Tasse sulla seconda casa: la stangata della Tasi
Economia

Tasse sulla seconda casa: la stangata della Tasi

La piccola rivoluzione fiscale introdotta dalla Trise colpirà soprattutto i proprietari di case sfitte

In queste ore nella case dei contribuenti italiani è una la domanda che ricorre più frequentemente: da questo giro di valzer di tasse locali, in cui spariscono Imu sulla prima casa e Tares, e appaiono all’orizzonte nuovi balzelli dai nomi più improbabili come Trise, Tari e Tasi, pagheremo di più o di meno degli anni passati? Nel caso dei proprietari di seconda casa la risposta c’è già e non è certamente confortante: pagheranno di più. Per essi infatti, si prospetta non solo il versamento dell’Imu, che come noto sparisce solo per le abitazioni principali, ma con il surplus della Trise, la nuova imposta sui servizi comunali, che a prima vista appesantirà di non poco la situazione.

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Qualche calcolo ha cominciato a farlo ad esempio il Sole24Ore che ha preso in considerazione le imposte comunali che saranno dovute su un’abitazione di 100 metri quadri situata in zona residenziale. Il vero snodo di tutta la matassa sarà capire come influenzerà il gettito finale la Tasi, una delle due componenti della Trise, che rappresenta la nuova tassa sui servizi indivisibili. Per le seconde case infatti, come accennato, rimane in vigore sia il pagamento dell’Imu, e sia quello della tassa sull’immondizia, che da Tares si trasforma nominalmente in Tari, ossia la seconda voce della citata Trise. Quello che risulta allora è che, considerando un’aliquota base della Tasi pari all’1 per mille, un proprietario di seconda casa dalle caratteristiche sopra ricordate, vedrà così variare la sua situazione.

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Nel caso di immobile sfitto, nel 2012 ha pagato 1.853 euro di Imu che sommati ai 288 euro di Tarsu (la vecchia tassa sui rifiuti), ha dato un totale di 2.141 euro. Nel 2013, l’Imu è scesa a quota 1.680, che sommati a 360 euro di Tares e 30 euro di maggiorazione dovuta a variazioni locali, ha dato un totale di 2.070 euro. Nel 2014 invece ci sarà un vero e proprio salto di qualità, per niente piacevole. Ai 1.680 euro di Imu infatti, si sommeranno sempre i 360 euro di Tari, a cui però si aggiungeranno i 175 euro di Tasi, per un totale di 2.215 euro, con un aumento secco rispetto all’anno scorso di circa 200 euro.

Meglio andrà invece ai proprietari di seconda casa che decideranno di dare in locazione la propria abitazione. Nel 2012 infatti hanno pagato 1.853 euro di Imu (con 228 euro di Tarsu a carico dell’inquilino), che sono diventati 1.680 nel 2013 (sempre con circa 390 euro di Tares e di maggiorazioni a carico dell’affittuario). Per il 2014 invece, pagheranno sempre i 1.680 euro di Imu, ma oltre a non pagare la Tari, che come detto resterà ovviamente a carico dell’inquilino, si ritroveranno a contribuire per una parte della Tasi. Al momento si parla di un 30%, con il restante 70% a carico degli affittuari. In queste condizioni avremo un surplus di circa 52 euro, che porta il totale a carico del proprietario a quota 1.732 euro. Come dire, un po’ meglio del 2012, ma un po’ peggio del 2013.

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Dati questi numeri però, non si può non sottolineare con forza un’avvertenza quanto mai fondamentale. Il calcolo della Tasi è stato fatto, come detto, sulla base di un’aliquota pari all’1 per mille. La legge però permetterà ai Comuni di far salire questo valore fino al 2,5 per mille. Con un limite complessivo, tra Tasi e Imu, rappresentato però dall’attuale soglia massima dell’imposta sugli immobili, ossia il 10,6 per mille. Questo significa che tutti quei Comuni, e sono circa un migliaio, che già ora applicano sulle seconde case l’aliquota massima dell’Imu pari proprio a 10,6 per mille, non potranno introdurre la Tasi. Ma questa limitazione vale solo per il 2014, mentre dal 2015 ci sarà piena libertà di imposizione, e allora, dalle amministrazioni comunali con problemi di bilancio, e anche queste sono davvero numerose, c’è da attendersi aumenti che andranno ulteriormente a peggiorare la situazione dei proprietari di seconda casa.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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