Risparmi: perché teniamo i soldi sotto il materasso
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Economia

Risparmi: perché teniamo i soldi sotto il materasso

Boom di libretti postali e conti deposito. Gli italiani fuggono da mattone, Bot e azioni. Ma anche dalle banche: 15 milioni non hanno un conto corrente

Gli italiani sono tornati a nascondere i soldi sotto il materasso. Colpa della crisi, che sta spingendo molti lavoratori e pensionati a togliere i soldi dal mattone e dagli strumenti finanziari per metterli in attività più liquide.

Ma anche delle banche, che ispirano sempre meno fiducia. E dei mercati stessi: tra tasse, rendimenti magri e un futuro a tinte scure, la soluzione migliore per molti è quella di tenere i soldi a casa.

Guardiamo qualche dato: il maggiore trend negativo, stando ai recenti dati Ipsos Acri, lo fanno segnare gli investimenti immobiliari, che sono crollati dal 70% del 2006 al 29% del 2013, e, in misura minore, le azioni e i titoli di Stato, con un calo dell’8 - 9%.

Aumenta del 23%, invece, il numero dei possessori di libretti di risparmio e conti deposito, tanto che due italiani su tre oggi preferisce mantenere i propri risparmi liquidi, magari per far fronte a future spese e mantenere così invariato il proprio tenore di vita.

Del resto il pessimismo è sempre più diffuso tra i clienti delle banche: la percezione degli italiani riguardo alla propria capacità futura di risparmiare è più negativa della loro effettiva odierna capacità di risparmio.

Detto altrimenti, le famiglie che si sentono in crisi sono aumentate negli ultimi due anni, dal 37% del 2011 al 43% del 2013, ma la loro, appunto, è una "falsa" percezione: in realtà quelle che sono riuscite a risparmiare sono aumentate, seppur di poco, rispetto allo scorso anno (l’incremento è di un punto percentuale al 29%).

Non solo. Gli istituti per molti italiani non rappresentano più un luogo sicuro dove custodire i propri risparmi, visto che la maggior parte dei risparmiatori ritiene di non essere tutelato a sufficienza (il 72% parla di norme e controlli non efficaci, rispetto al 64% del 2012) e non ha fiducia che questa tutela aumenti nei prossimi 5 anni.

Oltre ai clienti delle banche, poi, dovremmo considerare anche gli italiani che continuano a rimanere fuori dal circuito bancario: secondo i dati della Cgia di Mestre, sono ben 15 milioni di italiani.

Tanti, troppi. Si tratta di più di un italiano su sei (dai 15 anni in su), pari al 29% della popolazione, che non ha un conto corrente e che preferisce tenere i soldi in casa, metterli nei libretti postali o affidarli a un familiare che ha il conto.

In gergo vengono definiti "unbanked", il popolo dei senza banca. Per capire a che punto della classifica in Europa si trovi l'Italia basti pensare che in Francia e Regno Unito coloro che usano solo i contanti non superano il milione e mezzo. In Romania e Polonia sfiorano i 10 milioni.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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