Lotta all’evasione fiscale, ora l’Europa fa sul serio
Economia

Lotta all’evasione fiscale, ora l’Europa fa sul serio

Approvate le misure che permetteranno lo scambio di informazioni tra Paesi utili a scovare le economie sommerse

L’Unione europea sembra aver deciso di fare davvero sul serio nella lotta all’evasione fiscale. Si era partiti con una lettera d’impegni firmata da cinque dei principali paesi comunitari , tra cui l’Italia. Poi c’era stato una presa d’atto del problema che era venuta direttamente dal presidente della Commissione  Barroso. Infine nel Consiglio europeo di ieri, la strategia futura nel contrasto al sommerso è stata messa nero su bianco. Tra le misure più importanti è stato approvato il tanto auspicato programma di scambio di informazioni tra i Paesi aderenti all’Unione. Un sistema che permetterà di scovare in maniera più agile eventuali evasori. In particolare su questo fronte sono state superate le contrarietà che in passato erano state più volte espresse da Lussemburgo e Austria.

L’Unione inoltre ha preso impegni formali nello stabilire patti bilaterali con la Svizzera e con altri quattro Paesi non aderenti alla Comunità, affinché possano essere adottati anche con essi scambi di informazioni più continui e flessibili. Insomma, il problema dell’evasione fiscale è entrato di prepotenza nell’agenda comunitaria e occupa una posizione di preminenza tra le priorità da affrontare. D’altronde ci sono statistiche che parlano chiaro e che segnalano la rilevanza di una forma di circolazione sommersa di risorse che influisce negativamente su tutte le economie continentali.

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E l’Italia purtroppo su questo fronte occupa una posizione di rilievo. Da una recente ricerca è emerso infatti che su mille miliardi di evasione in Europa, ben 180 miliardi, la parte più cospicua, fanno riferimento al nostro Paese. Stiamo parlando del 18%, una percentuale da record. La Germania ad esempio, nonostante abbia un Pil doppio rispetto al nostro fa segnare una quota di evasione pari a 150 miliardi di euro, la Francia si ferma a 120 miliardi, mentre la Gran Bretagna fa segnare solo 74 miliardi di sommerso. In termini percentuali solo Polonia e Grecia sono comparabili all’Italia in termini di evasione, peccato però che stiamo parlando di Paesi dal Pil praticamente insignificante se confrontato con quello del nostro Paese. Basti pensare che il valore dell’intera economia sommersa italiana, stimata in 418 miliardi di euro, vale quanto il Pil di 6 o 7 Paesi più piccoli aderenti all’Unione.

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Un problema dunque enorme, che noi da anni e anni cerchiamo senza costrutto di affrontare. Chissà che ora, grazie anche al supporto fattivo dell’Unione, non si creino le condizioni ideali se non altro per stanare tutti quei nostri connazionali che abitualmente portano fondi in paesi stranieri. Magari neanche tanto lontano, ma solo in qualcuno di quei paradisi fiscali a portata di mano, e che sono entrati nel mirino dell’Unione, proprio per le condizioni agevolate che offrono ai depositi esteri. Stiamo parlando delle Canarie e di Cipro, dell’Irlanda e dell’Isola di Jersey. E ancora dell’Isola di Man e del Lussemburgo, di Malta e del Regno Unito, fino alla più volte citata Svizzera.

La nostra battaglia contro l’evasione, da sempre considerata persa, troverà dunque nell’Unione un nuovo alleato, e non a caso il nostro presidente del Consiglio Enrico Letta, al termine del vertice europeo, ha sottolineato con favore le misure di contrasto al sommerso adottate. Chissà che non sia la svolta che da tempo attendavamo.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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