Mps, la Procura di Siena, Nomura e la buona morale
Economia

Mps, la Procura di Siena, Nomura e la buona morale

Il sequestro preventivo di 1,8 miliardi alla banca anglo-giapponese è un segnale forte di azione e tutela nei confronti della banca

Sarà forse perchè sanno che, su questa partita, il nostro Paese si gioca ben più che qualche paio di manette da far scattare attorno a qualche polso sconosciuto: fatto sta che fino a questo momento i magistrati della Procura di Siena che indagano sul “buco” occultato nei conti del Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca del mondo, hanno fatto ciò che dovrebbero sempre fare tutti i magistrati. Poche parole e molti fatti.

Sarà forse perchè le banche sono pur sempre una categoria d'imprese contemplata dalla Costituzione e protetta e vigilata, perchè contengono e dovrebbero tutelare il risparmio dei cittadini; ma oggettivamente le Procure in genere non hanno usato nei loro confronti la mano leggera.

Sarà forse perchè le banche anglogiapponesi non sono nuove a simili prodezze; ma è una bella notizia che la Procura di Siena abbia sequestrato a Nomura 1,8 miliardi di euro, quasi a precostituire la riserva con cui, un domani, risarcire il Monte del danno subito. Segnamoci questa cifra, 1,8 miliardi di euro, perchè è con recuperi di questa forza che, per esempio, la Parmalat di Enrico Bondi ha saputo ricostruire valore distrutto per i suoi dipendenti, per i suoi fornitori, per i suoi piccoli azionisti, per i suoi creditori, e alla fine – purtroppo – anche per i nuovi padroni francesi di Lactalis che – a giudicare dalle decisioni della Procura di Parma - la stavano per spolpare nuovamente... Ma questa è un'altra storia.

Dunque ieri la Procura di Siena ha stangato Nomura. Va detto, per carità, che la banca giapponese è – fino a prova contraria – del tutto innocente dei reati di truffa e usura aggravata in relazione al derivato Alexandria, architettato dai suoi ex vertici, per i quali è indagata; ma d'altronde va anche detto che l'attuale presidente Sadeq Sayeed è comunque a sua volta indagato, per ostacolo aggravato all'esercizio dell'autorità di vigilanza, infedeltà patrimoniale aggravata e false comunicazioni sociali in concorso con Mussari, Vigni e Baldassarri nell'ambito dell'inchiesta su Mps e il dirigente protempore di Nomura, Raffaele Ricci.

Agli ex vertici, altri sequestri: circa 14 milioni e mezzo a titolo personale. Perchè? Semplice: “a fini impeditivi (bravi pm, ma come scrivete? Ndr) di confisca per equivalente in relazione al reato di usura aggravata e di truffa aggravata commessa ai danni di Banca Mps".

Va infine annotato – sommessamente, e a margine – che la mattinata di ieri è stata anche scandita da una visita della Guardia di finanza alla Banca d'Italia, che è stata volutamente resa nota, salvo poi sottolineare che si sarebbe trattato di un'”operazione tecnica”, in piena collaborazione. Sta di fatto che ad alcuni dirigenti dell'istituto sarebbero stati notificati provvedimenti dei pm toscani ma verso altri soggetti... Si capirà meglio più avanti.

Insomma, è lecito registrare questi segnali procedurali dell'inchiesta senese come i segnali di una svolta nei costumi della magistratura inquirente? Nossignore. Intanto a Siena la Procura è piccola e la gente mormora e passare fuori le veline è più difficile e antigienico; e poi la visuale sulla vicenda di noi tutti è viziata dalla cordiale antipatia – diciamo di più: il disprezzo – che circonda la categoria delle banche e la squadra dei banchieri, presso l'opinione pubblica; per cui ogni notizia che sanzioni i loro comportamenti allarga il cuore.

È andata così con Parmalat, dove le banche finanziatrici, soprattutto quelle estere, hanno pagato pegno, lo si ricordava prima; ed è andata così per il Comune di Milano, e ancora adesso sta andando così per Montepaschi. La morale rassicurante – in un momento in cui dalle istituzioni provengono di rado morali rassicuranti – è che non sembrerà più così facile (e “gratis”) a nessuno venire in Italia a depredare i clienti, per quanti complici si possano  trovare all'interno delle loro strutture.

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Sergio Luciano