles diventeranno norme che finiranno nella legge di stabilità

A chi gli chiede perché il tentativo di tagliare la spesa pubblica messo in campo dal governo Letta dovrebbe avere successo, mentre in passato altre operazioni analoghe sono sempre fallite, l’economista Giacomo Vaciago risponde in maniera molto netta: “Perché questa volta ce lo chiede l’Europa, e perché il nostro Paese ha preso un impegno preciso che ora deve mantenere, altrimenti finiamo in procedura di vigilanza”. E’ dunque il marchio comunitario il vero bollino di qualità del piano di spending review messo a punto dal commissario straordinario Carlo Cottarelli che, dopo essere stato approvato dal comitato interministeriale, passerà ora all’esame delle Camere.

“Per la prima volta – sottolinea a questo proposito Vaciago – abbiamo delle vere e proprie norme che prevedono tagli di spesa e che vengono inserite in una legge di stabilità”. E’ questa infatti un’altra delle differenze fondamentali rispetto a esperienze del passato. “Nel 2007 – racconta Vaciago – l’allora ministro Tommaso Padoa Schioppa cominciò ad analizzare il fenomeno con una Commissione di studio: bei documenti, ma niente di concreto. E lo stesso è stato successivamente con i tentativi messi in campo da Piero Giarda e da Enrico Bondi. Ora invece abbiamo un input preciso che arriva da Bruxelles e se non saremo in grado di portare dei risultati il rischio è quello di finire commissariati dall’Unione europea”.

Non a caso proprio venerdì prossimo 22 novembre il presidente del Consiglio Enrico Letta e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni presenteranno all’Eurogruppo, ossia ai propri colleghi premier e ministri, il piano messo a punto da Cottarelli e cercheranno il pieno consenso su questo programma di tagli. Un programma che prevede innanzitutto nuove norme contrattuali nel pubblico impiego, che consentiranno trasferimenti di personale più agili. Il tutto con una revisione anche delle regole previdenziali e retributive. Per quanto riguarda sempre il personale statale, una particolare attenzione sarà dedicata ai manager pubblici, che dovranno formarsi non più solo al rispetto formale delle regole contabili, ma impegnarsi anche praticamente nel contenimento dei costi di gestione della macchina amministrativa.

Un giro di vite è stato poi previsto per i corpi di forza pubblica, con un più efficiente impiego dei reparti di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Corpo forestale. Un’attenzione particolare è poi rivolta ovviamente agli enti locali, da anni ormai individuati come centri di spesa incontrollata. Anche qui si procederà ad una razionalizzazione dei costi di gestione, individuando ed evidenziando amministrazioni locali più o meno virtuose. Un programma quanto mai ambizioso che prevederebbe a regime risparmi per 32 miliardi di euro da qui al 2016. Un obiettivo che rappresenta anche una clamorosa accelerazione rispetto ai primi impegni che parlavano invece di tagli in tre anni per soli 8,3 miliardi.

“Non ci si illuda che si tratti di un’operazione facile – sottolinea Vaciago –. E soprattutto nessuno riceverà applausi, perché quando si toglie qualcosa a qualcuno ovviamente non possono che esserci proteste. In questo senso è esemplare il caso di Margaret Thatcher in Inghilterra, che a distanza di anni dai suoi tagli alla spesa pubblica è stata insultata anche nel giorno dei suoi funerali”. Un compito ingrato a cui però, secondo Vaciago, è stata chiamata la persona ideale. “Carlo Cottarelli sa molto di finanza pubblica, è il professionista giusto, perché per anni nel Fmi si è occupato proprio di scoprire le magagne della spesa pubblica di tanti Paesi. Ma le sue idee non bastano, ci vorrà un governo con il coraggio di applicarle sul serio, e in un Paese come il nostro in perenne campagna elettorale è difficile prevedere se davvero qualcuno sfiderà l’impopolarità che naturalmente si trascinano dietro misure di questo tipo”.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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