Economia

L'Italia nel 2014? Serve l’aiuto psicologico

Le previsioni economiche per questo anno tra aspettative di ripresa e domanda ancora stagnante

Dopo otto trimestri di contrazione nella peggiore recessione del dopoguerra, suscitano una certa euforia le previsioni che indicano il 2014 come l’anno dell’agognata inversione di tendenza. Fmi, Ocse, Istat, Bankitalia, Commissione europea, Moody’s, banche d’affari e, più ottimista fra tutti, il governo Letta prevedono che l’anno venturo porterà un aumento nominale del pil tra lo 0,6 e l’1 per cento. La percentuale è minima ma l’importanza di un ritorno alla crescita è enorme. Non solo per l’effetto psicologico che deriverebbe dalla speranza di avere superato il peggio, ma per la consapevolezza di aver finalmente imboccato la via maestra per iniziare a liberarci dalla spada di Damocle del debito che ci sovrasta.

Ma non va dimenticato che la domanda interna è ancora molto debole, le importazioni sono crollate, l’inflazione resta sotto il target e la disoccupazione continuerà ad aumentare. Se da un lato la promessa di un minore fiscal drag e la continua politica espansiva della Bce aiutano, l’incertezza legata all’evoluzione del quadro elettorale e la mancanza di mandato politico del governo prolungano l’incapacità di effettuare quelle riforme strutturali così necessarie per spronare nuovi investimenti in Italia.

In Europa si vedono segni di ripresa ma resta molto lento il processo delle riforme istituzionali che dovrebbero portare alla risoluzione delle asimmetrie economiche alla base della crisi. La frammentazione finanziaria continua inoltre a rendere l’accesso al credito in Italia e in altri paesi difficile e costoso. Quanto al quadro economico globale, questo presenta elementi incoraggianti come la crescita prevista negli Stati Uniti e in Giappone, pur con i rischi potenziali legati da un lato all’eventuale tapering (politica monetaria meno accomodante) da parte della Fed e dall’altro a un’ulteriore svalutazione dello yen. Mentre per Cina e India, Larry Summers, nella mia università, paventa un rallentamento strutturale. Il nostro embrione di ripresa è molto fragile: per questo Capodanno sarà meglio essere cauti con lo champagne.

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Dante Roscini

Dante Roscini è professore di economia politica internazionale alla Harvard business school di Boston

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