Monti a New York: ma questa volta non è lui SuperMario
Economia

Monti a New York: ma questa volta non è lui SuperMario

Ben voluto oltreoceano, il premier è stato superato in popolarità da Mario Draghi, presidente della Bce

L’ultima volta che Mario Monti è andato negli Stati Uniti ad accompagnarlo c’era una copertina del Time: “Questo uomo può salvare l’Europa?” , si chiedeva il settimanale americano. La risposta implicita era "sì". Monti allora era una specie di cavaliere solitario di cultura transatlantica chiamato a salvare l’Europa da se stessa, e la stampa americana, alla quale non sfuggono le disastrose conseguenze che una crisi europea lancerebbe oltreoceano, aveva onorato Monti come tecnico di chiara fama e politico in potenza.

Era stato ospite di Maria Bartiromo di Cnbc, barometro ufficioso della finanza americana, e aveva incontrato a vari livelli tanto Main Street quanto Wall Street, sempre puntualmente introdotto al pubblico americano da un pregiudizio positivo. Ovviamente aveva trovato subito feeling con Barack Obama, che l'aveva immediatamente eletto a punto di riferimento per il dossier europeo.

Questa visita è diversa.

Non soltanto perché Monti è a New York per l’Assemblea generale dell’Onu, ovvero il momento dell’anno dove si raggiunge la più alta concentrazione di leader mondiali nella stessa città, ma soprattutto è la posizione dell’Europa ad essere cambiata. Lo ha detto anche il segretario del Tesoro americano, Timothy Geithner: “L’Europa è ancora l’area più problematica dell’economia mondiale, ma la situazione è molto diversa da tre mesi fa”.

Non c’è dubbio che Washington consideri Monti un attore fondamentale nel plot dell’uscita dell’Europa dalla fase più ruggente della crisi – per la Casa Bianca è un alleato fondamentale nel contrastare la ricetta tedesca tutta austerità e punizioni per chi sgarra – e la popolarità del premier presso la stampa americana è direttamente proporzionale al rischio di collasso europeo percepito a Washington. L’interesse, ora, è più che altro proiettato verso il futuro, e i giornali americani si chiedono se ci sarà qualcuno, in primavera, in grado di portare avanti l’agenda Monti: esattamente uno dei temi dei quali il premier non vuole parlare.

Monti, per storia e impostazione culturale ben voluto oltreoceano, è stato in questi mesi superato in popolarità dall’altro Mario, Draghi, che dall’Eurotower ha sferrato il colpo apparentemente impossibile, un piano per salvare l’Europa controfirmato da Angela Merkel .

TUTTO SULLA CRISI DELL'EURO

E nemmeno troppo indirettamente il governatore della Bce ha salvato le possibilità di rielezione di Barack Obama: se la crisi dell’euro fosse precipitata prima delle elezioni del 6 novembre, con conseguente contagio transatlantico, il presidente uscente sarebbe stato il più danneggiato. A New York, Monti è accolto con il favore e la cordialità che si riservano a uno di casa, ma il tempo delle copertine sul professore che avrebbe salvato l’Europa è finito.

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Mattia Ferraresi