Manager: se non sai il polacco non trovi lavoro
CARLO CARINO / Imagoeconomica
Economia

Manager: se non sai il polacco non trovi lavoro

Ormai la conoscenza dell’inglese non è più sufficiente per restare al passo con il mercato. Ecco perché gli head hunter vanno a caccia di professionisti che parlano le lingue dei paesi emergenti

L’inglese, lingua degli affari per eccellenza, non basta più. Non che abbia perso lustro, ma ormai per imporsi nei nuovi mercati occorre ampliare il proprio bagaglio linguistico.

E i nuovi mercati sono gli emergenti: Est Europa, Asia e Sud America. Ecco perché salgono sul mercato del lavoro le quotazioni di quei professionisti che sono in grado di rapportarsi nelle lingue parlate in questi paesi.

Quadri e top manager a caccia di nuove opportunità d’impiego, quindi, dovrebbero arricchire il proprio curriculum vitae con nuove skill linguistiche.

Lo dicono gli head hunter stessi: secondo una recente analisi del gruppo Hays, gruppo specializzato nella selezione del personale a livello globale, chi migliora le proprie competenze linguistiche non solo influenza in positivo la singola performance lavorativa, ma accresce anche la propria autostima, aiutando l’azienda a interfacciarsi in un contesto economico in costante evoluzione.

“In una società in cui gli equilibri cambiano in continuazione e i mercati emergenti potrebbero ribaltare lo scacchiere economico mondiale, i paesi più forti devono trovare un nuovo sistema di condivisione linguistica, evitando di imporre la propria lingua e il proprio sistema valoriale" spiega Carlos Manuel Soave, managing director di Hays Italia.

"Per questo motivo, è in costante ascesa la richiesta da parte delle aziende, di candidati con conoscenze linguistiche che vadano ben oltre il semplice inglese. È sempre più comune, infatti, che le imprese, per poter rimanere competitive sui principali mercati mondiali, attivino ricerche di professionisti con spiccate skill linguistiche".

Ma quali sono le lingue su cui puntare per rendere più appetibile il nostro curriculum agli occhi di un head hunter?

Secondo Hays, benché siano sempre ricercati i candidati che hanno familiarità con tedesco, francese e spagnolo, quest'ultimo parlato in tutta l’America Latina, si registra una forte impennata nel volume di richieste di professionisti in grado di relazionarsi fluentemente in cinese, portoghese e russo.

Sono le lingue parlate in tre paesi dei cosiddetti Bric, ovvero potenze emergenti quali Brasile, Cina e Russia, mentre per l’India (ex colonia britannica) è sufficiente una buona conoscenza della lingua inglese.

I manager o i professionisti interessati a collocarsi in aziende operative nell’Est Europa, invece, è bene che imparino anche il polacco: la Polonia, infatti, è non solo uno dei pochi paesi europei immune alla recessione, ma è diventato anche uno dei più attrattivi al mondo per gli investitori.

Lo scorso anno, per esempio, si è piazzato, a sorpresa, al terzo posto, grazie anche a un regime fiscale agevolato nelle zone economiche speciali e ai circa 140 miliardi di euro arrivati a Varsavia tramite fondi strutturali Ue e utilizzati per costruire strade, aeroporti, parchi tecnologici e servizi. 

In tutto circa 67 miliardi tra il 2007 e il 2013, mentre altri 72 miliardi sono in arrivo fino al 2020: c'è tempo ancora, insomma, per imparare la lingua e ricollocarsi sul mercato.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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