Michael O'Leary
AP Photo/Claude Paris
Economia

Ryanair in Italia tenta di giocare d'anticipo

Il governo lavora per abolire aiuti e riorganizzare la gestione degli scali minori. E così O'Leary si gioca la carta dell'occupazione

Il padre fondatore di RyanAir Michael O'Leary è un uomo simpatico che sa come essere simpatico. Nelle sue pubblicità italiane cavalca l’antipolitica e sbeffeggia governatori (Renata Polverini) e fondatori di partito (Umberto Bossi). E promette 13mila nuovi posti di posti di lavoro , 5 nuovi scali, 3 aeroporti, 13 milioni di nuovi passeggeri  in grado di portare soldi freschi in questo Paese così affamato.

Peccato però che gli entusiastici annunci sul piano di sviluppo industriale per i prossimi 4 anni siano stati in parte già smentiti oggi: la compagnia ha infatti dichiarato di chiudere le attività sull'aeroporto di Verona per i mancati accordi con la società aeroportuale.

E in più gli annunci sono arrivati con uno straordinario ed esemplare tempismo: alla vigilia di un nuovo confronto tra sindacati e ministero dei trasporti e appena una settimana dopo l’incontro che ha ribadito non soltanto la “riorganizzazione degli aeroporti italiani”, ma soprattutto il principio delle “regole uguali per tutti”.

Lo ha detto chiaramente il sottosegretario ai Trasporti Guido Improta: basta con i privilegi. E anche se nessuno ha nominato la compagnia aerea low cost il riferimento è molto chiaro. Perché gli accordi di marketing di favore che la compagnia irlandese ottiene dagli aeroporti stanno affossando la concorrenza e le compagnie nazionali. Naturale quindi che Ryanair abbia dato il via all’offensiva mediatica.

“Non si possono garantire voli low cost con tasse così alte” ha detto il numero due della compagnia Michael Cowley. “Chiederemo allo Stato un abbassamento delle imposte, soprattutto quelle comunali. Perché i passeggeri che porteremo garantiranno 5,5 miliardi di euro in entrate turistiche all'economia italiana ogni anno”.

Splendido. Se non ci fosse la contropartita. O’Leary è inseguito da un accertamento della guardia di finanza italiana per una presunta evasione fiscale pari a 500 milioni di euro. Più turisti ma non le tasse? Vedremo.

Soprattutto, da valutare è il ricorso presentato alla Commissione europea da MeridianaFly con l’appoggio di Assoaereo (l’associazione confindustriale del settore) lamentando “gli insostenibili privilegi ” di cui gode di Ryan Air.

Le due compagnie si fronteggiano in un duello che dura ormai da mesi. O’Leary accusa Meridiana di vivere soltanto grazie agli aiuti di Stato, Meridiana stigmatizza invece il comportamento di RyanAir , che non solo ottiene dalle società di gestione aeroportuale tariffe molto vantaggiose ma riesce anche a farsi pagare un piccolo contributo per ogni passeggero trasportato. Niente di male, in verità. “se le stesse tariffe agevolate venissero concesse anche alle compagnie concorrenti”. Ma non sembra così.

E si pone un’altra domanda: più passeggeri e posti di lavoro in cambio del fallimento o della cassa integrazione nelle compagnie nazionali? Le società di gestione aeroportuale spesso sono partecipate da enti locali: non pagano forse con soldi pubblici?

La questione si fa interessante. MeridianaFly ha risposto al piano industriale della compagnia irlandese con un secco comunicato: “Riguardo la richiesta di intervento di Ryanair sulle tariffe aeroportuali, rileviamo che è in discussione una bozza di contratto per gli Aeroporti di Roma che prevede aumenti per tutte le tipologie di aeromobili tranne che per gli aeromobili di Ryanair”.

Con riferimento poi al “piano di salvataggio dell’Italia” la compagnia sarda sottolinea, cifre alla mano, che con riferimento all’aeroporto di Cagliari “il 77% dei passeggeri trasportati nel 2011 da RyanAir hanno volato su rotte domestiche “ e che la “quota di turisti internazionali convogliati sull’Italia risulta quindi piuttosto ininfluente (15 per cento se s tolgono gli italiani in vacanza all’estero)”.  

Quindi, come è naturale, una ulteriore sottolineatura riguardo ai privilegi di cui O’Leary continuerebbe a beneficiare: “Meridiana fly opera senza ricevere alcun contributo pubblico, sulla base di un numero di voli obbligatori tutto l'anno, offre una tariffa bloccata per i residenti che prevede il rimborso, il cambio data, il bagaglio in stiva incluso e nessun incremento amministrativo per l'utilizzo della carta di credito. Di contro Ryanair riceve contributi per operare, non ha alcun vincolo in termini di voli obbligatori e puo' operare a qualsiasi orario decida, e' libera nella politica di prezzo sia per i residenti che per i non residenti, le tariffe non prevedono il rimborso e prevedono penali per il cambio data”.

Che conseguenze avrà quel “regole uguali per tutti” pronunciato dal sottosegretario Improta? “E’vero, il mercato oggi si è abituato e teme la scomparsa dei voli low cost” commenta il segretario generale di Assoaereo Aldo Bevilacqua “Ma non è questo il punto. O’ Leary chiede meno tasse paventando la perdita di turisti e posti di lavoro, ma dove andrebbe? Io non sono così sicuro che lascerebbe l’Italia. L’obiettivo è invece riuscire a competere tutti in condizioni di parità, a carte scoperte. Favorendo la concorrenza”.

La riorganizzazione aeroportuale in discussione al ministero individua sulla base del traffico alcuni aeroporti strategici su scala nazionale  e altri “complementari”, la cui gestione potrebbe essere data in carico direttamente alle regioni o agli enti locali territoriali. E’ facile prevedere che sarà difficile per le società di gestione non spingere su tasse e tariffe, eliminando i privilegi. E O’Leary lo sa bene. Sventola la bandiera del rilancio e cavalca la demagogia del lavoro e delle tasse più basse. Ma il cerchio si stringe.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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