Richard Branson: per fermare l'hiv bisogna porre fine alla guerra contro le droghe
Economia

Richard Branson: per fermare l'hiv bisogna porre fine alla guerra contro le droghe

Il tema al centro della Conferenza internazionale sull'Aids

Questa settimana la Commissione globale per la politica sulla droga – un organo composto da 21 membri e di cui io stesso faccio parte insieme all’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, all’ex presidente messicano Ernesto Zedillo e molti altri – ha pubblicato un rapporto in cui la costante criminalizzazione dell’uso di droghe viene collegata alla diffusione dell’Hiv.

Da tempo è noto che l’uso di sostanze stupefacenti è di per sé causa di malattie, ma l’analisi pioneristica che abbiamo presentato evidenzia come l’applicazione di leggi repressive contro l’uso di droghe possa condannare migliaia di persone a contrarre malattie quali l’Hiv e altre patologie potenzialmente letali come l’epatite C. Ciò è dovuto al fatto che l’attuazione di misure di legge repressive spinge i consumatori di stupefacenti ai margini della società, lontano dai servizi sanitari e verso ambienti e consuetudini che fanno incrementare il rischio di trasmissione delle malattie. L’uso di aghi sporchi e condivisi si diffonde rapidamente se i consumatori di droga devono nascondersi affidandosi a reti criminali, con un conseguente aumento del tasso di infezione da Hiv.

In tutto il mondo sono circa 33 milioni le persone affette da Aids, e un terzo delle nuove infezioni al di fuori dell’Africa Subsahariana è riconducibile all’uso di sostanze iniettabili. In Russia, Paese in cui le leggi contro la droga sono molto rigorose, l’uso di droghe iniettabili ha fatto sì che un adulto su 100 si trovi a lottare contro l’Aids e, secondo alcune stime, in questo Paese un utilizzatore di droghe endovenose su tre è stato contagiato.

Il mese prossimo gli Stati Uniti ospiteranno a Washington un’imponente Conferenza internazionale sull’Aids, cui prenderanno parte oltre 20.000 delegati, tra cui persone attive nei settori della ricerca, cura e trattamento dell’Hiv, ma anche attivisti, politici e soggetti che convivono con questa malattia, nell’ottica di potenziare gli sforzi a livello globale per trattare e debellare questa piaga.

Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo guida nella diffusione a livello mondiale dei trattamenti contro l’Aids. Non più tardi di sette mesi fa la comunità internazionale ha accolto favorevolmente l’aumentato impegno statunitense verso il traguardo di una generazione esente da questo virus grazie allo stanziamento da parte dell’amministrazione Obama di maggiori fondi destinati ai farmaci retrovirali nell’ambito del programma Pepfar, che ora, dai quattro milioni iniziali, sarà allargato a sei milioni di pazienti. Ciononostante gli Usa e decine di altre nazioni, come Cina, Russia, Tailandia e Canada, continuano ad attuare politiche volte alla criminalizzazione dell’uso di droghe, contribuendo alla diffusione dell’Hiv.

La Commissione globale esercita pressione su capi di Stato e agenzie delle Nazioni Unite – come l’Unodc, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine – affinché pongano fine alla guerra fallimentare contro le droghe e prendano in considerazione politiche valide in questo ambito attraverso l’adozione di misure efficaci in termini di riduzione del numero di contagi, delle morti da overdose e della violenza legata al narcotraffico.

Bisogna porre fine alla consuetudine di arrestare e incarcerare persone non violente che fanno uso di droghe, in quanto viene sprecata una quantità ingente di risorse, mentre il trattamento è economicamente molto più conveniente rispetto alla persecuzione e alla carcerazione. Le risorse attualmente investite nelle attività di repressione dovrebbero essere invece destinate a trattamenti comprovati e ad alternative terapeutiche per la tossicodipendenza, unitamente al potenziamento delle strategie volte a ridurre il tasso di infezione da Hiv e a tutelare la salute dei soggetti che assumono stupefacenti, come la sostituzione delle siringhe e l’erogazione di farmaci sostitutivi o terapie di mantenimento. I mezzi destinati all’applicazione della legge dovrebbero essere concentrati sulla persecuzione degli appartenenti ai cartelli violenti del narcotraffico per i reati da loro commessi.

Le politiche di depenalizzazione possono risultare efficaci. In Australia, Portogallo e Svizzera, dove ai soggetti che fanno uso di droghe viene offerta una cura anziché imporre sentenze detentive, sono stati praticamente eliminati i nuovi contagi da Hiv tra i consumatori di stupefacenti. La provincia canadese della British Columbia è riuscita a combattere il virus nell’ampia fetta di popolazione che fa uso di droghe per via endovenosa grazie all’adozione di misure basate sull’evidenza scientifica, come l’erogazione diffusa di trattamenti anti-Hiv, la sostituzione degli aghi e l’istituzione del primo centro di iniezione controllata di tutto il Nord America, riducendo il numero dei contagi da Hiv tra i soggetti che assumono droghe iniettabili da oltre 400 nel 1996 a circa 50 nel 2010.

È da considerare reato la mancata adozione in altre parti del mondo di misure di sanità pubblica di cui è comprovata l’efficacia nella riduzione dei casi di infezione. Nonostante sia inconfutabilmente dimostrato che le politiche di sanità pubblica possono significativamente ridurre la diffusione dell’Aids tra i consumatori di droghe iniettabili, i governi nazionali continuano a perseguire e punire i soggetti non violenti che fanno uso di droghe. In effetti negli Stati Uniti è recentemente  tornato in vigore il divieto di destinare fondi federali a programmi di sostituzione degli aghi. È giunta l’ora di opporsi a tali politiche miopi e dannose. Adottando politiche di sanità basate sull’evidenza scientifica, Cina, Stati Uniti, Russia, Canada e tanti altri stati possono prevenire milioni di casi di contagio da Hiv salvando un numero infinito di vite umane.

Insieme agli altri membri della commissione faccio appello ai capi di stato e di governo affinché riconoscano il rapporto di causalità che lega la guerra contro la droga alla diffusione dell’Hiv e affinché le loro politiche in materia di droga integrino con urgenza provvedimenti efficaci di sanità pubblica. Lo status quo non può più essere tollerato.

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