Poste Italiane: con buoni fruttiferi e polizze, si prepara alla quotazione
Marco Carli / Imagoeconomica
Economia

Poste Italiane: con buoni fruttiferi e polizze, si prepara alla quotazione

L'ultimo bilancio della società guidata da Massimo Sarmi riporta un utile di oltre un miliardo. Grazie alla vendita di prodotti assicurativi e di servizi finanziari

Un giro d'affari di oltre 26 miliardi di euro e un utile netto di poco superiore al miliardo. Sono i risultati realizzati nell'esercizio 2013 dal Gruppo Poste Italiane che, nei prossimi mesi, probabilmente in autunno, si presenterà all'appuntamento con la borsa, grazie al piano di privatizzazione messo in cantiere dal governo.

LA PRIVATIZZAZIONE DELLE POSTE

L'esecutivo guidato da Matteo Renzi, riprendendo il progetto dell'ex-premier Letta, porterà sul mercato circa il 40% del capitale delle Poste, con l'obiettivo di incassare un “tesoretto” di almeno 4 miliardi di euro. Fatte le debite proporzioni, il valore del 100% della società, attualmente detenuto dal Tesoro, viene stimato dunque nell'ordine di 10 miliardi di euro, cioè circa 10 volte i profitti netti.

PRO E CONTRO DELLO SBARCO IN BORSA

Aldilà delle valutazioni degli analisti, sulle quali si discuterà al momento della quotazione in borsa, una cosa è certa: oggi le Poste sono una macchina da soldi. Merito soprattutto di due voci di bilancio, che hanno compensato alla grande la perdita di ricavi causata dal progressivo calo della corrispondenza, iniziato con l'avvento dell'era di internet. Le due aree di business che permettono alle Poste di macinare profitti sono in particolare l'erogazione di servizi finanziari e la vendita di prodotti assicurativi.

POSTE ITALIANE E I BUONI FRUTTIFERI

La prima ruota attorno alla divisione Bancoposta e si concretizza nell'offerta di conti correnti ordinari (su cui sono depositati oggi circa 43 miliardi di euro), di carte prepagate PostePay (che oggi sono più di 12 milioni ) , oltre che di di conti, libretti e buoni fruttiferi postali emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti. Si tratta, per chi non li conoscesse ancora, di strumenti d'investimento garantiti dallo stato, venduti in esclusiva negli sportelli delle Poste, in cui i nostri connazionali hanno depositato una montagna di risparmi, per un valore complessivo di oltre 200 miliardi di euro. In totale, la vendita di servizi finanziari consente al gruppo guidato da Massimo Sarmi di realizzare un giro d'affari annuo di quasi 5,4 miliardi di euro, superiore di ben un miliardo rispetto ai dei ricavi generati invece dai servizi di corrispondenza (4,4 miliardi di euro).

POLIZZE D'ORO

La vera miniera d'oro per le Poste è rappresentata però dai prodotti assicurativi, realizzati da due società controllate: Poste Assicura, specializzata nelle coperture del ramo danni, e soprattutto Poste Vita, che colloca invece sul mercato polizze d'investimento. Da solo, il business assicurativo porta nelle casse della società un fatturato di oltre 16 miliardi di euro, cioè più del 61% dei ricavi di tutto il gruppo. Senza le polizze, insomma, la galassia di Poste Italiane non sarebbe diventata quello che è oggi: una delle più grandi aziende del paese, che punta adesso anche allo sviluppo internazionale. Attualmente, la società di Sarmi ha avviato 25 partnership con operatori postali e della logistica all'estero, dal Brasile alla Russia fino alla Cina, per il lancio di servizi di commercio elettronico o di telefonia mobile e per l'emissione di carte prepagate.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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